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Festival Tracce di Memoria a Montalbano Elicona (ME) dall'1 al 3 settembre 2017. -a cura di Gigi Giacobbe

Fratelli Mancuso, Onofrio e Lorenzo originari di Caltanissetta Fratelli Mancuso, Onofrio e Lorenzo originari di Caltanissetta

Festival Tracce di Memoria a Montalbano Elicona (ME) dall'1 al 3 settembre 2017
a cura dell'Associazione culturale ArchiDrama

Tracce di Memorie è il titolo d'un piccolo grande Festival di Teatro che si è dipanato dall'1 al 3 settembre a Montalbano Elicona: un centro di poco più di due mila abitanti in provincia di Messina, inserito nel circuito dei borghi più belli d'Italia, proclamato lui stesso Borgo dei Borghi nel 2015. Si respira aria fine in questo paesino arroccato fra i Monti Nebrodi a 920 metri d'altezza, facilmente raggiungibile uscendo dal casello autostradale di Falcone, inerpicandosi poi in macchina per una ventina di kilometri, in cui ci si può tuffare in epoca medievale perché giusto fra le case con i tetti a tegole sorge un antico Castello in ottimo stato che fu residenza estiva di re Federico II di Svevia. Luogo questo scelto dagli ideatori e organizzatori del Festival, Alfio Zappalà, Maria Rita Simone, Alessandro De Luca e concesso dal Comune di Montalbano per poter svolgere non solo gli spettacoli programmati, ma anche una serie di Convegni e Tavole rotonde, con studiosi critici docenti all'altezza, sui linguaggi teatrali contemporanei, quali trait d'union con le epoche passate e quelle di oggi per lasciare appunto alle nuove generazioni tracce di memorie. Il programma davvero molto ricco prevedeva nelle tre mattinate pure una visita guidata a cura dell'archeoastronomo Adrea Orlando nel sito Megalitico dell'Argimusco, lì dove si ergono delle gigantesche rocche di pietra che fuoriescono dalla terra perché la natura ha voluto così, da non confondere con i dolmen o i menhir in cui l'uomo c'ha messo il suo zampino. Per completezza d'informazione dirò che il Progetto Tracce di Memorie, ideato dall'ArchiDrama, cui fanno parte pure l'Associazione Aurora e I Borghi più belli d'Italia, è stato finanziato nel 2013 nell'ambito del Piano Azione Coesione "Giovani no profit" dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, leggi Renzi, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, per complessivi 160 mila euro, di cui, si lamenta Zappalà, è stata erogata soltanto il 30% dell'intera somma, e ciò nonostante il gruppo organizzatore è andato avanti (anche con debiti personali) e adesso attende di ricevere, al più presto, il resto del contributo. Nei giorni antecedenti al Festival si sono svolti dei laboratori residenziali di Teatro, Musica e Danza, guidati rispettivamente da Mamadou Dioume, Angelo Privitera e Sara Orselli, culminanti nel tardo pomeriggio della terza giornata in uno spettacolo incentrato sulle memorie di Montalbano Elicona.

Mario Barzaghi 3

A parte gli spettacoli serali di cui dirò più avanti, hanno preso parte al Festival 6 Gruppi o Compagnie teatrali scelte e selezionate da una giuria composta dagli stessi docenti dei laboratori residenziali, esibitisi in un vero e proprio agone teatrale che ha visto prevalere alla fine Il cavallo fatato del paternese Salvatore Ragusa, con due attori-musici in scena, Salvatore Ragusa e Giorgio Maltese, che hanno rielaborato il ricco repertorio di fiabe, novelle e racconti popolari siciliani di Giuseppe Pitrè. Al secondo posto la catanese Tiziana Giletto, protagonista di Mongibella, una storia vulcanica, mentre la medaglia di bronzo è andata allo spettacolo Quel santo di mio padre, scritto-diretto-interpretato da Giuseppe Brancato di Fiumefreddo di Sicilia e prodotto dalla Compagnia Nave Argo di Caltagirone. Certamente Parashurama, spettacolo di Teatro-Danza indiano in stile Kathakali propiziato da un ottimo Mario Barzaghi, cultore della materia da 35 anni sotto la guida del suo maestro Kalamandalam, per conto del Teatro dell'Albero di Milano, ha lasciato il segno fra le mura del Castello di Montalbano. Ipnotizzando il pubblico con il suo incredibile trucco facciale e il suo colorito costume, muovendo per circa un'ora al suono di musiche percussive e iterative ogni parte del suo corpo, comprese pupille e palpebre, che poi è il modo per rendere visibile il racconto di questo saggio guerriero che incarna il dio Visnù, una sorta di avatar che combatte con ascia arco e frecce. Un esempio di Teatro totale che ha visto fra i suoi estimatori e proseliti geniali registi del calibro di Barba, Grotowski, Brook, Mnouchkine. La sera seguente è stata la volta del cantautore e poeta Juri Camisasca, artista ispirato dal sacro in pittura e in musica, esibitosi in un concerto titolato Adunanza Mistica: una voce la sua che pare di sentire quella di Franco Battiato e che ha esaltato le sue più recenti composizioni (Le acque di Siloe, Primo motore, Arcano enigma), alternandole a letture di brani mistici, un canto gregoriano, parti musicali e dialogo col pubblico.

Juri Camisasca

A seguire il concerto Come albero scosso da interna bufera, tratto da un verso del poeta Eugenio De Signoribus, a cura dei Fratelli Mancuso, Onofrio e Lorenzo originari di Caltanissetta, noti per aver ricevuto alla Mostra del Cinema di Venezia del 2013 il Premio Sound Track Stars per aver composto la colonna sonora del film Via Castellana Bandiera di Emma Dante, in grado di fare compiere agli spettatori un tuffo in un passato arcaico siciliano, impreziosito da canti di tradizione e suoni vocali simili a quelli delle cornamuse o ciaramelle, eseguiti con vari strumenti ad arco e a fiato e pure con una sorta di armonium, creando atmosfere intime e dolorose e mandando in sollucchero il pubblico che alla fine li ha sommersi di applausi calorosi.

Frammenti di lady M. 2

Ha chiuso il Festival un balletto di alto livello propiziato dalle musiche astratte di Paki Zennaro e da una coppia formidabile di danzatrici, rispettivamente Sara Orselli, da più di 15 d'anni a stretto contatto con Carolyn Carlson e Frida Vannini che danza con la Compagnia Simona Bucci, colte nel primo struggente pezzo, Frammenti di Lady M. in un intensissimo rapporto a due, sofferto e sofferente, in cui le braccia e le cosce di entrambe si sfiorano, si toccano, in maniera quasi pudica, nel pensiero forse che un proibito rapporto d'amore possa condurle in un dantesco girone infernale; mentre nel secondo pezzo, titolato Still, si percepiscono aure kandinskyane, astratte, simili a figure geometriche, trasmettendo le due danzatrici un senso di fratellanza e di solidarietà umana. Infine perseguendo quest'ultimi temi, vi sono stati momenti emozionanti come l'esibizione tra vie e piazze di Montalbano dei Cara's free spirits, gruppo di percussionisti e danzatori africani provenienti dal Cara di Mineo, ospiti del borgo durante l'ultima giornata del Festival. Un'occasione di confronto tra culture e memorie differenti.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 06 Settembre 2017 01:49

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