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(CINEMA) - "Cristian e Palletta contro tutti" di Antonio Manzini - La commedia dei picari

"Cristian e Palletta contro tutti" di Antonio Manzini "Cristian e Palletta contro tutti" di Antonio Manzini

Cristian e Palletta contro tutti
di Antonio Manzini
Con  Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Rocco Ciarmoli, Giselda Volodi, Margherita Vicario  
Italia 2015

La commedia dei picari

Cristian (De Rienzo) è un trentenne disoccupato che vive ancora con i genitori e divide la stanza con il fratello Paolo (Francesco Mastroianni), volenteroso studente di Medicina. Lui invece aspetta la "botta di culo" che gli cambierà la vita. Un giorno al bar viene contattato da due figuri (Tullio Sorrentino e Dario D'Ambrosi), sorta di Gatto e Volpe di Pinocchio, che, in cambio di 300 euro gli affidano il compito di farsi dare una busta con 5.000 euro da un pregiudicato (Pierluigi Cuomo) agli arresti domiciliari. Lui dovrebbe andare con la fidanzata Teresa (Vicario) – che lavora con i genitori (Gino Nardella e Tiziana Schiavarelli) ed il fratello (Toni Malco) nella incredibilmente fiorente società di import-export di mozzarelle di famiglia - in Puglia per il matrimonio della cugina della ragazza ma, dopo aver tentato invano di farsi coprire dall'amico Palletta (Sermonti), meccanico innamorato a sua volta di Teresa, inventa con lei una scusa implausibile. Il pregiudicato, dopo avergli consegnato i soldi, gli propone una scopetta e gli vince l'intera somma. I due compari lo afferrano e, dopo averlo minacciato di una brutale rappresaglia, gli forniscono una via d'uscita: per saldare il debito, guadagnando anche 100.000 euro dovrà portare nel Leictenstein un grosso carico di droga, con un furgone che loro provvederanno a rinforzare nell'officina di Peppe (Angelo Lorusso), il principale di Palletta. Di nuovo Cristian si rivolge all'amico per farsi accompagnare ma l'altro rifiuta e lui, disperato, decide di andare dal guru delle droghe John Benzedrina (Antonio Manzini); qui, complice il fumo passivo di un enorme spinello, sente fluttuare il consiglio dell'assistente colombiana (Kelly Palacios) di usare la pipì di giaguaro per confondere i cani antidroga alla frontiera. Lui cerca l'animale allo zoo ma il guardiano (Mario Patanè) gli dice che è stato ceduto al giardino zoologico di Berlino, quando Teresa, in lacrime, gli intima di accompagnarla a Brindisi per i funerali di suo zio Gaetano, deceduto all'improvviso. Sarebbe la soluzione perché vicino alla città c'è lo Zoo-safari di Fasano, dove potrà trovare l'ambito giaguaro ma Palletta, sperando di conquistarla, rivela alla ragazza le prodezze del fidanzato e lei lo lascia. Lui decide di partire per la Puglia con il suo motorino scassatissimo ma viene raggiunto da Palletta, che gli chiede perdono per averlo tradito con la ragazza e gli dice di accettare la sua offerta (il suo principale è stato appena arrestato e l'officina è chiusa). Trafugano la macchina di Peppe e con quella partono per Fasano; quando stanno per arrivare, vendono un vecchio manifesto che pubblicizza un circo con un giaguaro quale attrazione. Vi dirigono e trovano un tendone lacero e sporco, dove incontrano un omarino, Alfredo (Ciarmoli), che per la pipì della belva chiede uno sproposito. Fanno per andarsene ma l'ometto li richiama: la padrona del circo, la grassissima e laida Ester (Stefania Ugolini) è disposta a dar loro il liquido gratis se Cristian farà l'amore con lei. Dopo vari sforzi, Cristian (concentrandosi nell'immaginare Stefania Marcuzzi nuda) ce la fa ma Alfredo si apparta e fa la pipì in una bottiglia ma i due non ci cascano e lo costringono a confessare che il giaguaro era stato venduto al boss malavitoso don Gaetano, alla cui villa si fanno accompagnare. Qui Palletta –spaventato dai discorsi di Alfredo – decide di rimanere fuori dalla porta e Cristian, armato di bottiglie e di un sacchetto per raccogliere la pipì, bussa e, dopo essere stato introdotto da un inquietante figuro (Maurizio Aiuito), scopre che don Gaetano è lo zio morto di Teresa e lei, convinta che lui sia là per lei, lo presenta alla moglie del boss, zia Filomena (Giselda Volodi), che gli racconta che il marito era stato ucciso dal giaguaro e che ora la belva è in cantina – dove nessuno dovrà mettere piede- in attesa di essere giustiziata. Palletta gironzolando per la proprietà, vede le teste del Gatto e la Volpe emergere dalla porcilaia, dove sono stati seppelliti e fatti mangiare dai maiali (è a zio Gaetano che i due avevano sottratto la droga) e, non riuscendo a comunicare con l'amico che è riuscito ad arrivare alla gabbia in cantina, decide di bussare per salvare il salvabile. Troppo tardi: zia Filomena lo ha scoperto e, dopo aver riso dell'espediente della pipì (loro tutti, compresi Teresa ed i suoi, usano spacciare droga coprendola con il latte delle mozzarelle), li fa interrare per essere uccisi il giorno dopo; invano i due chiedono l'intercessione di Teresa: lo sgarro alla famiglia è più importante di qualunque sentimento. Di notte però, armato di pala, arriva Alfredo che li libera ma...
Manzini è un curioso personaggio: attore da vari anni, sceneggiatore (Come Dio comanda, Il siero della vanità), all'improvviso è diventato scrittore di grande successo con i gialli, pubblicati da Sellerio, che hanno come protagonista il vice-questore Rocco Schiavone, poliziotto di grande acume ma di modi e di etica molto personali. Qualche tempo fa, prima di diventare famoso, ha dato la sceneggiatura di questo film (allora il titolo era Zio Gaetano è morto) alla Combo di Flavia Parnasi, una giovane produzione che, oltre a titoli "tradizionali" (Un ragazzo d'oro di Avati e La coppia dei campioni di Base), ama trovare prodotti di anomala nicchia (sin dal primo film prodotto: l'acerbo e interessante Benur). Dall'incontro è nato questo piacevolissimo film, che unisce alle qualità della tradizionale commedia all'italiana – la capacità di raccontare ironicamente i drammi e, soprattutto, la volontà di individuare ed usare efficaci caratteristi anche per i ruoli minori – con gli stilemi picareschi della comicità spagnola e con il vaudeville (il finale sembra preso dall'ultima tragicomica inquadratura di Ronda di notte con Stanlio e Ollio). I primi incassi non sono eccezionali ed è un peccato perché è un film di cui si sentirà parlare (chi ha la bontà di leggermi sa che quasi mai mi sbilancio contro il responso del pubblico ma stavolta credo di fare un favore a chi si convincesse ad andarlo a vedere).

Antonio Ferraro

Ultima modifica il Martedì, 14 Giugno 2016 03:35

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