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ELECTRICITY - coreografia e regia Anthony Heinl

"Electricity" coreografia e regia Anthony Heinl "Electricity" coreografia e regia Anthony Heinl

Coreografie e Regia - Anthony Heinl
Assistente alle coreografie - Nadessja Casavecchia
Disegno Luci - Adriano Pisi
Direzione Tecnica e Realizzazioni Luci - Mimmo L'Abbate
Dance Captain - Chiara Marciano
Cast Danzatori - Anthony Heinl, Nadessja Casavecchia, Chiara Morciano, Roberto Tallarigo, Chiara Verdecchia, Davide Colletti, Carim di Castro, Eleonora Saba
Trieste, Teatro Stabile Sloveno 25 febbraio 2014

www.Sipario.it, 9 marzo 2014

Danza come illusionismo luminoso, come fusione di immagini fantasiose che riproducono una realtà magica, energica, caleidoscopica. È questa la cifra dell'Evolution Dance Theater, formazione diretta da Anthony Heinl, coreografo di origini americane già assistente di Moses Pendleton (Momix). Sua ultima creazione è lo spettacolo "Electricity", viaggio sensoriale in una realtà urbana oscura pensata come un "quadro elettrico". Un viaggio molto vario, privo di filo narrativo, votato alla fantasticheria più arcana, trapunta via via dagli stessi ballerini che delineano sagome con effetti di illuminotecnica che spaziano dal fluo alla lampada wood. Si inizia con boccioli di rosa che si schiudono, volteggiando, per manifestarsi in tutta la loro bellezza, per continuare poi con l'assolo in un'ingombrante palla luminescente in contrasto con la forza di gravità. E ancora l'impressione del mondo a righe, quasi dietro ad un'assurda prigione, la danza delle ombre proiettate davanti e dietro ad un drappo bianco, sempre rincorrendo il mistero di uno spettacolo notturno, lunare... un blacklight theater dove non mancano momenti in cui la visionarietà cede il passo alla scenetta comica o al puro atletismo, come in quasi tutto il secondo tempo quando gli otto ballerini-ginnasti si esibiscono in evoluzioni imprevedibili su un enorme gonfiabile scuro in discesa.
La performance, tutta giocata su malie ottiche sorprendenti, si avvale della danza come dell'acrobatica, della musica come della video art e dell'utilizzo quasi hollywoodiano degli effetti luce. È un unicum complesso insomma, in cui convergono più espressioni artistiche, non sempre però fuse insieme alla perfezione. A tratti la colonna sonora troppo pop non si rivela all'altezza delle esibizioni, così come la ricerca dello stupore immaginifico negli spettatori (che non devono però essere seduti nelle prime file poiché qui, disincantati, coglierebbero tutti i trucchi) trascura l'aspetto coreutico per enfatizzare la pura fisicità, il dinamismo senza poeticità.

Elena Pousché

Ultima modifica il Lunedì, 10 Marzo 2014 00:10

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