Spoleto Festival dei Due Mondi 2021
UOMINI E TOPI
di John Steinbeck
2 Luglio 2021
regia di Luigi Siracusa
ROCCA ALBORNOZ CORTILE INTERNO
con
Laurence Mazzoni Lennie
Lorenzo Ciambrelli George
Anastasia Doaga moglie di Curley
Davide Panizza Curley
Michele Ragno Candy
Giorgio Sales Crooks
Matteo Berardinelli Slim
Iacopo Nestori Carlson
scena Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Pasquale Mari
musiche originali Luca Nostro
aiuto scenografo Marta Montevecchi
direttore di scena Alberto Rossi
sarta Valeria Forconi
fonico Akira Callea Scalise
La Rocca Albornoziana di Spoleto continua a stupire. Magia possibile grazie ai ragazzi dell’Accademia Nazionale Silvio d’Amico, che di spettacolo in spettacolo si cimentano in prove sempre più complesse, riuscendo ad ogni occasione a fronteggiare autori classici e contemporanei con intelligenza, originalità e quel tanto di leggerezza che mai guasta.
Stavolta è stato il turno di Steinbeck, Uomini e topi. Questo autore severo, impietoso, che descrive un certo tipo di società americana, le sue paure, i suoi limiti, le speranze che albergano nei cuori delle persone assieme alle delusioni: questo scrittore che dipinge orizzonti luminosi che si rabbuiano nel breve spazio d’una manciata di secondi, trasposto per le scene con la regia di Luigi Siracusa non perde la sua componente letteraria che, però, mai diviene elemento d’ostacolo per la scrittura drammaturgica.
La scena innanzitutto: un palco essenziale, illuminato da luci che tendono al rosso e al giallo. Dall’alto due tele lucide e trasparenti, messe una dietro l’altra con sopra raffigurati cieli nuvolosi che di tanto in tanto mostrano porzioni d’azzurro, calano guadagnando il centro del palco. Non occorre di più per rappresentare una nazione che offre alla sua gente un baratto ingiusto del sogno con sangue e sacrifici, lasciando spazi residui, ma nulli di fatto, alle speranze.
Gli attori che via via impersonano i personaggi di Steinbeck sono abbigliati in modo essenziale: giacche e pantaloni di colore arancione acceso; al posto della camicia, una canottiera bianca. Quanto basta ad impersonare, per via simbolica, il sudore e la fatica. Riscatto o emancipazione? Nemmeno l’ombra.
La vicenda disgraziata di due amici, George e Lennie, della condizione di quest’ultimo (uomo forte ma ritardato mentale), della sciagura in cui incorre (la morte, per sua inconsapevole mano, della moglie di Curley, proprietario del ranch in cui lavora insieme al suo compagno di sventure), infine l’uccisione di Lennie da parte di George così da risparmiargli una fine ancora più atroce: tutto questo è rappresentato e allo stesso tempo raccontato senza esagerazioni.
L’impostazione che Siracusa ha voluto imprimere al suo spettacolo si può riassumere così: non dar voce a scontati patetismi, ma semplicemente raccontare e senza imbrigliare i vari significati in immagini superflue.
Gli attori, nessuno escluso, hanno ben còlto questa chiave di lettura. A cominciare da Laurence Mazzoni, che tratteggia un Lennie vagamente fanciullesco, sensibile e innocente. Lo stile di Mazzoni è essenziale, non si perde in eccessivi dettagli; e con questa primaria strumentazione interpretativa, ecco emergere un personaggio archetipale, che può essere ciascuno di noi, in ogni epoca. Perché chi non coltiva un proprio desiderio da voler vedere un giorno realizzato?
Molto bravi Lorenzo Ciambrelli (George), Anastasia Doaga (la moglie di Curley) e Gabriele Cicirello (Crooks): precisi nei tempi recitativi e nell’uso della voce, sempre limpida e ben modulata.
Pierluigi Pietricola