CSipario Mensile e Portale: scopri il mondo dello spettacolo. Guida ai Teatri, ai Festival, alle Scuole di Danza e di Teatro; Recensioni degli spettacoli, Comunicati stampa, Cyclopedia e molto altro.https://www.sipario.it/recensionidanzac.feed2024-03-28T18:50:59+01:00Joomla! - Open Source Content ManagementCABARET - regia di Saverio Marconi2016-11-21T07:01:54+01:002016-11-21T07:01:54+01:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/10250-cabaret-regia-di-saverio-marconi.htmlElena Pousché<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a16924a5a158c66608b009460f8e63dd_S.jpg" alt=""Cabaret" coreografia Gillian Bruce. Foto Giulia Marangoni" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Testo di Joe Masteroff</strong><br /><strong>Basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood</strong><br /><strong>Musiche di John Kander</strong><br /><strong>Liriche di Fred Ebb</strong><br /><strong>Traduzione di Michele Renzullo</strong><br /><strong>Adattamento e regia di Saverio Marconi</strong><br /><strong>Con Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Alessandro Di Giulio, Altea Russo, Michele Renzullo, Valentina Gullace, Andrea Verzicco, Ilaria Suss, Nadia Scherani, Marta Belloni, Marco Rigamonti e Matteo Tugnoli</strong><br /><strong>Scene di Gabriele Moreschi e Saverio Marconi</strong><br /><strong>Costumi di Carla Accoramboni</strong><br /><strong>Coreografie di Gillian Bruce</strong><br /><strong>Supervisione musicale di Marco Iacomelli</strong><br /><strong>Direzione musicale di Riccardo di Paola</strong><br /><strong>Disegno luci di Valerio Tiberi</strong><br /><strong>Disegno fonico di Enrico Porcelli</strong><br /><strong>Produzione Compagnia della Rancia</strong><br /><strong>Trieste, Politeama Rossetti, 17 novembre 2016</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 21 novembre 2016</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Il Kit Kat Klub è un covo lascivo e spensierato della Berlino anni '30, nella pericolosa temperie nazista alla vigilia della seconda guerra mondiale. Frequentato soprattutto da uomini in cerca di donnine allegre, il locale celebra il sesso esplicito e l'alcool come mezzi per rendere la vita meravigliosa e scacciare qualsiasi problema. Il cordiale "Willkommen" è dato da un sinistro maestro delle cerimonie, una caricatura sospesa tra il demoniaco e il decadente che inquieta trasmettendo lussuria <em>ad libitum</em>. Sullo sfondo di un drappo cremisi, giocando con l'illusione del teatro nel teatro, questo suadente direttore di <em>night-club</em> (che ha la figura dissacrante Giampiero Ingrassia) ci introduce nel mondo di "Cabaret", nuovo allestimento della Compagnia della Rancia dell'omonimo musical di John Kander (musiche) e Fred Ebb (liriche). La cifra dell'adattamento del testo e della regia scelta da Saverio Marconi è all'insegna dell'essenzialità: l'ambientazione nel retro di un palcoscenico ostenta pochi elementi (un'insegna cadente, un tavolo, una sedia, un armadio, porte che scendono a vista), così come il cast risulta nell'insieme privo dell'attesa dimensione corale, essendo costituito da pochi elementi. Emerge poi la sottolineatura insistente fino al parossismo di una sessualità meccanica, scadendo spesso nella volgarità più gratuita. Pochi lustrini e <em>pailettes</em> quindi, modeste anche le coreografie per trasmettere un'atmosfera amara e degradata.<br />La figura di Sally Bowles, interpretata nel film celebre del '72 di Bob Fosse da Liza Minnelli, è qui proposta dalla vibrante Giulia Ottonello (<em>star</em> di Amici ma anche dello spettacolo) che offre un'interpretazione convincente della ragazza inglese perduta, con i fluenti capelli rossi e senza caschetto. Le sue notevoli doti vocali e d'attrice si concentrano su un ritratto femminile di diva fragile, a tratti espressionista e brechtiano (come nel brano <em>clou</em> "La vita è un cabaret"), a nascondere un vuoto esistenziale incolmabile. Intorno a lei sfilano una serie di personaggi poco caratterizzati, inconsapevoli di una realtà che sta cambiando e che li travolgerà: il giovane romanziere Cliff (Mauro Simone) di cui inaspettatamente si innamora, l'affittacamere Fräulein Schneider (Altea Russo), la prostituta (Valentina Gullace), il commerciante ebreo (Michele Renzullo), il nazista persecutore (Alessandro Di Giulio)...un affresco umano grigio, squallido che viene cancellato <em>ex abrupto</em> da un finale discutibile che gioca sulla più nota iconografia dedicata alla deportazione. E neanche le <em>hit</em> che hanno fatto la storia del musical (Money, Mein Herr...), tutte fedelmente tradotte dallo stesso Renzullo, riescono a cancellare quel senso di amarezza e inanità messo a nudo in questa versione del musical.</p> <p><strong>Elena Pousché</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a16924a5a158c66608b009460f8e63dd_S.jpg" alt=""Cabaret" coreografia Gillian Bruce. Foto Giulia Marangoni" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Testo di Joe Masteroff</strong><br /><strong>Basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood</strong><br /><strong>Musiche di John Kander</strong><br /><strong>Liriche di Fred Ebb</strong><br /><strong>Traduzione di Michele Renzullo</strong><br /><strong>Adattamento e regia di Saverio Marconi</strong><br /><strong>Con Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Alessandro Di Giulio, Altea Russo, Michele Renzullo, Valentina Gullace, Andrea Verzicco, Ilaria Suss, Nadia Scherani, Marta Belloni, Marco Rigamonti e Matteo Tugnoli</strong><br /><strong>Scene di Gabriele Moreschi e Saverio Marconi</strong><br /><strong>Costumi di Carla Accoramboni</strong><br /><strong>Coreografie di Gillian Bruce</strong><br /><strong>Supervisione musicale di Marco Iacomelli</strong><br /><strong>Direzione musicale di Riccardo di Paola</strong><br /><strong>Disegno luci di Valerio Tiberi</strong><br /><strong>Disegno fonico di Enrico Porcelli</strong><br /><strong>Produzione Compagnia della Rancia</strong><br /><strong>Trieste, Politeama Rossetti, 17 novembre 2016</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 21 novembre 2016</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Il Kit Kat Klub è un covo lascivo e spensierato della Berlino anni '30, nella pericolosa temperie nazista alla vigilia della seconda guerra mondiale. Frequentato soprattutto da uomini in cerca di donnine allegre, il locale celebra il sesso esplicito e l'alcool come mezzi per rendere la vita meravigliosa e scacciare qualsiasi problema. Il cordiale "Willkommen" è dato da un sinistro maestro delle cerimonie, una caricatura sospesa tra il demoniaco e il decadente che inquieta trasmettendo lussuria <em>ad libitum</em>. Sullo sfondo di un drappo cremisi, giocando con l'illusione del teatro nel teatro, questo suadente direttore di <em>night-club</em> (che ha la figura dissacrante Giampiero Ingrassia) ci introduce nel mondo di "Cabaret", nuovo allestimento della Compagnia della Rancia dell'omonimo musical di John Kander (musiche) e Fred Ebb (liriche). La cifra dell'adattamento del testo e della regia scelta da Saverio Marconi è all'insegna dell'essenzialità: l'ambientazione nel retro di un palcoscenico ostenta pochi elementi (un'insegna cadente, un tavolo, una sedia, un armadio, porte che scendono a vista), così come il cast risulta nell'insieme privo dell'attesa dimensione corale, essendo costituito da pochi elementi. Emerge poi la sottolineatura insistente fino al parossismo di una sessualità meccanica, scadendo spesso nella volgarità più gratuita. Pochi lustrini e <em>pailettes</em> quindi, modeste anche le coreografie per trasmettere un'atmosfera amara e degradata.<br />La figura di Sally Bowles, interpretata nel film celebre del '72 di Bob Fosse da Liza Minnelli, è qui proposta dalla vibrante Giulia Ottonello (<em>star</em> di Amici ma anche dello spettacolo) che offre un'interpretazione convincente della ragazza inglese perduta, con i fluenti capelli rossi e senza caschetto. Le sue notevoli doti vocali e d'attrice si concentrano su un ritratto femminile di diva fragile, a tratti espressionista e brechtiano (come nel brano <em>clou</em> "La vita è un cabaret"), a nascondere un vuoto esistenziale incolmabile. Intorno a lei sfilano una serie di personaggi poco caratterizzati, inconsapevoli di una realtà che sta cambiando e che li travolgerà: il giovane romanziere Cliff (Mauro Simone) di cui inaspettatamente si innamora, l'affittacamere Fräulein Schneider (Altea Russo), la prostituta (Valentina Gullace), il commerciante ebreo (Michele Renzullo), il nazista persecutore (Alessandro Di Giulio)...un affresco umano grigio, squallido che viene cancellato <em>ex abrupto</em> da un finale discutibile che gioca sulla più nota iconografia dedicata alla deportazione. E neanche le <em>hit</em> che hanno fatto la storia del musical (Money, Mein Herr...), tutte fedelmente tradotte dallo stesso Renzullo, riescono a cancellare quel senso di amarezza e inanità messo a nudo in questa versione del musical.</p> <p><strong>Elena Pousché</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAFÈ CHANTANT - di Lara Sansone2021-12-20T20:03:04+01:002021-12-20T20:03:04+01:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/14102-cafe-chantant-di-lara-sansone.htmlFrancesca Myriam Chiatto<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/9118d63431b06d2b8c5662e423e6dd74_S.jpg" alt=""Cafè Chantant", di Lara Sansone" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Di Lara Sansone<br />Con Mario Andrisani, Corrado Ardone, Mario Aterrano, Francesco D’Alena, Massimo Peluso, Luca Sorrento<br /> E con Il Balletto e l’Orchestra del Cafè Chantant<br /> Musiche e direzione d’orchestra Ettore Gatta<br />Coreografie Alessandro di Napoli<br />Costumi Romeo Gigli<br />Disegno luci Luigi Della Monica<br />Trucco e parrucco Ciro Florio<br />Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale<br />Teatro Sannazaro di Napoli, dal 17 al 30 dicembre 2021</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 20 dicembre 2021</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Ci sono quelle tradizioni imprescindibili che non possono saltare gli appuntamenti con il pubblico e con gli affezionati, senza poi dimenticare anche i nuovi avventori, incuriositi da quella meravigliosa e scintillante macchina dello spettacolo fatta di lustrini, colori, luci e paillettes, che era ed è ancora il varietà. Proprio come nella sua fortunata epoca della Belle Époque, in cui il caffè concerto diventa un modo di vivere la vita in maniera spensierata e quasi frivola, tornano il senso del divertimento, dell’allegria, della spensieratezza e del fare spettacolo, del fare musica, canto, balletto, comicità e numeri in cui tutto questo si mescola insieme e permette a chi si ferma ad osservare, di immergersi nell’arte in maniera completa e di partecipare, facendosi trascinare nel meccanismo teatrale e nell’intera performance. Lara Sansone, grande professionista come attrice e come artista completa, dirige meravigliosamente anche questa ventiseiesima ormai edizione del Cafè Chantant. Le poltrone della platea sono sostituite dai tavolini bianchi con le sedie intorno, eleganti, di classe, di un’atmosfera un po’ retrò nello stile, ma al tempo stesso moderna e assolutamente contemporanea trattando i temi a noi ormai fin troppo noti e toccando, in maniera divertente, ma anche parlando di regole e responsabilità, la situazione pandemica attuale. Il teatro Sannazaro ci fa, nonostante tutto, anche quest’anno un regalo, un meraviglioso dono natalizio, di consapevole e voluta evasione, di armonia tra le varie arti, coinvolgendo, dall’inizio alla fine, tutti gli spettatori di ogni età, non solo scendendo materialmente tra loro, ma catturandoli tra brillantini e battute, tra musiche conosciute e note esotiche di grandezza ed esagerazione, senza mai essere fuori luogo o volgare. Ecco che questo diventa lo spettacolo da vedere e rivedere, perché ogni anno, ogni volta, mantenendo uno schema ed una struttura base, cambia continuamente e si rivisita, si riaggiorna, pur nella tradizione. Viene così ricreata anche l’atmosfera da bar, da ristorante, in cui tra una chiacchierata ed un commento, si segue la cultura, si sta in compagnia e si trascorrono delle ore di pura bellezza, in cui gli occhi e non solo i costumi e le luci, brillano e risplendono. Come i vecchi, ma tanto amati varietà televisivi, il mix è vincente quando a parlare è il Cafè Chantant.</p> <p><strong>Francesca Myriam Chiatto</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/9118d63431b06d2b8c5662e423e6dd74_S.jpg" alt=""Cafè Chantant", di Lara Sansone" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Di Lara Sansone<br />Con Mario Andrisani, Corrado Ardone, Mario Aterrano, Francesco D’Alena, Massimo Peluso, Luca Sorrento<br /> E con Il Balletto e l’Orchestra del Cafè Chantant<br /> Musiche e direzione d’orchestra Ettore Gatta<br />Coreografie Alessandro di Napoli<br />Costumi Romeo Gigli<br />Disegno luci Luigi Della Monica<br />Trucco e parrucco Ciro Florio<br />Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale<br />Teatro Sannazaro di Napoli, dal 17 al 30 dicembre 2021</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 20 dicembre 2021</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Ci sono quelle tradizioni imprescindibili che non possono saltare gli appuntamenti con il pubblico e con gli affezionati, senza poi dimenticare anche i nuovi avventori, incuriositi da quella meravigliosa e scintillante macchina dello spettacolo fatta di lustrini, colori, luci e paillettes, che era ed è ancora il varietà. Proprio come nella sua fortunata epoca della Belle Époque, in cui il caffè concerto diventa un modo di vivere la vita in maniera spensierata e quasi frivola, tornano il senso del divertimento, dell’allegria, della spensieratezza e del fare spettacolo, del fare musica, canto, balletto, comicità e numeri in cui tutto questo si mescola insieme e permette a chi si ferma ad osservare, di immergersi nell’arte in maniera completa e di partecipare, facendosi trascinare nel meccanismo teatrale e nell’intera performance. Lara Sansone, grande professionista come attrice e come artista completa, dirige meravigliosamente anche questa ventiseiesima ormai edizione del Cafè Chantant. Le poltrone della platea sono sostituite dai tavolini bianchi con le sedie intorno, eleganti, di classe, di un’atmosfera un po’ retrò nello stile, ma al tempo stesso moderna e assolutamente contemporanea trattando i temi a noi ormai fin troppo noti e toccando, in maniera divertente, ma anche parlando di regole e responsabilità, la situazione pandemica attuale. Il teatro Sannazaro ci fa, nonostante tutto, anche quest’anno un regalo, un meraviglioso dono natalizio, di consapevole e voluta evasione, di armonia tra le varie arti, coinvolgendo, dall’inizio alla fine, tutti gli spettatori di ogni età, non solo scendendo materialmente tra loro, ma catturandoli tra brillantini e battute, tra musiche conosciute e note esotiche di grandezza ed esagerazione, senza mai essere fuori luogo o volgare. Ecco che questo diventa lo spettacolo da vedere e rivedere, perché ogni anno, ogni volta, mantenendo uno schema ed una struttura base, cambia continuamente e si rivisita, si riaggiorna, pur nella tradizione. Viene così ricreata anche l’atmosfera da bar, da ristorante, in cui tra una chiacchierata ed un commento, si segue la cultura, si sta in compagnia e si trascorrono delle ore di pura bellezza, in cui gli occhi e non solo i costumi e le luci, brillano e risplendono. Come i vecchi, ma tanto amati varietà televisivi, il mix è vincente quando a parlare è il Cafè Chantant.</p> <p><strong>Francesca Myriam Chiatto</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAFÈ CHANTANT – di e con Lara Sansone2022-12-28T10:24:22+01:002022-12-28T10:24:22+01:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/14844-cafe-chantant-di-e-con-lara-sansone.htmlRoberta D'Agostino<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/8ba1c3d04192eba568a2be62a98248d6_S.jpg" alt=""Cafè chantant", di e con Lara Sansone" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>uno spettacolo di e con Lara Sansone<br />con <br />Lucio Pierri, Massimo Peluso, Mario Aterrano, Savio De Martino, <br />Francesco D’Alena e Mario Andrisani<br />il balletto e l’orchestra del Cafè Chantant<br />musiche e direzione d’orchestra Ettore Gatta<br />Costumi Romeo Gigli<br />Coreografie Alessandro Di Napoli<br />Disegno luci Luigi Della Monica<br />Scene Francesca Mercurio<br />Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro<br />Al teatro Sannazaro di Napoli fino all’8 gennaio 2022</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 27 dicembre 2022</strong>}</p> <p style="text-align: justify;"><em>Cafè chantant</em>: una macchina teatrale perfetta che affonda le sue radici in Francia, per poi arrivare in Italia ed a Napoli dove si radica con forza e, nel tempo, si evolve. Uno spettacolo fondamentale per la città partenopea, che ha ospitato in diversi luoghi come il “Flora”, il “Diodato”, il “Veneziano”, il “I Cavalieri”, le sciantose, i cantanti, le orchestre che divertivano il pubblico composto per lo più da ricchi e borghesi.<br />Grazie ad una felice intuizione di Lara Sansone, regista ed interprete del <em>Cafè chantant</em> in scena al teatro Sannazaro fino all’8 gennaio, è diventato uno dei capisaldi della tradizione in città. Per intenderci, con questo show Napoli ha un suo spettacolo distintivo da proporre ai numerosissimi turisti presenti in questo periodo in città ed anche ai napoletani che amano il genere proposto.<br />La sala di via Chiaia cambia pelle per accogliere al meglio le atmosfere caratterizzanti lo show: via le poltrone, benvenuti tavolini. Non si tratta solo di una trasformazione strutturale ma ogni angolo del teatro si prepara ad accogliere questa celebrazione, opulenta, magnifica, da sogno, che le persone attendono tutto un anno ed affollano la sala con la gioia negli occhi.<br />Ad ogni edizione la Sansone migliora lo show tenendo d’occhio quello che accade nel mondo, infatti i pezzi dei presentatori sono legati fortemente all’attualità. Sono previsti anche omaggi ad artisti di recente scomparsi, come Raffaella Carrà, oltre che numeri di ballo e canzoni legate alla tradizione partenopea ed europea. Così in rapida successione si possono apprezzare: <em>Havana</em> di Camilla Cabello in chiave jazz, <em>Just a gigolo</em> di Louis Prima, <em>Maracaibo</em> di Lu Colombo, <em>I love You baby</em> di Gloria Gaynor, <em>Lady Marmalade</em> di Christina Aguilera, <em>Tarzan boy</em> di Baltimora, Medley di brani in napoletano, Medley omaggio a Raffaella Carrà, e poi il can can, la tarantella e tanto altro.<br />Non è facile ricreare con le parole l’atmosfera che si respira ma ci provo dicendo che si tratta di un’esperienza immersiva totale fatta di luci, colori, suoni dove il fattore dominante è il clima da festa collettiva dove tutti sono protagonisti di un congegno studiato alla perfezione. Per arrivare a questo risultato la Sansone studia tutto l’anno le novità con tutto il cast ed il risultato è uno spettacolo di gran classe dove tutto dalla maniacale regia, alla sequenza dei numeri, alla commistione di generi, funziona a meraviglia.<br />Mitico tempio del varietà napoletano che ha cavalcato la storia fino ad arrivare ai nostri giorni, ammantandosi di un’aneddotica ai limiti del favolistico, il Café Chantant non è solo una grande festa spettacolo ma è un “modo” di fare teatro, di giocare con gli stereotipi, con le citazioni, con le dissacrazioni, con i ricordi. <br />Vanno, infine, sottolineati gli elementi scenici ed i costumi che aiutano gli spettatori a compiere questo viaggio nella felicità e nel divertimento.<br />Il cast riesce a interpretare e restituire appieno senso di questo lavoro e funziona in maniera perfetta. In scena con la regista ci sono: Lucio Pierri, Massimo Peluso, Mario Aterrano, Savio De Martino, Francesco D’Alena e Mario Andrisani e il balletto e l’orchestra del Cafè Chantant. Le musiche e la direzione d’orchestra sono di Ettore Gatta, i costumi di Romeo Gigli, le coreografie di Alessandro Di Napoli, il disegno luci di Luigi Della Monica e le scene di Francesca Mercurio.<br />Una Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro.<br />Una esperienza di spettacolo da vivere, rivivere e condivivere.</p> <p><strong>Roberta D’Agostino</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/8ba1c3d04192eba568a2be62a98248d6_S.jpg" alt=""Cafè chantant", di e con Lara Sansone" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>uno spettacolo di e con Lara Sansone<br />con <br />Lucio Pierri, Massimo Peluso, Mario Aterrano, Savio De Martino, <br />Francesco D’Alena e Mario Andrisani<br />il balletto e l’orchestra del Cafè Chantant<br />musiche e direzione d’orchestra Ettore Gatta<br />Costumi Romeo Gigli<br />Coreografie Alessandro Di Napoli<br />Disegno luci Luigi Della Monica<br />Scene Francesca Mercurio<br />Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro<br />Al teatro Sannazaro di Napoli fino all’8 gennaio 2022</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 27 dicembre 2022</strong>}</p> <p style="text-align: justify;"><em>Cafè chantant</em>: una macchina teatrale perfetta che affonda le sue radici in Francia, per poi arrivare in Italia ed a Napoli dove si radica con forza e, nel tempo, si evolve. Uno spettacolo fondamentale per la città partenopea, che ha ospitato in diversi luoghi come il “Flora”, il “Diodato”, il “Veneziano”, il “I Cavalieri”, le sciantose, i cantanti, le orchestre che divertivano il pubblico composto per lo più da ricchi e borghesi.<br />Grazie ad una felice intuizione di Lara Sansone, regista ed interprete del <em>Cafè chantant</em> in scena al teatro Sannazaro fino all’8 gennaio, è diventato uno dei capisaldi della tradizione in città. Per intenderci, con questo show Napoli ha un suo spettacolo distintivo da proporre ai numerosissimi turisti presenti in questo periodo in città ed anche ai napoletani che amano il genere proposto.<br />La sala di via Chiaia cambia pelle per accogliere al meglio le atmosfere caratterizzanti lo show: via le poltrone, benvenuti tavolini. Non si tratta solo di una trasformazione strutturale ma ogni angolo del teatro si prepara ad accogliere questa celebrazione, opulenta, magnifica, da sogno, che le persone attendono tutto un anno ed affollano la sala con la gioia negli occhi.<br />Ad ogni edizione la Sansone migliora lo show tenendo d’occhio quello che accade nel mondo, infatti i pezzi dei presentatori sono legati fortemente all’attualità. Sono previsti anche omaggi ad artisti di recente scomparsi, come Raffaella Carrà, oltre che numeri di ballo e canzoni legate alla tradizione partenopea ed europea. Così in rapida successione si possono apprezzare: <em>Havana</em> di Camilla Cabello in chiave jazz, <em>Just a gigolo</em> di Louis Prima, <em>Maracaibo</em> di Lu Colombo, <em>I love You baby</em> di Gloria Gaynor, <em>Lady Marmalade</em> di Christina Aguilera, <em>Tarzan boy</em> di Baltimora, Medley di brani in napoletano, Medley omaggio a Raffaella Carrà, e poi il can can, la tarantella e tanto altro.<br />Non è facile ricreare con le parole l’atmosfera che si respira ma ci provo dicendo che si tratta di un’esperienza immersiva totale fatta di luci, colori, suoni dove il fattore dominante è il clima da festa collettiva dove tutti sono protagonisti di un congegno studiato alla perfezione. Per arrivare a questo risultato la Sansone studia tutto l’anno le novità con tutto il cast ed il risultato è uno spettacolo di gran classe dove tutto dalla maniacale regia, alla sequenza dei numeri, alla commistione di generi, funziona a meraviglia.<br />Mitico tempio del varietà napoletano che ha cavalcato la storia fino ad arrivare ai nostri giorni, ammantandosi di un’aneddotica ai limiti del favolistico, il Café Chantant non è solo una grande festa spettacolo ma è un “modo” di fare teatro, di giocare con gli stereotipi, con le citazioni, con le dissacrazioni, con i ricordi. <br />Vanno, infine, sottolineati gli elementi scenici ed i costumi che aiutano gli spettatori a compiere questo viaggio nella felicità e nel divertimento.<br />Il cast riesce a interpretare e restituire appieno senso di questo lavoro e funziona in maniera perfetta. In scena con la regista ci sono: Lucio Pierri, Massimo Peluso, Mario Aterrano, Savio De Martino, Francesco D’Alena e Mario Andrisani e il balletto e l’orchestra del Cafè Chantant. Le musiche e la direzione d’orchestra sono di Ettore Gatta, i costumi di Romeo Gigli, le coreografie di Alessandro Di Napoli, il disegno luci di Luigi Della Monica e le scene di Francesca Mercurio.<br />Una Produzione Tradizione e Turismo – Centro di Produzione Teatrale – Teatro Sannazaro.<br />Una esperienza di spettacolo da vivere, rivivere e condivivere.</p> <p><strong>Roberta D’Agostino</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAGES AUX FOLLES (LA) - regia Massimo Romeo Piparo2012-03-09T01:00:00+01:002012-03-09T01:00:00+01:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/1442-sipario-recensioni-cages-aux-folles-la.htmlLa Redazionerivista@sipario.it<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/bd453c22415554e4edc70886420e179c_S.jpg" alt="La cages aux folles" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><strong>di Jerry Herman e Harvey Fierstein, tratto dalla commedia omonima di Jean Poiret</strong><br /><strong>traduzione, adattamento e regia di Massimo Romeo Piparo</strong><br /><strong>Scene: Gianluca Amodio, luci: Daniele Ceprani, Costumi: Nicoletta Ercole Musiche: direzione musicale e orchestrazioni aggiunte Emanuele Friello, Produzione: PeepArrow Entertainment</strong><br /><strong>Interpreti: Massimo Ghini, Cesare Bocci, con la partecipazione di Russell Russell, Crescenza Guarnieri, Edoardo Sala, Cristian Ruiz, solisti Chiara Scipione, Gloria Miele, Andrea Palotto e con le CAGELLES Daniele Amenta, Giammarco Capogna, Mauro De Palma, Bastan Gimelli Morosini, Adonà Mamo, Jacky Romano, Giovanni Scura, Salvador Axel Torrisi, Marco Paolo Tucci, Nicola Zamperetti, e con Chiara Barbagallo, Debora Boccuni, Michela Maltoni</strong><br /><strong>Trieste, Politeama Rossetti 29 gennaio 2012</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 9 marzo 2012</strong>}<span style="font-size: 12pt; color: #000000;"></span></p> <p style="text-align: justify;"><em></em>Tratto dalla commedia del francese Jean Poiret del 1973, il musical "La cage aux Folles", firmato per la musica e i testi da Jery Herman e per il libretto da Harvey Fierstein, debuttò con grande successo a Broadway nel 1983. Sei anni dopo ne fu ricavato il fortunatissimo film "Il Vizietto" con Michel Serrault e Ugo Tognazzi.</p> <p style="text-align: justify;">Di questa stagione è invece l'edizione nazionale del musical che raduna un cast azzeccatissimo diretto da Massimo Romeo Piparo (che ne cura anche la traduzione italiana e l'adattamento). Due volti noti del cinema e della <em>fiction</em> di qualità, oltre che del teatro, impersonano la coppia gay più simpatica e disarmante degli ultimi tempi, con delicatezza, <em>humour</em> e accurato studio del personaggio. Si tratta di Massimo Ghini, artista a tutto tondo, che plasma senza risparmiarsi Albin (in arte la <em>drag queen</em> Zazà) e Cesare Bocci – tra i fondatori della Compagnia della Rancia – che ci regala un Renato che vive molto elegantemente la sua diversità. L'intesa fra i due uomini che gestiscono un <em>night club</em> per travestiti a Saint Tropez è ormai ventennale: sono come marito e moglie e insieme hanno anche cresciuto Laurent (Cristian Ruiz), figlio che Renato ha avuto da una fugace relazione con una ballerina (il "vizietto" appunto a cui allude il titolo). Quando il ragazzo decide di fidanzarsi con Anne (Chiara Scipione), figlia di un politico locale conservatore e moralista, cominciano i guai... La trama scoppiettante, ricca di malintesi e colpi di scena, viene proposta con qualche lungaggine nel primo tempo, per poi toccare picchi di comicità e ritmo nella seconda parte. Piace la cura riservata alla doppia ambientazione (scenografie di Gianluca Amodio): il colorato ed eccentrico appartamento, affidato alle cure della vezzosa domestica nera (un esuberante Russel Russel), e il locale notturno, regno indiscusso delle <em>cagelles</em>, avvenenti <em>drug queen</em> che compongono un validissimo corpo di ballo e si esibiscono sfoggiando look impeccabili nel trucco, nelle parrucche colorate e nei vestiti luccicanti. Un trionfo di femminile vanità, <em>pailettes</em> e provocazione insomma, esaltato dalle coreografie di Bill Goodson, che dimostra quanto i costumi (di Nicoletta Ercole) possano trasformare e offrire nuove divertenti identità.</p> <p style="text-align: justify;">Peccato che sia mancata la presenza dell'orchestra dal vivo, anche se di fatto la componente musicale dello spettacolo non sia ricchissima e tra le più memorabili del genere.</p> <p><strong>Elena Pousché</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/bd453c22415554e4edc70886420e179c_S.jpg" alt="La cages aux folles" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><strong>di Jerry Herman e Harvey Fierstein, tratto dalla commedia omonima di Jean Poiret</strong><br /><strong>traduzione, adattamento e regia di Massimo Romeo Piparo</strong><br /><strong>Scene: Gianluca Amodio, luci: Daniele Ceprani, Costumi: Nicoletta Ercole Musiche: direzione musicale e orchestrazioni aggiunte Emanuele Friello, Produzione: PeepArrow Entertainment</strong><br /><strong>Interpreti: Massimo Ghini, Cesare Bocci, con la partecipazione di Russell Russell, Crescenza Guarnieri, Edoardo Sala, Cristian Ruiz, solisti Chiara Scipione, Gloria Miele, Andrea Palotto e con le CAGELLES Daniele Amenta, Giammarco Capogna, Mauro De Palma, Bastan Gimelli Morosini, Adonà Mamo, Jacky Romano, Giovanni Scura, Salvador Axel Torrisi, Marco Paolo Tucci, Nicola Zamperetti, e con Chiara Barbagallo, Debora Boccuni, Michela Maltoni</strong><br /><strong>Trieste, Politeama Rossetti 29 gennaio 2012</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 9 marzo 2012</strong>}<span style="font-size: 12pt; color: #000000;"></span></p> <p style="text-align: justify;"><em></em>Tratto dalla commedia del francese Jean Poiret del 1973, il musical "La cage aux Folles", firmato per la musica e i testi da Jery Herman e per il libretto da Harvey Fierstein, debuttò con grande successo a Broadway nel 1983. Sei anni dopo ne fu ricavato il fortunatissimo film "Il Vizietto" con Michel Serrault e Ugo Tognazzi.</p> <p style="text-align: justify;">Di questa stagione è invece l'edizione nazionale del musical che raduna un cast azzeccatissimo diretto da Massimo Romeo Piparo (che ne cura anche la traduzione italiana e l'adattamento). Due volti noti del cinema e della <em>fiction</em> di qualità, oltre che del teatro, impersonano la coppia gay più simpatica e disarmante degli ultimi tempi, con delicatezza, <em>humour</em> e accurato studio del personaggio. Si tratta di Massimo Ghini, artista a tutto tondo, che plasma senza risparmiarsi Albin (in arte la <em>drag queen</em> Zazà) e Cesare Bocci – tra i fondatori della Compagnia della Rancia – che ci regala un Renato che vive molto elegantemente la sua diversità. L'intesa fra i due uomini che gestiscono un <em>night club</em> per travestiti a Saint Tropez è ormai ventennale: sono come marito e moglie e insieme hanno anche cresciuto Laurent (Cristian Ruiz), figlio che Renato ha avuto da una fugace relazione con una ballerina (il "vizietto" appunto a cui allude il titolo). Quando il ragazzo decide di fidanzarsi con Anne (Chiara Scipione), figlia di un politico locale conservatore e moralista, cominciano i guai... La trama scoppiettante, ricca di malintesi e colpi di scena, viene proposta con qualche lungaggine nel primo tempo, per poi toccare picchi di comicità e ritmo nella seconda parte. Piace la cura riservata alla doppia ambientazione (scenografie di Gianluca Amodio): il colorato ed eccentrico appartamento, affidato alle cure della vezzosa domestica nera (un esuberante Russel Russel), e il locale notturno, regno indiscusso delle <em>cagelles</em>, avvenenti <em>drug queen</em> che compongono un validissimo corpo di ballo e si esibiscono sfoggiando look impeccabili nel trucco, nelle parrucche colorate e nei vestiti luccicanti. Un trionfo di femminile vanità, <em>pailettes</em> e provocazione insomma, esaltato dalle coreografie di Bill Goodson, che dimostra quanto i costumi (di Nicoletta Ercole) possano trasformare e offrire nuove divertenti identità.</p> <p style="text-align: justify;">Peccato che sia mancata la presenza dell'orchestra dal vivo, anche se di fatto la componente musicale dello spettacolo non sia ricchissima e tra le più memorabili del genere.</p> <p><strong>Elena Pousché</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAMERA OBSCURA - coreografia Michele Pogliani2022-08-01T17:40:08+02:002022-08-01T17:40:08+02:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/14581-camera-obscura-coreografia-michele-pogliani.htmlMarco Ranaldi<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a8f6a66febc5d6fa916c6271ab69ae26_S.jpg" alt=""Camera Obscura", coreografia Michele Pogliani" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Compagnia di danza MP3 Dance Project®<br />in collaborazione con Change Performing Arts<br />Michele Pogliani ideazione, coreografia e regia<br />Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa e Michele Pogliani interpreti<br />Musiche di Bergmann<br />Tiziana Barbanelli costumi<br />Marta Dellabona e Martina Galbiati spazio scenico<br />Daniele Lazzara, Lorenzo De Marziani, Michele Innocente video<br />Fabio Bozzetta luci<br />Fabrizio De Angelis coordinamento di produzione<br />Azzurra Di Meco coordinamento artistico<br />Fonti: La chambre claire, Roland Barthes, Paris 1980<br />MONTEPULCIANO - Teatro Poliziano, 30 luglio 2022</strong></p> <p><span style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:</span><strong style="text-align: justify;">www.Sipario.it, 31 luglio 2022</strong><span style="text-align: justify;">}</span></p> <p style="text-align: justify;">Ci sarà stata una camera oscura che da lontano guardava ciò che Pasolini realizzava nel suo ultimo drammatico film Salò. Quella camera oscura incarna il vissuto interiore, la lotta fratricida fra la ragione e la passione che albergava in Pasolini. E quel senso quasi necrofilo di dissipazione, di diminuzione, di sparizione. Come sparirà da li a poco. Ma c’è di più <em>Camera Oscura</em> è una lettura sfocata, miope, liofilizzata, intrinseca, messa a fuoco, di un contorno, quale esso sia, è dubbioso saperlo. Inquietudine da vecchia presenza del tempo <em>ballerinico</em> quello di Michele Pogliani che si assaggia ed assaggia chi lo assaggia. Una lettura psicoanalitica che avrebbe fatto godere di piacere Lacan. E poi l’uso di un metro musicale di tale Bergmann, del quale non sappiamo il nome, parte da una forma di Bach in stile Swingle Singers, per poi passare ad una serie di sequenze elettroniche, ritmiche. E’ uno scorrere di corpi, di posizioni, di sovrapposizioni, di feticismo accademico. E’ uno sfondo con sfondi, una visione nella visione, un po' quello che facevano già i francesi o il divino Bunuel. E’ la forma plastica dei plastici fisici di Pasolini, è visione statica del corpo che si compone. E’ sessuale e asessuale. E’ sangue e tempo. Insomma Camera oscura è. Pasolini è vivo, il tempo scorre, le posizioni si inarcano, la lentezza del gesto, la posizione a moto perpetuo del corpo. Camera oscura è. Quindi Michele Pogliani è. Con il suo corpo diviso in altri 3, sue visioni o pre visioni, o meglio proiezioni. Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa sono il corpo di Michele Pogliani. E nella sinestesia di cinque minuti di film, di meta narrazione, il corpo si compone e si scompone. Cade, si spoglia, si rialza, si tramortisce, finisce, riesce. Senza fine come direbbe Gino. Paoli s’intende.</p> <p><strong>Marco Ranaldi</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a8f6a66febc5d6fa916c6271ab69ae26_S.jpg" alt=""Camera Obscura", coreografia Michele Pogliani" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Compagnia di danza MP3 Dance Project®<br />in collaborazione con Change Performing Arts<br />Michele Pogliani ideazione, coreografia e regia<br />Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa e Michele Pogliani interpreti<br />Musiche di Bergmann<br />Tiziana Barbanelli costumi<br />Marta Dellabona e Martina Galbiati spazio scenico<br />Daniele Lazzara, Lorenzo De Marziani, Michele Innocente video<br />Fabio Bozzetta luci<br />Fabrizio De Angelis coordinamento di produzione<br />Azzurra Di Meco coordinamento artistico<br />Fonti: La chambre claire, Roland Barthes, Paris 1980<br />MONTEPULCIANO - Teatro Poliziano, 30 luglio 2022</strong></p> <p><span style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:</span><strong style="text-align: justify;">www.Sipario.it, 31 luglio 2022</strong><span style="text-align: justify;">}</span></p> <p style="text-align: justify;">Ci sarà stata una camera oscura che da lontano guardava ciò che Pasolini realizzava nel suo ultimo drammatico film Salò. Quella camera oscura incarna il vissuto interiore, la lotta fratricida fra la ragione e la passione che albergava in Pasolini. E quel senso quasi necrofilo di dissipazione, di diminuzione, di sparizione. Come sparirà da li a poco. Ma c’è di più <em>Camera Oscura</em> è una lettura sfocata, miope, liofilizzata, intrinseca, messa a fuoco, di un contorno, quale esso sia, è dubbioso saperlo. Inquietudine da vecchia presenza del tempo <em>ballerinico</em> quello di Michele Pogliani che si assaggia ed assaggia chi lo assaggia. Una lettura psicoanalitica che avrebbe fatto godere di piacere Lacan. E poi l’uso di un metro musicale di tale Bergmann, del quale non sappiamo il nome, parte da una forma di Bach in stile Swingle Singers, per poi passare ad una serie di sequenze elettroniche, ritmiche. E’ uno scorrere di corpi, di posizioni, di sovrapposizioni, di feticismo accademico. E’ uno sfondo con sfondi, una visione nella visione, un po' quello che facevano già i francesi o il divino Bunuel. E’ la forma plastica dei plastici fisici di Pasolini, è visione statica del corpo che si compone. E’ sessuale e asessuale. E’ sangue e tempo. Insomma Camera oscura è. Pasolini è vivo, il tempo scorre, le posizioni si inarcano, la lentezza del gesto, la posizione a moto perpetuo del corpo. Camera oscura è. Quindi Michele Pogliani è. Con il suo corpo diviso in altri 3, sue visioni o pre visioni, o meglio proiezioni. Lorenzo Ganni, Giovanni Marino, Agnese Trippa sono il corpo di Michele Pogliani. E nella sinestesia di cinque minuti di film, di meta narrazione, il corpo si compone e si scompone. Cade, si spoglia, si rialza, si tramortisce, finisce, riesce. Senza fine come direbbe Gino. Paoli s’intende.</p> <p><strong>Marco Ranaldi</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CANTICO DEI CANTICI - coreografia Virgilio Sieni2016-10-24T09:32:12+02:002016-10-24T09:32:12+02:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/10193-cantico-dei-cantici-coreografia-virgilio-sieni.htmlGiuseppe Distefano<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/723eae6b75785b9581f7da47ddfdcc29_S.jpg" alt=""Cantico dei Cantici" coreografia Virgilio Sieni. Foto Virgilio Sieni" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Coreografia e regia Virgilio Sieni </strong><br /><strong>Interpretazione Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso </strong><br /><strong>Musiche originali eseguite dal vivo dall'autore Daniele Roccato (contrabbasso)</strong><br /><strong> Scenografia Giusto Manetti Battiloro S.p.A. </strong><br /><strong>Costumi Elena Bianchini , Luci Mattia Bagnoli </strong><br /><strong>Produzione Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni</strong><br /><strong>Prima assoluta: 7 ottobre 2016 al Festival Aperto, Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza. </strong><br /><strong>Quindi a Firenze, Teatro la Pergola, per il Festival "La Democrazia del corpo", di CANGO/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 24 ottobre 2016</strong>}</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Il <em>Cantico dei Cantici</em> di Virgilio Sieni dentro un recinto dorato</strong></p> <p style="text-align: justify;">È uno spazio aureo, un luogo circolare luccicante di lamine d'oro, dove la più sublime delle storie d'amore trova il suo compimento. Articolato in otto momenti, il biblico <em>Cantico dei Cantici</em> di re Salomone che Virgilio Sieni ha immaginato col suo vocabolario di nuovi movimenti astratti, è una danza rarefatta che origina dal buio al suono ipnotico di un contrabbasso le cui note sillabano il tempo dello svelamento. Una semioscurità che rivela l'emergere dei corpi dapprima di schiena, irrorati appena da una luce sempre più calda il cui bagliore modella i corpi, che si attenua e si ravviva a più riprese scandendo la temperatura emozionale della ricerca dell'amore. In questa atmosfera intima, con il pubblico ravvicinato e posizionato sullo stesso palcoscenico, il palpito gestuale giunge avvolgente. Un uomo solitario, poi la donna. Un idillio pastorale di approccio, di vicinanza e tattilità, un pascolo odoroso di corpi che si annusano col gesto in cui la coppia iniziale sembra poi moltiplicare le sue membra. Generano un flusso continuo di movimenti che altre due coppie riprendono non appena anch'essi sono catapultati dentro il cerchio luminoso, rotolando come onde che la risacca restituisce alla riva e riporta di nuovo in mare. In questo approdo la danza è quasi sempre a terra, puntata sulle ginocchia; diventa verticale quando inarcamenti, gambe e busto si ergono, e, nel mulinare di braccia, nel proliferare di schegge gestuali, si intrecciano relazioni frontali, dapprima timide, poi sempre più ravvicinate, che riempiono di fisicità il respiro del silenzio. Attrazioni e fughe, abbracci e distanze si susseguono mentre i danzatori escono e rientrano in quello spazio dorato e ancestrale, che accende una sensualità più mentale che fisica, più contemplativa che erotica. Ed ecco l'accensione di un superbo assolo, veloce, pacato, circolare, di piacere e tormento, fuori e dentro lo spazio, che lascia infine posto alla emozionante sequenza in cui la coppia, carezzata da una luce fioca che modella le schiene, striscia lentamente a pancia in giù, riconsegnandosi alla terra. O ad un altrove sacrale.</p> <p><strong>Giuseppe Distefano</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/723eae6b75785b9581f7da47ddfdcc29_S.jpg" alt=""Cantico dei Cantici" coreografia Virgilio Sieni. Foto Virgilio Sieni" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>Coreografia e regia Virgilio Sieni </strong><br /><strong>Interpretazione Claudia Caldarano, Luna Cenere, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Davide Valrosso </strong><br /><strong>Musiche originali eseguite dal vivo dall'autore Daniele Roccato (contrabbasso)</strong><br /><strong> Scenografia Giusto Manetti Battiloro S.p.A. </strong><br /><strong>Costumi Elena Bianchini , Luci Mattia Bagnoli </strong><br /><strong>Produzione Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Compagnia Virgilio Sieni</strong><br /><strong>Prima assoluta: 7 ottobre 2016 al Festival Aperto, Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza. </strong><br /><strong>Quindi a Firenze, Teatro la Pergola, per il Festival "La Democrazia del corpo", di CANGO/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 24 ottobre 2016</strong>}</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Il <em>Cantico dei Cantici</em> di Virgilio Sieni dentro un recinto dorato</strong></p> <p style="text-align: justify;">È uno spazio aureo, un luogo circolare luccicante di lamine d'oro, dove la più sublime delle storie d'amore trova il suo compimento. Articolato in otto momenti, il biblico <em>Cantico dei Cantici</em> di re Salomone che Virgilio Sieni ha immaginato col suo vocabolario di nuovi movimenti astratti, è una danza rarefatta che origina dal buio al suono ipnotico di un contrabbasso le cui note sillabano il tempo dello svelamento. Una semioscurità che rivela l'emergere dei corpi dapprima di schiena, irrorati appena da una luce sempre più calda il cui bagliore modella i corpi, che si attenua e si ravviva a più riprese scandendo la temperatura emozionale della ricerca dell'amore. In questa atmosfera intima, con il pubblico ravvicinato e posizionato sullo stesso palcoscenico, il palpito gestuale giunge avvolgente. Un uomo solitario, poi la donna. Un idillio pastorale di approccio, di vicinanza e tattilità, un pascolo odoroso di corpi che si annusano col gesto in cui la coppia iniziale sembra poi moltiplicare le sue membra. Generano un flusso continuo di movimenti che altre due coppie riprendono non appena anch'essi sono catapultati dentro il cerchio luminoso, rotolando come onde che la risacca restituisce alla riva e riporta di nuovo in mare. In questo approdo la danza è quasi sempre a terra, puntata sulle ginocchia; diventa verticale quando inarcamenti, gambe e busto si ergono, e, nel mulinare di braccia, nel proliferare di schegge gestuali, si intrecciano relazioni frontali, dapprima timide, poi sempre più ravvicinate, che riempiono di fisicità il respiro del silenzio. Attrazioni e fughe, abbracci e distanze si susseguono mentre i danzatori escono e rientrano in quello spazio dorato e ancestrale, che accende una sensualità più mentale che fisica, più contemplativa che erotica. Ed ecco l'accensione di un superbo assolo, veloce, pacato, circolare, di piacere e tormento, fuori e dentro lo spazio, che lascia infine posto alla emozionante sequenza in cui la coppia, carezzata da una luce fioca che modella le schiene, striscia lentamente a pancia in giù, riconsegnandosi alla terra. O ad un altrove sacrale.</p> <p><strong>Giuseppe Distefano</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CANTO - coreografia Laura Pulin2007-05-10T02:00:00+02:002007-05-10T02:00:00+02:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/1483-sipario-recensioni-canto.htmlLa Redazionerivista@sipario.it<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/816ecbdccb9f359dffd91063ea9add06_S.jpg" alt="Canto" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>coreografia e allestimento: Laura Pulin </strong><br /><strong>interpreti: Haizam Abdalla Garcia, Bledi Bejleri, Catia Dalla Muta, Elena Friso, Vincenzo Lacassia, Katja Muschter, Vincenzo Persi</strong><br /><strong>musiche: Béla Bartók, Frédéric Chopin, Bernard Hermann, Arvo Pärt,</strong><br /><strong>Giovanni Battista Pergolesi, Giacinto Scelsi, Franz Schubert,</strong><br /><strong>Salvatore Sciarrino, Dmitri Shostakovich </strong><br /><strong>supervisione musicale e musiche originali: Carlo Carcano</strong><br /><strong>disegno luci: Francesco Catacchio</strong><br /><strong>Padova, Teatro Verdi, maggio 2007</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Corriere della Sera, 10 maggio 2007</strong>}<span style="font-size: 10pt;"><strong>«Canto» del gruppo NuDi, ispirato al libro di Dario Fertilio e Mario Botta </strong> </span></p> <p style="text-align: justify;">Sul palco danzano solo gli angeli PADOVA - Forse il mondo ha bisogno di cieli puliti, di armonie consolatorie, di antidoti ai veleni del nostro soffrire quotidiano: così, dopo anni di esilio, tornano gli angeli, messaggeri divini nati nelle più antiche civiltà e poi passati nei misteri felici della Fede e nei gironi incantati della poesia. Sono anche legati, gli angeli, alla custodia di chi li accetta e all' idea vincente del volo. L' altra sera dai cieli di Padova gli angeli sono scesi al Teatro Verdi dove la Compagnia «NuDi», con la coreografia di Laura Pulin, ha messo in scena, insieme con il Nuovo di Torino, il balletto Canto, spettacolo moderno di rilevante qualità sia nell' interpretazione che nell' allestimento. Il balletto si ispira a un libro, La lingua degli angeli, per principianti, Skira Editore, scritto dal giornalista del Corriere della Sera Dario Fertilio e corredato da una serie di splendide illustrazioni di Mario Botta, l' architetto del Mart di Rovereto e del Teatro alla Scala. In una serie di «lezioni» l' autore apre tutte le finestre possibili sul rapporto fra terra e cielo, su angeli e «persone», passando dalle Sacre Scritture alla letteratura, dalla filosofia alla scienza, con il preciso intento di giungere alla Verità: Botta inserisce gli angeli nel contesto della città di oggi, del monumento, della testimonianza artistica, della sofferenza dei popoli sconfitti cui le creature celesti, certo, dovrebbero porre più attenzione. Pensando al Canto come a una Lode all' amore e alla vita, Laura Pulin ha tentato con successo - partendo da immagini e storie parallele - di tradurre in situazioni e sentimenti umani le metafore che gli altri mondi suggeriscono al mondo in cui viviamo. Si comincia con la purezza dell' infanzia, con la bimba che accarezza un grande orso meccanico, l' immensa peluche dei desideri; si continua con annunci di felicità, di fertilità, di dolori, di passioni, di amicizia, contro ogni tentazione di solitudine, contro i tumulti della violenza e della aggressività. Gli angeli di Botta appaiono proiettati sui fondali - ne avremmo messi di più, tuttavia - ma le loro ali si materializzano solo nel finale, scendendo sugli artisti che, aiutati da questa benedizione, escono di scena come tanti messaggeri di luce e di gioia, e il mondo li accoglie in un' aura di salvezza. La piccola compagnia è molto ben preparata e ispirata (ha una buona guida), le musiche sono state assemblate (si va da Pergolesi a Pärt, passando per Chopin, Schubert, Shostakovic, Sciarrino) con chiarezza da Carlo Carcano; i costumi, dai toni arcaici perché ispirati a quelli delle civiltà egizia, cretese, grecoromana, sufi, hanno eleganza e sono firmati da Giulia Zuolo. La coreografia va per linee essenziali, ponendo in risalto le capacità dei singoli sul piano tecnico (con qualche prodezza accademica) e scavando anche nel loro Io, nel loro cuore. C' è quindi una forte carica emotiva, cosa piuttosto rara nel moderno italiano. Ora Canto è atteso a Vignale Danza e in altri Festival estivi. *** LE DATE Ecco le date della rassegna Prospettiva Danza: fino al 27 maggio «Prospettiva Danza Teatro 2007», diretta da Laura Pulin, riunisce a Padova - al Teatro Verdi e in altri spazi - giovani coreografi italiani ed europei in spettacoli e seminari.</p> <p><strong>Mario Pasi</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/816ecbdccb9f359dffd91063ea9add06_S.jpg" alt="Canto" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>coreografia e allestimento: Laura Pulin </strong><br /><strong>interpreti: Haizam Abdalla Garcia, Bledi Bejleri, Catia Dalla Muta, Elena Friso, Vincenzo Lacassia, Katja Muschter, Vincenzo Persi</strong><br /><strong>musiche: Béla Bartók, Frédéric Chopin, Bernard Hermann, Arvo Pärt,</strong><br /><strong>Giovanni Battista Pergolesi, Giacinto Scelsi, Franz Schubert,</strong><br /><strong>Salvatore Sciarrino, Dmitri Shostakovich </strong><br /><strong>supervisione musicale e musiche originali: Carlo Carcano</strong><br /><strong>disegno luci: Francesco Catacchio</strong><br /><strong>Padova, Teatro Verdi, maggio 2007</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Corriere della Sera, 10 maggio 2007</strong>}<span style="font-size: 10pt;"><strong>«Canto» del gruppo NuDi, ispirato al libro di Dario Fertilio e Mario Botta </strong> </span></p> <p style="text-align: justify;">Sul palco danzano solo gli angeli PADOVA - Forse il mondo ha bisogno di cieli puliti, di armonie consolatorie, di antidoti ai veleni del nostro soffrire quotidiano: così, dopo anni di esilio, tornano gli angeli, messaggeri divini nati nelle più antiche civiltà e poi passati nei misteri felici della Fede e nei gironi incantati della poesia. Sono anche legati, gli angeli, alla custodia di chi li accetta e all' idea vincente del volo. L' altra sera dai cieli di Padova gli angeli sono scesi al Teatro Verdi dove la Compagnia «NuDi», con la coreografia di Laura Pulin, ha messo in scena, insieme con il Nuovo di Torino, il balletto Canto, spettacolo moderno di rilevante qualità sia nell' interpretazione che nell' allestimento. Il balletto si ispira a un libro, La lingua degli angeli, per principianti, Skira Editore, scritto dal giornalista del Corriere della Sera Dario Fertilio e corredato da una serie di splendide illustrazioni di Mario Botta, l' architetto del Mart di Rovereto e del Teatro alla Scala. In una serie di «lezioni» l' autore apre tutte le finestre possibili sul rapporto fra terra e cielo, su angeli e «persone», passando dalle Sacre Scritture alla letteratura, dalla filosofia alla scienza, con il preciso intento di giungere alla Verità: Botta inserisce gli angeli nel contesto della città di oggi, del monumento, della testimonianza artistica, della sofferenza dei popoli sconfitti cui le creature celesti, certo, dovrebbero porre più attenzione. Pensando al Canto come a una Lode all' amore e alla vita, Laura Pulin ha tentato con successo - partendo da immagini e storie parallele - di tradurre in situazioni e sentimenti umani le metafore che gli altri mondi suggeriscono al mondo in cui viviamo. Si comincia con la purezza dell' infanzia, con la bimba che accarezza un grande orso meccanico, l' immensa peluche dei desideri; si continua con annunci di felicità, di fertilità, di dolori, di passioni, di amicizia, contro ogni tentazione di solitudine, contro i tumulti della violenza e della aggressività. Gli angeli di Botta appaiono proiettati sui fondali - ne avremmo messi di più, tuttavia - ma le loro ali si materializzano solo nel finale, scendendo sugli artisti che, aiutati da questa benedizione, escono di scena come tanti messaggeri di luce e di gioia, e il mondo li accoglie in un' aura di salvezza. La piccola compagnia è molto ben preparata e ispirata (ha una buona guida), le musiche sono state assemblate (si va da Pergolesi a Pärt, passando per Chopin, Schubert, Shostakovic, Sciarrino) con chiarezza da Carlo Carcano; i costumi, dai toni arcaici perché ispirati a quelli delle civiltà egizia, cretese, grecoromana, sufi, hanno eleganza e sono firmati da Giulia Zuolo. La coreografia va per linee essenziali, ponendo in risalto le capacità dei singoli sul piano tecnico (con qualche prodezza accademica) e scavando anche nel loro Io, nel loro cuore. C' è quindi una forte carica emotiva, cosa piuttosto rara nel moderno italiano. Ora Canto è atteso a Vignale Danza e in altri Festival estivi. *** LE DATE Ecco le date della rassegna Prospettiva Danza: fino al 27 maggio «Prospettiva Danza Teatro 2007», diretta da Laura Pulin, riunisce a Padova - al Teatro Verdi e in altri spazi - giovani coreografi italiani ed europei in spettacoli e seminari.</p> <p><strong>Mario Pasi</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CANTO BIANCO DI UN MOMENTO DI ORIZZONTE VERTICALE - coreografia Matteo Levaggi2007-06-10T02:00:00+02:002007-06-10T02:00:00+02:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/1484-sipario-recensioni-canto-bianco-in-un-momento-di-orizzonte-verticale.htmlLa Redazionerivista@sipario.it<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/72e066d9abc6a10033f6a9299f47248a_S.jpg" alt="Canto bianco in un momento di orizzonte verticale" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>un balletto di Matteo Levaggi </strong><br /><strong>su musiche di Steve Reich, Ryoji Ikeda, David Lang </strong><br /><strong>disegno luci Marco Policastro </strong><br /><strong>impianto scenico Sara Giammello</strong><br /><strong>creazione per la Biennale di Venezia - Danza in coproduzione con Torinodanza 2006 </strong><br /><strong>Trezzo sull’Adda, 6 giugno 2007</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Il Manifesto, 10 giugno 2007</strong>}<strong><span style="font-size: 10pt;">Canto bianco, movimenti alla superficie delle forme</span></strong></p> <p><strong><span style="font-size: 10pt;">Trezzo sull'Adda</span></strong></p> <p style="text-align: justify;">Matteo Levaggi è uno dei pochi nostri giovani coreografi interessato alla danza pura. I maestri ispiratori di questo ventinovenne che lavora stabilmente come coreografo del Balletto Teatro di Torino di Loredana Furno sono Balanchine, Cunningham, certo Forsythe. Una delle ultime creazioni di Levaggi, Canto bianco in un momento di orizzonte verticale, musiche di Steve Reich, Ryoji Ikeda e David Lang, è stata ospitata dalla 12ª edizione di Adda Danza, festival che chiude stasera al Live Club di Trezzo con la compagnia anglo-indiana di Shobana Jeyasingh. <br />Levaggi firma un pezzo ben articolato sotto il profilo coreografico, sia per il gusto del gioco di linee del corpo che per la crescita delle strutture di movimento nello spazio. Un disegno tra neoclassico e postclassico che predilige le diagonali, un po' alla Christopher Wheeldon (coreografo inglese molto apprezzato in America), lo sviluppo di sequenze in parallelo come il duetto al femminile che apre lo spettacolo, la creazione di quartetti, gruppi, assoli, la loro dissoluzione e trasformazione. <br />Costumi bianchi che declinano al beige per poi opporsi ai neri: colori che si sposano a una danza che passa dalla qualità armonica, apollinea della parte in chiaro al postclassico più inquieto e notturno della parte scura. Tuttavia, nonostante l'evidente impegno tecnico dei danzatori, Canto bianco non decolla come vorrebbe la scrittura coreografica e la sua premessa, ovvero il tentativo di rendere visibile ciò che si agita «sotto la pelle» (questo era il tema), lo «sviluppo interiore», «pensieri e emozioni, ricordi che attraversano il nostro essere psicologico» (Levaggi). Nei danzatori questa consapevolezza tra sentire interno e dinamismo del corpo è discontinua: funziona in Manuela Maugeri e Takashi Setoguchi, ma nel complesso del gruppo, la motivazione del pezzo resta alla superficie delle forme. Un'interpretazione da mettere a fuoco perché Canto bianco si riveli.</p> <p><strong>Francesca Pedroni</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/72e066d9abc6a10033f6a9299f47248a_S.jpg" alt="Canto bianco in un momento di orizzonte verticale" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>un balletto di Matteo Levaggi </strong><br /><strong>su musiche di Steve Reich, Ryoji Ikeda, David Lang </strong><br /><strong>disegno luci Marco Policastro </strong><br /><strong>impianto scenico Sara Giammello</strong><br /><strong>creazione per la Biennale di Venezia - Danza in coproduzione con Torinodanza 2006 </strong><br /><strong>Trezzo sull’Adda, 6 giugno 2007</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Il Manifesto, 10 giugno 2007</strong>}<strong><span style="font-size: 10pt;">Canto bianco, movimenti alla superficie delle forme</span></strong></p> <p><strong><span style="font-size: 10pt;">Trezzo sull'Adda</span></strong></p> <p style="text-align: justify;">Matteo Levaggi è uno dei pochi nostri giovani coreografi interessato alla danza pura. I maestri ispiratori di questo ventinovenne che lavora stabilmente come coreografo del Balletto Teatro di Torino di Loredana Furno sono Balanchine, Cunningham, certo Forsythe. Una delle ultime creazioni di Levaggi, Canto bianco in un momento di orizzonte verticale, musiche di Steve Reich, Ryoji Ikeda e David Lang, è stata ospitata dalla 12ª edizione di Adda Danza, festival che chiude stasera al Live Club di Trezzo con la compagnia anglo-indiana di Shobana Jeyasingh. <br />Levaggi firma un pezzo ben articolato sotto il profilo coreografico, sia per il gusto del gioco di linee del corpo che per la crescita delle strutture di movimento nello spazio. Un disegno tra neoclassico e postclassico che predilige le diagonali, un po' alla Christopher Wheeldon (coreografo inglese molto apprezzato in America), lo sviluppo di sequenze in parallelo come il duetto al femminile che apre lo spettacolo, la creazione di quartetti, gruppi, assoli, la loro dissoluzione e trasformazione. <br />Costumi bianchi che declinano al beige per poi opporsi ai neri: colori che si sposano a una danza che passa dalla qualità armonica, apollinea della parte in chiaro al postclassico più inquieto e notturno della parte scura. Tuttavia, nonostante l'evidente impegno tecnico dei danzatori, Canto bianco non decolla come vorrebbe la scrittura coreografica e la sua premessa, ovvero il tentativo di rendere visibile ciò che si agita «sotto la pelle» (questo era il tema), lo «sviluppo interiore», «pensieri e emozioni, ricordi che attraversano il nostro essere psicologico» (Levaggi). Nei danzatori questa consapevolezza tra sentire interno e dinamismo del corpo è discontinua: funziona in Manuela Maugeri e Takashi Setoguchi, ma nel complesso del gruppo, la motivazione del pezzo resta alla superficie delle forme. Un'interpretazione da mettere a fuoco perché Canto bianco si riveli.</p> <p><strong>Francesca Pedroni</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAPOLAVORI IN DANZA - coreografia Martina Agricoli, Simona Cieri2021-05-06T10:52:33+02:002021-05-06T10:52:33+02:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/13675-capolavori-in-danza-coreografia-martina-agricoli-simona-cieri.htmlAnnamaria Pellegrini<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/721beffd3ed8b95b3a4f2b9882b2ae96_S.jpg" alt=""Capolavori in Danza" coreografia Martina Agricoli, Simona Cieri" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><strong><em>Performance</em></strong><br /><strong>Compagnia Motus</strong><br /><strong>Protagonisti Ilaria Fratantuono, Mattia Solano</strong><br /><strong>Musiche di Antonio Vivaldi, Ludwig van Beethoven, Fryderyk Chopin, Johan Sebastian Bach</strong><br /><strong>Coreografia di Martina Agricoli, Simona Cieri</strong><br /><strong>Concept Rosanna Cieri</strong><br /><strong>Ripresa video Raffaele Domenichini, Gino Massari</strong><br /><strong>Direzione della fotografia Riccardo Domenichini (MovimentHD)</strong><br /><strong>Regia Rosanna e Simona Cieri</strong><br /><strong>ALFIERI TV 26 marzo 2021</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 6 maggio 2021</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Le arti neglette, cioè quanti se ne occupano con varie professionalità, collaborando riescono a superare questo momento così penoso per la cultura, ed i risultati meritano un deciso apprezzamento estetico, oltre a sollevarci lo spirito. Privati dell’empatia tra artisti e pubblico, abbiamo visto talvolta delle operazioni interessanti, come quella di Martone all’Opera di Roma, che ci hanno restituito la vivacità di opere sulle quali sembrava già tutto scritto (anche se i cantanti non sono in genere entusiasti dello sforzo tecnico al quale sono sottoposti). <br />Ma in questo caso il miracolo è che protagonisti non sono i potenti mezzi RAI, solo un piccolo paese della campagna senese, Castelnuovo Berardenga, il suo teatro, una ricca e preziosa Pinacoteca nazionale del capoluogo, una compagnia di danza della stessa città, e tanta tanta bellezza. Matteo Marsan, direttore del Teatro Comunale Vittorio Alfieri, precisa che le iniziative promosse “non intendono scimmiottare un teatro che presuppone la presenza del pubblico”: quel tipo di spettacolo che deve tornare presto, per il quale tutto il nostro paese è ricco di spazi appositamente creati da molti secoli e non a caso creati dai nostri antenati. Qualcuno ha deciso di negarceli, e ormai la stagione è finita senza nemmeno cominciare, allora si è indirizzata la creatività non solo verso un prodotto adatto al tipo di fruizione possibile, ma si è inventato qualcosa che proprio in teatro non si potrebbe fare, come una performance di danza in una pinacoteca. Tra le molte iniziative proposte per grandi e piccini, questa idea della compagnia Motus ci è sembrata davvero splendida, e non è forse un caso che un balletto ispirato all’arte veda nel comune di Castelnuovo come assessore alla cultura una giovane donna, Annalisa Giovani, che è anche alle dipendenze della Pinacoteca senese. Perché anche la Pinacoteca senese è chiusa da novembre, e nessuno più ha potuto godere della più importante raccolta di fondi oro e non solo ospitata nei palazzi Buonsignori e Brigidi, a due passi dal Duomo, non tanto gettonata dal turismo di massa ma apprezzata ed amata proprio da cittadini e studiosi che qui tornano periodicamente per contemplare ciò che gli appartiene. <br />Sulle ali delle musiche di Vivaldi, Beethoven, Chopin, Bach volano un giovane uomo e una giovane donna, lei drappeggiata come da tradizione accademica, ora di bianco vestita ora d’oro, come l’angelo annunziante in legno dipinto da Jacopo della Quercia, di sovrumana intensità, o blu di lapislazzulo come suggerisce la Deposizione del Sodoma; lui drammatico nella somiglianza coi crocifissi sofferenti che chiudono la performance, tra l’altro quanto mai suggestiva in questo tempo pre-pasquale.” L’intera narrazione” poi, come sottolinea Simona Cieri, “ha come filo conduttore il cibo, per far capire allo spettatore che l’arte è un nutrimento per la mente, importante quanto il cibo per il corpo, ed è fondamentale per superare questo momento difficile”. E ti accorgi per la prima volta, nei cartoni che Domenico Beccafumi aveva preparato per il pavimento del Duomo, di come quei suoi nudi si muovono come se danzassero.<br />Chissà cosa ne penserebbe, se potesse vedere questa creazione, Hisham Matar, lo scrittore premio Pulitzer che ha lasciato nel suo “Un punto di approdo” tutto l’amore per quest’arte, che così eterea spirituale ti stacca i piedi da terra, ti fa volare.</p> <p><strong>Annamaria Pellegrini</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/721beffd3ed8b95b3a4f2b9882b2ae96_S.jpg" alt=""Capolavori in Danza" coreografia Martina Agricoli, Simona Cieri" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><strong><em>Performance</em></strong><br /><strong>Compagnia Motus</strong><br /><strong>Protagonisti Ilaria Fratantuono, Mattia Solano</strong><br /><strong>Musiche di Antonio Vivaldi, Ludwig van Beethoven, Fryderyk Chopin, Johan Sebastian Bach</strong><br /><strong>Coreografia di Martina Agricoli, Simona Cieri</strong><br /><strong>Concept Rosanna Cieri</strong><br /><strong>Ripresa video Raffaele Domenichini, Gino Massari</strong><br /><strong>Direzione della fotografia Riccardo Domenichini (MovimentHD)</strong><br /><strong>Regia Rosanna e Simona Cieri</strong><br /><strong>ALFIERI TV 26 marzo 2021</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>www.Sipario.it, 6 maggio 2021</strong>}</p> <p style="text-align: justify;">Le arti neglette, cioè quanti se ne occupano con varie professionalità, collaborando riescono a superare questo momento così penoso per la cultura, ed i risultati meritano un deciso apprezzamento estetico, oltre a sollevarci lo spirito. Privati dell’empatia tra artisti e pubblico, abbiamo visto talvolta delle operazioni interessanti, come quella di Martone all’Opera di Roma, che ci hanno restituito la vivacità di opere sulle quali sembrava già tutto scritto (anche se i cantanti non sono in genere entusiasti dello sforzo tecnico al quale sono sottoposti). <br />Ma in questo caso il miracolo è che protagonisti non sono i potenti mezzi RAI, solo un piccolo paese della campagna senese, Castelnuovo Berardenga, il suo teatro, una ricca e preziosa Pinacoteca nazionale del capoluogo, una compagnia di danza della stessa città, e tanta tanta bellezza. Matteo Marsan, direttore del Teatro Comunale Vittorio Alfieri, precisa che le iniziative promosse “non intendono scimmiottare un teatro che presuppone la presenza del pubblico”: quel tipo di spettacolo che deve tornare presto, per il quale tutto il nostro paese è ricco di spazi appositamente creati da molti secoli e non a caso creati dai nostri antenati. Qualcuno ha deciso di negarceli, e ormai la stagione è finita senza nemmeno cominciare, allora si è indirizzata la creatività non solo verso un prodotto adatto al tipo di fruizione possibile, ma si è inventato qualcosa che proprio in teatro non si potrebbe fare, come una performance di danza in una pinacoteca. Tra le molte iniziative proposte per grandi e piccini, questa idea della compagnia Motus ci è sembrata davvero splendida, e non è forse un caso che un balletto ispirato all’arte veda nel comune di Castelnuovo come assessore alla cultura una giovane donna, Annalisa Giovani, che è anche alle dipendenze della Pinacoteca senese. Perché anche la Pinacoteca senese è chiusa da novembre, e nessuno più ha potuto godere della più importante raccolta di fondi oro e non solo ospitata nei palazzi Buonsignori e Brigidi, a due passi dal Duomo, non tanto gettonata dal turismo di massa ma apprezzata ed amata proprio da cittadini e studiosi che qui tornano periodicamente per contemplare ciò che gli appartiene. <br />Sulle ali delle musiche di Vivaldi, Beethoven, Chopin, Bach volano un giovane uomo e una giovane donna, lei drappeggiata come da tradizione accademica, ora di bianco vestita ora d’oro, come l’angelo annunziante in legno dipinto da Jacopo della Quercia, di sovrumana intensità, o blu di lapislazzulo come suggerisce la Deposizione del Sodoma; lui drammatico nella somiglianza coi crocifissi sofferenti che chiudono la performance, tra l’altro quanto mai suggestiva in questo tempo pre-pasquale.” L’intera narrazione” poi, come sottolinea Simona Cieri, “ha come filo conduttore il cibo, per far capire allo spettatore che l’arte è un nutrimento per la mente, importante quanto il cibo per il corpo, ed è fondamentale per superare questo momento difficile”. E ti accorgi per la prima volta, nei cartoni che Domenico Beccafumi aveva preparato per il pavimento del Duomo, di come quei suoi nudi si muovono come se danzassero.<br />Chissà cosa ne penserebbe, se potesse vedere questa creazione, Hisham Matar, lo scrittore premio Pulitzer che ha lasciato nel suo “Un punto di approdo” tutto l’amore per quest’arte, che così eterea spirituale ti stacca i piedi da terra, ti fa volare.</p> <p><strong>Annamaria Pellegrini</strong></p> <p style="text-align: justify;">{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>CAPRICCI - coreografia Michele Abbondanza e Antonella Bertoni2008-03-09T01:00:00+01:002008-03-09T01:00:00+01:00https://www.sipario.it/recensionidanzac/item/1485-sipario-recensioni-capricci.htmlLa Redazionerivista@sipario.it<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/7db105d1665f3ec4571b586cee2f157f_S.jpg" alt="Capricci" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni</strong><br /><strong>con Eleonora Chiocchini, Chiara Michelini, Tommaso Monza, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza</strong><br /><strong>musiche originali: Amistadi, Bazzanella, Bungaro, La Manna</strong><br /><strong>Roma, Teatro Palladium, 6 marzo 2008</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Il Manifesto, 9 marzo 2008</strong>}<span style="font-size: 10pt;"><strong>Quei corpi che costruiscono sculture</strong> </span></p> <p style="text-align: justify;">Sei sedie rosse spiccano nel nero fumoso del palco. C'è qualcosa di diavolesco nei Capricci di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Una vena sulfurea che contraddice maliziosamente la dichiarata ricerca di una felicità espressiva fatta di niente. Sarà la suggestione paganiniana del titolo, di quel violino che tenta di farsi strada nella confusione linguistica di una colonna sonora esagerata, zeppa di slittamenti musicali e di invenzioni rumoristiche, schianti e interferenze, frammenti di frasi che restano a mezzo, elettronica e funky.<br />Una classicità disturbata, viene da dire. Come quegli inciampi, quelle cadute a ripetizione che sono quasi il biglietto da visita del lavoro. Dopo alcune stagioni dedicate a dar forme coreografiche alla tragedia (non nasce forse da lì, la tragedia?), i due lontani allievi di Carolyn Carlson a Venezia si sono concessi una pausa di leggerezza, di voglia di ballare, recuperando un po' di quella ironia che fu uno dei tratti dell'ensemble Sosta Palmizi, che a distanza di tempo resta il più ambizioso tentativo di dare struttura e visibilità alla nuova danza italiana. In realtà sono gli arpeggi di due chitarre ad accogliere i cinque interpreti sul palco romano del teatro Palladium. Vestiti uguali in maniera quasi rituale, anche i due musicisti, una maglietta e una gonna pieghettata al ginocchio, di un colore scuro, ma sotto più intimi indumenti coloratissimi che si rivelano nelle contorsioni e nei capovolgimenti di una danza che predilige i movimenti a terra, i contatti fisici dei corpi che si inarcano, si sovrappongono in costruzioni scultoree che si disfano in abbracci che sono prove di forza. Giacché la forza è componente essenziale della loro danza. In una ideale androginia che sembra ancor più evidente quando si liberano delle magliette. Nella nebbia spinta a folate sulla scena, attraversata da fasci di luce rossi e gialli che evocano l'atmosfera acida di una sala da ballo o un concerto rock, si succedono una serie di sequenze danzate prive di un filo unitario, su cui si innestano gli interventi vocali di Elisa Amistadi, bella scoperta della serata. Quel che i due artefici chiamano aforismi coreutici. Capricci appunto, come da titolo. Giocosi esperimenti fisici di trasmissione dell'energia elastica da un corpo all'altro. Dondolanti marce di paperette alla Konrad Lorenz. Passi a due a labbra incollate in un bacio che si trasmette da un danzatore all'altro. Buffi esercizi di smorfie. Ma anche la processione di un corpo messo in croce su un'asta, rossa come quelle sedie di lato su cui tornano a sedersi ogni volta.<br />Perché si può resistere a tutto tranne che ai capricci, si può ben parafrasare. Ma non si sfugge alla forza di gravità. Contro cui si scontra anche la voglia di leggerezza. Questo ci dicono quei rallentamenti dell'azione, quello spegnersi del gesto e delle percussioni nel silenzio di una immobilità contagiosa. Come un sottrarsi momentaneo al bisogno di essere su una scena che rimette in gioco l'emotività perduta.</p> <p><strong>Gianni Manzella</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/7db105d1665f3ec4571b586cee2f157f_S.jpg" alt="Capricci" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p><strong>di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni</strong><br /><strong>con Eleonora Chiocchini, Chiara Michelini, Tommaso Monza, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza</strong><br /><strong>musiche originali: Amistadi, Bazzanella, Bungaro, La Manna</strong><br /><strong>Roma, Teatro Palladium, 6 marzo 2008</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 begin title:<strong>Il Manifesto, 9 marzo 2008</strong>}<span style="font-size: 10pt;"><strong>Quei corpi che costruiscono sculture</strong> </span></p> <p style="text-align: justify;">Sei sedie rosse spiccano nel nero fumoso del palco. C'è qualcosa di diavolesco nei Capricci di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Una vena sulfurea che contraddice maliziosamente la dichiarata ricerca di una felicità espressiva fatta di niente. Sarà la suggestione paganiniana del titolo, di quel violino che tenta di farsi strada nella confusione linguistica di una colonna sonora esagerata, zeppa di slittamenti musicali e di invenzioni rumoristiche, schianti e interferenze, frammenti di frasi che restano a mezzo, elettronica e funky.<br />Una classicità disturbata, viene da dire. Come quegli inciampi, quelle cadute a ripetizione che sono quasi il biglietto da visita del lavoro. Dopo alcune stagioni dedicate a dar forme coreografiche alla tragedia (non nasce forse da lì, la tragedia?), i due lontani allievi di Carolyn Carlson a Venezia si sono concessi una pausa di leggerezza, di voglia di ballare, recuperando un po' di quella ironia che fu uno dei tratti dell'ensemble Sosta Palmizi, che a distanza di tempo resta il più ambizioso tentativo di dare struttura e visibilità alla nuova danza italiana. In realtà sono gli arpeggi di due chitarre ad accogliere i cinque interpreti sul palco romano del teatro Palladium. Vestiti uguali in maniera quasi rituale, anche i due musicisti, una maglietta e una gonna pieghettata al ginocchio, di un colore scuro, ma sotto più intimi indumenti coloratissimi che si rivelano nelle contorsioni e nei capovolgimenti di una danza che predilige i movimenti a terra, i contatti fisici dei corpi che si inarcano, si sovrappongono in costruzioni scultoree che si disfano in abbracci che sono prove di forza. Giacché la forza è componente essenziale della loro danza. In una ideale androginia che sembra ancor più evidente quando si liberano delle magliette. Nella nebbia spinta a folate sulla scena, attraversata da fasci di luce rossi e gialli che evocano l'atmosfera acida di una sala da ballo o un concerto rock, si succedono una serie di sequenze danzate prive di un filo unitario, su cui si innestano gli interventi vocali di Elisa Amistadi, bella scoperta della serata. Quel che i due artefici chiamano aforismi coreutici. Capricci appunto, come da titolo. Giocosi esperimenti fisici di trasmissione dell'energia elastica da un corpo all'altro. Dondolanti marce di paperette alla Konrad Lorenz. Passi a due a labbra incollate in un bacio che si trasmette da un danzatore all'altro. Buffi esercizi di smorfie. Ma anche la processione di un corpo messo in croce su un'asta, rossa come quelle sedie di lato su cui tornano a sedersi ogni volta.<br />Perché si può resistere a tutto tranne che ai capricci, si può ben parafrasare. Ma non si sfugge alla forza di gravità. Contro cui si scontra anche la voglia di leggerezza. Questo ci dicono quei rallentamenti dell'azione, quello spegnersi del gesto e delle percussioni nel silenzio di una immobilità contagiosa. Come un sottrarsi momentaneo al bisogno di essere su una scena che rimette in gioco l'emotività perduta.</p> <p><strong>Gianni Manzella</strong></p> <p>{2jtoolbox_content tabs id:1 end}</p></div>