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MINOTAURO. VIAGGIO DI UN EROE (IL) - coreografia, regia e drammaturgia Luana Gramegna

"Il Minotauro. Viaggio di un eroe", coreografia, regia e drammaturgia Luana Gramegna "Il Minotauro. Viaggio di un eroe", coreografia, regia e drammaturgia Luana Gramegna

di Zaches Teatro
coreografia, regia e drammaturgia Luana Gramegna
scene, luci, costumi e maschere Francesco Givone
progetto sonoro e musiche originali Stefano Ciardi
collaborazione alla drammaturgia e scrittura Enrica Zampetti
con Gianluca Gabriele, Susannah Iheme, Daria Menichetti
collaborazione artistica per scene, costumi e suono Alessia Castellano
tecnico del suono Dylan Lorimer
consulenza drammaturgica Simone Faloppa
promozione e organizzazione Isabella Cordioli
produzione Zaches Teatro
con il sostegno di Regione Toscana, MiBACT
in collaborazione con Fondazione Sipario Toscana onlus – La Città del Teatro, Giallo Mare Minimal Teatro, Straligut Teatro, Kilowatt Festival, I Macelli di Certaldo
foto di Guido Mencari
Teatro Dovizi, Bibbiena, 14 dicembre 2017

www.Sipario.it, 19 dicembre 2017

Il Minotauro di Zaches Teatro: un quadro in movimento guidato dalla musica elettronica

Una parete bianca con in rilievo l'immagine di un toro vibra, fino a spezzarti in tre parti e lasciare sospeso in aria solo il busto dell'animale. Un tappeto sonoro evoca le rovine con suoni di pietrisco, di calcinacci che si sgretolano. Sullo sfondo si manifesta un mondo di ombre, di spettri inquietanti, di anime che non trovano pace. Corpi, apparentemente freddi ma ardenti nel profondo, si animano come statue di marmo che, dopo secoli trascorsi immutabili, diventano umane. Prendono vita per raccontare una storia antica la quale eco si ode ancora: il mito greco del Minotauro, mostro dal corpo umano e dal volto di toro nato dall'unione di Pasifae e un toro donato da Poseidone.
Il primo a presentarsi in scena è Teseo (Gianluca Gabriele): ha appena scoperto di essere il figlio di Egeo e, impossessatosi della sua spada/compasso - simbolo di distruzione, ma anche portatrice di un equilibrio predestinato - va in cammino verso la città del padre. Lungo il suo percorso incappa in tre figure mostruose contro cui si ritrova a combattere. La battaglia è evocata da una danza bestiale, animalesca, in cui l'eroe ateniese risulta sempre vincitore. Inizialmente incontra una figura ancestrale armata di una clava ricoperta di chiodi, poi una seconda donna con una maschera da cinghiale, infine, un toro, che potrebbe rappresentare il Toro di Maratona sconfitto su richiesta di Medea e al tempo stesso il toro sacrificato da Minosse.
Il mito del re di Creta e del suo feroce nemico si intreccia, quindi, a quello di Medea. Madre demoniaca dal volto e dal ghigno di Medusa, interpretata da Susannah Iheme, la donna con il suo canto stregato attira a sé Teseo per ucciderlo, con lo scopo di garantire ai figli la successione al trono. Lo stringe forte al suo grembo, lo culla, lo abbraccia quasi fino a soffocarlo, come se la sua pelle fosse veleno, finché la voce di Egeo non la istiga a porre fine al suo atto e salva il giovane guerriero da una morte assicurata.
Con il peso degli errori del passato sulle spalle e le voci di sconforto delle donne ateniesi nelle orecchie, Teseo prosegue il viaggio che lo porterà da Arianna. Daria Menichetti, con i suoi lunghi capelli scuri, nei panni della principessa di Creta, assume le sembianze di una sirena/odalisca dai movimenti morbidi e sensuali. I corpi dei due amanti si intrecciano in una danza ritmata, nella quale seduzione e inganno si confondono. La musica di Stefano Ciardi, tagliente e incisiva, si nutre della tradizione greca e va oltre sperimentando strumenti, sapori e stili diversi.
Guidato del celebre filo rosso donatogli dalla fanciulla, adesso Teseo può compiere il viaggio nel buio delle arterie del labirinto. Arrivato ai piedi del Minotauro e trovatolo dormiente, l'eroe ateniese sembra attraversato dal pensiero di risparmiargli la vita, ma il suo abbraccio si rivelerà mortale per il mostro. Adesso Teseo è un torero in festa ma, portato a compimento il suo ultimo compito, è condannato a tornare scultura di pietra, affinché rimanga sempre impresso nella nostra memoria.

Sara Bonci

Ultima modifica il Martedì, 19 Dicembre 2017 21:41

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