spettacolo di balletto interamente eseguito dagli allievi della Scuola di Danza
diretta da Laura Comi
musica P.I.Cajkovskij
coreografia Ofelia Gonzalez e Pablo Moret
consulenza musicale Giuseppe Annese
con la partecipazione degli allievi della Scuola di Canto Corale diretta da José Maria Sciutto
Allestimento Teatro dell'Opera di Roma
Teatro Nazionale, Roma 16 dicembre 2012
«Vi do il benvenuto – scrive la Direttrice Laura Comi nelle note di programma che accompagnano lo spettacolo – al nostro Schiaccianoci, un classico in cui la favola, la magia, la poesia e i sogni si intrecciano creando un'incantevole atmosfera natalizia(...) Il balletto – aggiunge – è interamente eseguito dai nostri allievi che con entusiasmo si sono cimentati nelle diverse interpretazioni che questa fiaba offre loro».
Ed in effetti il risultato di questo squisito Schiaccianoci è stato ineccepibile e di grande qualità vista la giovane età dei ballerini/allievi della Scuola di Danza del Teatro dell'Opera di Roma. La versione tradizionale del balletto Petipa/Ivanov ( gli storici convengono che Petipa si limitò a ideare la coreografia e che improvvisamente una malattia lo obbligò a passarne la realizzazione e i suoi preziosi appunti al suo "maître en second" e collaboratore, ovvero Lev Ivanov) sulle suggestive musiche di Ciaikovskij, è stata rielaborata dai maestri Ofelia Gonzalez e Pablo Moret per una versione tradizionale appositamente per la Scuola, di tutto rispetto, con scene e costumi del Teatro dell'Opera, nonché la partecipazione della Scuola di Canto Corale per Voci Bianche diretta da José Maria Sciutto.
Si sa che la riproduzione di un balletto dell'Ottocento pone sempre problemi specialissimi che toccano la natura profonda della danza, e la ripresa di un "classico" è soprattutto un problema di regia e, quindi, di nuova interpretazione di un testo. In un articolo del 1978 il critico Vittoria Ottolenghi scriveva a tal proposito: «Un balletto è, ed è sempre stato, un processo aperto – molto prima che ne scoprisse la formula certa avanguardia nostrana. Un capolavoro del balletto ottocentesco cresce, cioè, si arricchisce, si trasforma, in altre parole continua meravigliosamente a vivere, attraverso il lavoro dei successivi ricostruttori, e diviene, così, anche un capolavoro per accumulazione. Ecco perché ogni volta che si apre il sipario sul vecchio Schiaccianoci, o su un altro "classico" si ha l'emozione non soltanto di ricatturare il profumo di un epoca e di una cultura (...) ma anche di vedere, vivo dinnanzi ai nostri occhi, il lavoro in qualche modo sempre originale, sempre diverso, di un nuovo creatore-ricostruttore e dei suoi nuovi artisti».
Questo è apparso ai nostri occhi di spettatori innanzi allo Schiaccianoci di questi giovani e bravi allievi (come la coppia Giovanni Castelli e Flavia Morgante, per il pas de Deux del Principe e la Fata Confetto). E anche se per alcuni lo Schiaccianoci appare come un costituzionale "classico di Natale", noi tutti rimaniamo affascinati dalla sua magia. La platea del teatro Nazionale, infatti, era occupata da tanti bambini e nella mia mente risuonavano le parole di Balanchine che vedeva questo balletto come uno dei doni più belli della danza, non soltanto per i bambini, ma per chiunque ami l'elemento magico del teatro: esso "ha un incanto perenne che non dura soltanto i giorni di Natale, ma tutto l'anno".
Roberta Bignardi