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Barricate di carta, "Cinema&Film", "Ombre rosse". Due riviste intorno al '68 - a cura di Gianni Volpi, Alfredo Rossi e Jacopo Chessa

Barricate di carta, "Cinema&Film", "Ombre rosse". Due riviste intorno al '68 - a cura di Gianni Volpi, Alfredo Rossi e Jacopo ChessaGianni Volpi, Alfredo Rossi e Jacopo Chessa (a cura di)
BARRICATE DI CARTA, "CINEMA&FILM", "OMBRE ROSSE". DUE RIVISTE INTORNO AL '68
Mimesis Edizioni, Sesto S. Giovanni (MI), pp. 337, Euro 24.00

(CINEMA - Alberto Pesce)

Con il Sessanta, rispetto al decennio precedente, per il nostro cinema è svolta, nuova e diversa strategia produttiva e distributiva, fioritura di opere e generi, più accesa circolazione di idee. Ma a mezzo del decennio, anche per riflesso di un contesto sociopolitico e culturale sostanzialmente immobile, il nostro cinema gradualmente allenta ogni tensione morale, si disimpegna su piacevolezze di tre o quattro generi di facile consumo. Di contro, dal 1965, provocatorie "barricate" di film "altri" vengono dalla mostra del "Nuovo Cinema" di Pesaro, e di rimbalzo, protagoniste di un nuovo "scrivere di cinema", tra inverno '66 e primavera '67, scendono in campo a Roma "Cinema&Film" con Adriano Aprà e altri suoi amici in uscita da "Filmcritica", e a Torino "Ombre rosse", cofondatore e direttore Goffredo Fofi, la prima con traguardo n 11-12 (estate-autunno 1970) e la seconda dal 1970 con depistaggio esclusivamente politico militante.
Sono "barricate di carta", che Alfredo Rossi e Jacopo Chessa assieme al compianto Gianni Volpi ora ripropongono con saggi d'inquadramento e antologie di testi firmati da fervorosi giovani critici, da una parte oltre ad Aprà anche Luigi Faccini, Maurizio Ponzi, Enzo Ungari, Piero Spila, Franco Ferrini e altri e dall'altra oltre a Fofi e Volpi, anche Saverio Esposito, Piero Arlorio, Guido Crepax, Paolo Bertetto, ecc.
Entrambe le riviste marcano una riflessione culturale sul cinema, hanno il mito di Godard, tra gli italiani privilegiano Rossellini, Pasolini, Bellocchio, Bertolucci, ma, lo annota Rossi, "C&F" soprattutto con "esigenza culturale di misurarsi nel dibattito linguistico strutturalista sul cinema (Metz, Barthes, Pasolini, Jacobson)" e "Ombre rosse", invece, lo chiosa Chessa, con lucido impegno in pieno clima '68 e post di connettersi a lotte studentesche e operaie e "fare politica attraverso la critica".

Alberto Pesce

Ultima modifica il Sabato, 13 Settembre 2014 06:38

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