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FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA DI CAMERA, AUDITORIUM SAN DOMENICO 2019 - "IL FASCINO DEI SUONI", con Fausto Di Cesare e Barbara Brandani. -di Pierluigi Pietricola

Fausto Di Cesare e Barbara Brandani Fausto Di Cesare e Barbara Brandani

IL FASCINO DEI SUONI
Concerto del duo pianistico Fausto Di Cesare e Barbara Brandani
W. A. Mozart
Sonata in Do Magg. Kv 521
Allegro con spirito
Andante
Molto allegro

L. V. Beethoven
Sinfonia n. 5 (Primo movimento)

J. Brahms
Danze ungheresi
n. 1 in Sol minore: Allegro molto
n. 2 in Re minore: Allegro non assai
n. 3 in Fa maggiore: Allegretto
n. 4 in Fa minore: Poco sostenuto
n. 5 in Fa d. minore: Allegro

F. Liszt
Rapsodia ungherese n. 2

Comune di Foligno, Provincia di Perugia, Associazione Umbria Classica
Festival Internazionale di Musica da Camera
Auditorium San Domenico 25 Luglio 2019

In questi giorni Foligno è tenuta a bada da una canicola estiva che avvolge la cittadina in una morsa soffocante. Ma ogni tanto, da palazzi storici e auditorium ricavati da chiese d'antica costruzione ora sconsacrate, ecco uscire suoni di violini, pianoforti, clavicembali, flauti, chitarre e fisarmoniche le cui note prendono a viaggiare, così addolcendo l'afa e l'arsura. È in corso il Festival Internazionale di Musica da Camera. Ogni sera uno spettacolo diverso. Un modo nuovo d'interpretare il repertorio classico ricercando negli interstizi di note e pause quei dettagli che sfuggono a letture grossolane ma che, se ben intesi, schiudono universi neppure lontanamente vagheggiati. È quest'aura di riscoperta, distante dai grigiori degli stinti accademismi, che si è respirata ascoltando Il fascino dei suoni. Concerto per pianoforte del duo formato da Fausto Di Cesare e Barbara Brandani.
Maestro e allieva che, tenendosi idealmente per mano, hanno letto e dato vita ad un programma affascinante, variegato, luminoso. Neppure un accenno di disaccordo nelle loro interpretazioni. In quest'armonia ben condotta dalla prima all'ultima nota, la personalità di ciascuno dei musicisti è emersa con sincerità, in modo limpido, senza riserve. Di Cesare, nel giro di poco più di un'ora, ha dato eccellente prova della sensibilità, dell'autorevolezza, della conoscenza della musica appresa in anni ed anni di esperienza concertistica. Il tutto senza albagia o civetteria né prepotenza, ma con l'umiltà propria di colui che si mette al servizio del genio per trasmetterne la potenza e l'intensità al pubblico ignaro. La Brandani, invece, ha incarnato il ruolo dell'interprete attenta alle rifiniture, agli intarsi, alle sfumature di senso, ai colori che ciascuna nota può riservare.
Un concerto a quattro mani che sembrava eseguito da un solo musicista e in perfetta uniformità di stili. Sicché ecco la Sonata in Do maggiore kv 521 di Mozart interpretata da Di Cesare e dalla Brandani ponendo attenzione alla leggerezza, alla delicatezza, alla eleganza del musicista salisburghese. Le note venivano sfiorate quel tanto che bastava per far sprigionare il loro suono che, pian piano, si espandeva maestoso ma lieve per l'auditorium. L'autorevolezza del Beethoven della Sinfonia n. 5, la sua maestosità e monumentalità sono state rilette dal duo attraverso la produzione di suoni tondi, caldi, completi d'ogni armonico possibile. E poi Brahms e Liszt con le rispettive danze e rapsodie ungheresi. Di questi caleidoscopi di colori e folklore mitteleuropei, i due pianisti hanno realizzato una ricca girandola di forme e suoni, di metafore tali da richiamare alla mente le audaci immagini del surrealismo poetico di Nezval, ma senza porre da parte il disegno d'insieme da cui quest'arcobaleno di tinte promana.
Concerto sfolgorante questo Fascino dei suoni. Il cui pregio è consistito nell'aver saputo far risplendere la luce delle opere interpretate, senza sovrapporre idee o concezioni ad esse estranee.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 27 Luglio 2019 09:27

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