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TROIS GRANDES FUGUES - Ballet de l'Opéra de Lyon

Ballet de l'Opéra de Lyon. Foto Alfredo Anceschi Ballet de l'Opéra de Lyon. Foto Alfredo Anceschi

Trois Grandes Fugues - prima ed esclusiva nazionale
Grande Fugue
coreografia Lucinda Childs
musica Ludwig van Beethoven, Die Grosse Fuge op.133
scenografia, luci e costumi Dominique Drillot
Die Grosse Fuge
coreografia Anne Teresa de Keersmaeker
musica Ludwig van Beethoven, Die Grosse Fuge op.133
scene e luci Jan Joris Lamers
costumi Rosas
Grosse Fuge
coreografia Maguy Marin
musica Ludwig van Beethoven, Die Grosse Fuge op.133
costumi Chantal Cloupet
luci François Renard
Ballet de l'Opéra de Lyon
Reggio Emilia, Teatro Municipale Valli, 30 settembre 2017

 www.Sipario.it, 2 ottobre 2017

Il Balletto dell'Opéra de Lyon ha presentato in prima ed esclusiva nazionale la visione della musica classica attraverso la danza contemporanea, con la l'interpretazione personale e sofisticata che tre coreografe contemporanee, Lucinda Childs, Anne Teresa De Keersmaeker e Maguy Marin, hanno dato dell'OP. 133 Die Grosse Fuge. Queste tre coreografe sono accomunate dal proporre novità coreografiche radicali, che al primo impatto spesso lasciano il pubblico disorientato, ma i loro lavori sono divenuti ormai opere classiche del repertorio della danza contemporanea. Composta da Beethoven verso la fine della sua vita, Die Grosse Fuge è un lavoro visionario e monumentale che ha ispirato e influenzato molti artisti per quasi due secoli, ma che ha dovuto attendere fino all'inizio del XX secolo per essere riconosciuta come un capolavoro.
La serata inizia con l'interpretazione affidata alla coreografa americana Lucinda Childs (2016), che sceglie la trascrizione per orchestra d'archi dell'opera beethoveniana. La sua lettura, moderna e raffinata, con un minimalismo che sposa appieno la forma classica, è un balletto per dodici ballerini divisi in sei coppie. Le coppie si formano e si rompono, ballerini appaiono in tempi diversi in duetti, quartetti o tutti e dodici coralmente, e ogni interprete esprime la sua individualità all'interno del gruppo. Ogni movimento nello spazio corrisponde ad un movimento specifico della partitura musicale. Lucinda Childs ci mostra uno sguardo poetico e luminoso, minimalista e post-classico, un dialogo costante, intimo, tra danza e musica, il più vicino possibile alla partitura, una elegante e puntuale trasposizione fisica del contrappunto. E 'uno sguardo neo-moderno. La modernità di questa coreografia è di una grazia e una fluidità straordinarie.
Segue Die Grosse Fuge, del 1992, di Anne Teresa de Keersmaeker, sull'interpretazione per quartetto d'archi. Anne Teresa de Keersmaeker, è stata la prima, nel 1992, ad affrontare questo monumento della musica strumentale e ci porta su queste note con un ritmo più frenetico e morbido, che confonde l'uomo e la donna, e qualsiasi rappresentazione classica della coppia. Protagonista è la musica e i corpi ne rendono l'incarnazione. Otto ballerini si evitano e si contrappongono. Fin dall'inizio il carattere maschile della proposta segna una rottura con quella precedente. I corpi cadono, sdraiati, con un bellissimo gioco di luci radenti i ballerini in bianco e nero sembrano tasti di un pianoforte. Il virtuosismo dei ballerini e la potenza della fuga si rincorrono. La sua è una coreografia austera.
Chiude la serata Grosse Fugue del 2001 di Maguy Marin, ancora sull'interpretazione per quartetto d'archi. Nel lavoro di Maguy Marin la vita diventa vortice e corsa emozionante contro la morte. La coreografa chiede alle quattro ballerine un'alternanza quasi frenetica di salti e stupende cadute e crea un vortice dove la vita viene ridotta a una corsa contro la morte. Il risultato è una coreografia piena di libertà e fantasia. Come toccate dalle vibrazioni del quartetto d'archi, le interpreti vestite di rosso saltano, crollano a terra e si disarticolano in un turbinio di vitalità che è semplicemente una gara emozionante contro la morte. Con lo sguardo disincantato che la caratterizza, Maguy Marin si è confrontata con i toni scuri de Die Grosse Fuge con un quartetto di danzatrici, che, con raffiche esaltanti di salti e quasi disgregazioni mimiche, fanno riecheggiare l'entusiasmo e la disperazione della tarda opera di Beethoven. E' un'interpretazione travolgente e pura della fuga, come la fuga della vita e sua espressione coreografica vitale.
E' un confronto emozionante: tre Fughe, tre visioni creative, lo stesso momento di grazia senza precedenti. Questo spettacolo offre un momento di felicità pura.

Giulia Clai

Ultima modifica il Lunedì, 02 Ottobre 2017 15:39

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