coreografie e scenografia: Josef Nadj
musiche: Akosh Szelenyi
con Ivan Fatjo, Peter Gemza, Cécile Loyer, Josef Nadj
luci: Rémi Nicolas
Torino, Teatro Astra, 1 e 2 luglio 2008
Pedane, passerelle, scale, pannelli traslucidi, quattro musicisti al centro della scena e quattro danzatori, tre uomini e una donna. Un mondo intimo, discreto, per Entracte, l'ultimo spettacolo che il ballerino e coreografo francoungherese Josep Nadj ha presentato al Teatro Astra di Torino per il festival Teatro a corte. Dura 64 minuti, tanti quante le figure dell'I Ching, il libro della saggezza cinese, punto di partenza del lavoro. Ma poi l'azione appartiene ai sogni, è un mondo onirico fatto di azioni rituali, piccoli universi che si animano: polveri gialle, disegni su pannelli trasparenti, fiori tuffati nella vernice rossa, blocchi di ghiaccio. I movimenti sono minimalisti e la scelta obbligata anche dall'esiguità dello spazio scenico. Ma soprattutto c'è un'esercitazione intellettuale ai confini della sterilità e del manierismo, Nadj che rifà Nadj senza la forza e gli umori sulfurei di un tempo, ma dove tutto è troppo prosciugato.
Sergio Trombetta