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CORPUS /CORE MEU - coreografia Goyo Montero/Jean-Christophe Maillot

"Core Meu", coreografia Jean-Christophe Maillot. Foto Alice Blangero "Core Meu", coreografia Jean-Christophe Maillot. Foto Alice Blangero

CORPUS
Atman - creazione
Musica: Owen Belton
Coreografia: Goyo Montero
Costumi: Goyo Montero in collaborazione con Jean-Michel Lainé
Luci: Goyo Montero in collaborazione con Samuel Thery

CORE MEU - creazione
Musica: Antonio Castrignanò
Coreografia: Jean-Christophe Maillot
Costumi: Salvador Mateu Andujar
Luci: Samuel Thery.

Canta la vita ca passa la cruce
La pizzica tira lu tienpu ca fuce
Fuce fucendu nu la fermare
Trapana lu core la terra e lu mare

www.Sipario.it, 31 maggio 2019

Essere in relazione: Corpus a Monte-Carlo

Si profila come occasione di ripensamento sulle considerevoli opportunità artistiche offerte da una compagnia di danza la serata dal titolo Corpus proposta dalla troupe Les Ballets de Monte-Carlo. Con Corpus, infatti, si apre il capitolo di indagine tematica e coreografica sulle potenzialità di un ensemble di danza: esso, com'è noto, ha il merito di rendere manifesto il valore estetico del movimento condiviso ma, nel contempo, raccoglie continuamente la sfida dell'ineludibile armonizzazione delle personalità e della realtà fisica di coloro che compongono la compagnia. Nelle due creazioni proposte nella serata - Atman e Core Meu - i due coreografi Jean-Christophe Maillot e Goyo Montero hanno, infatti, condiviso, sotto diversi rispetti, il tema manifesto della ricerca di senso di quel noi che incardina le riflessioni di ordine sociale.
Il coreografo spagnolo adotta il tema filtrandolo mediante il ricorso alla filosofia indù e all'imprescindibile riferimento all'espressione dell'individualità che traspare nel termine sanscrito atman. Un elogio e un affondo alla vastità dell'essenza dell'essere persona mai scissa dalla connessione e intima unione con il principio cosmico che intesse i cardini della filosofia indù.
Temi, questi, che guadagnano spazio nella fluidità e coesione della compagnia di danza monegasca e in questa pièce contemporanea che coinvolge più di trenta danzatori in scena. Di impatto solenne l'apertura affidata ai cromatismi dello scarlatto - nei costumi firmati dallo stesso coreografo in collaborazione con Jean-Michel Lainé - e a quella danza che sembra prendere avvio grazie al movimento del singolo repentinamente e coerentemente ripreso dall'ensemble: riferimento cardine, questo, dell'intera creazione pensata per il tema del moi unifié au tout. Molteplicità ed individualità che trovano asilo nella musica di Owen Belton e nella ricercata espressione ipnotica di una danza che manifesta l'inesauribile unicità ed estensione dell'essere persona in relazione.
La medesima idea delle potenzialità offerte dal gruppo converge anche nella creazione del coreografo francese - nonché Direttore della compagnia - Jean-Christophe Maillot. Core Meu - questo il titolo della pièce - fa eco ad una precedente creazione en plein air firmata dal coreografo nel 2017 in occasione dell'evento "F(ê)aites de la danse" e incentrata sul proficuo rapporto di condivisione tra i danzatori e il pubblico. Oggi Maillot riscrive la creazione dando ascolto al rapporto che può intercorrere fra la tarantella e la tecnica di una compagnia di danza. L'esito è formidabile: si apre il sipario sul lavoro di rimodulazione della danza tradizionale del meridione d'Italia e gli inediti itinerari che continua a percorrere la danza accademica. Una creazione, questa, che vive nella musica: la musica del Salento affidata ad Antonio Castrignanò e alla sua orchestra "Taranta Sounds" che su scena accompagna il reiterato giubilo dei danzatori monegaschi impegnati con le nuances e la piena festosità del sud del nostro Paese. Validissima la performance della compagnia che palesa ancora una volta di possedere fluida disinvoltura con le sfumature della vocazione attoriale, degna di nota la convincente prova di Francesco Mariottini che emerge per tempra e prossimità al discorso coreografico.
Uno spettacolo immediato ed incisivo che ha il merito di rispolverare l'unicità della danza, dei suoni e dei cromatismi del Mediterraneo e che si può auspicare di proporre alla sensibilità del pubblico italiano.

Vito Lentini

Ultima modifica il Lunedì, 03 Giugno 2019 10:16

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