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CANTICO DEI CANTICI - coreografia Virgilio Sieni

"Cantico dei Cantici" coreografia Virgilio Sieni. Foto Virgilio Sieni "Cantico dei Cantici" coreografia Virgilio Sieni. Foto Virgilio Sieni

Coreografia e regia Virgilio Sieni

Interpretazione Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso

Musiche originali eseguite dal vivo dall'autore Daniele Roccato (contrabbasso)

Scenografia Giusto Manetti Battiloro S.p.A.

Costumi Elena Bianchini
, Luci Mattia Bagnoli

Produzione Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni
Prima assoluta: 7 ottobre 2016 al Festival Aperto, Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza.
Quindi a Firenze, Teatro la Pergola, per il Festival "La Democrazia del corpo", di CANGO/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza

www.Sipario.it, 24 ottobre 2016

Il Cantico dei Cantici di Virgilio Sieni dentro un recinto dorato

È uno spazio aureo, un luogo circolare luccicante di lamine d'oro, dove la più sublime delle storie d'amore trova il suo compimento. Articolato in otto momenti, il biblico Cantico dei Cantici di re Salomone che Virgilio Sieni ha immaginato col suo vocabolario di nuovi movimenti astratti, è una danza rarefatta che origina dal buio al suono ipnotico di un contrabbasso le cui note sillabano il tempo dello svelamento. Una semioscurità che rivela l'emergere dei corpi dapprima di schiena, irrorati appena da una luce sempre più calda il cui bagliore modella i corpi, che si attenua e si ravviva a più riprese scandendo la temperatura emozionale della ricerca dell'amore. In questa atmosfera intima, con il pubblico ravvicinato e posizionato sullo stesso palcoscenico, il palpito gestuale giunge avvolgente. Un uomo solitario, poi la donna. Un idillio pastorale di approccio, di vicinanza e tattilità, un pascolo odoroso di corpi che si annusano col gesto in cui la coppia iniziale sembra poi moltiplicare le sue membra. Generano un flusso continuo di movimenti che altre due coppie riprendono non appena anch'essi sono catapultati dentro il cerchio luminoso, rotolando come onde che la risacca restituisce alla riva e riporta di nuovo in mare. In questo approdo la danza è quasi sempre a terra, puntata sulle ginocchia; diventa verticale quando inarcamenti, gambe e busto si ergono, e, nel mulinare di braccia, nel proliferare di schegge gestuali, si intrecciano relazioni frontali, dapprima timide, poi sempre più ravvicinate, che riempiono di fisicità il respiro del silenzio. Attrazioni e fughe, abbracci e distanze si susseguono mentre i danzatori escono e rientrano in quello spazio dorato e ancestrale, che accende una sensualità più mentale che fisica, più contemplativa che erotica. Ed ecco l'accensione di un superbo assolo, veloce, pacato, circolare, di piacere e tormento, fuori e dentro lo spazio, che lascia infine posto alla emozionante sequenza in cui la coppia, carezzata da una luce fioca che modella le schiene, striscia lentamente a pancia in giù, riconsegnandosi alla terra. O ad un altrove sacrale.

Giuseppe Distefano

Ultima modifica il Lunedì, 24 Ottobre 2016 09:38

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