venerdì, 29 marzo, 2024
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Ciao Paolo, divertiti anche nell'aldilà. -di Mario Mattia Giorgetti

Paolo Poli Paolo Poli

Paolo Poli ci ha lasciato. Era troppo intelligente per lasciarsi prendere da colei che tutti attende. E porta via. Sicuramente, prima l'avrà scanzonata, col suo sarcasmo tagliente, lucido, e poi l'avrà salutata. Lasciandola a bocca asciutta. Era troppo intelligente per non sapere che il traguardo della vita, quando ci si avvicina verso i 90 anni, era lì ad attenderlo. Lo sapeva lui, lo sapevamo noi.

A quell'appuntamento, anche se fingiamo di ignorarlo, come se non riguardasse noi, ci dobbiamo passare tutti: altri sono lì in lista d'attesa.
Ma giustamente lo ignorano. Tanto sanno che quando arriva la dama bianca loro la saluteranno. Anche noi, salutiamo Paolo, che in quell'aldilà possa continuare a rallegrare i suoi nuovi spettatori, come ha rallegrato, arricchito noi. Che possa rimproverare a Dio: "Perché non hai brevettato l'uomo? Lo sai che per questo c'è ne sono in giro tante cattive imitazioni?"
Ma una cosa va detta. Se Paolo, a cui ci legava una antica conoscenza, sin dai tempi dell'Università di Firenze, sin dai tempi in cui recitava, sotto la guida di Aldo Trionfo, alla "Borsa di Arlecchino" di Genova, insieme a Claudia Lawrence, Armando Celso e altri, è arrivato a darci tutti gli spettacoli che il pubblico apprezzava, la critica osannava, lo dobbiamo solo alla sua volontà, alla sua capacità di emergere tra gli altri, e darci tanto del suo sapere. Tutto da solo, da privato, ha rischiato sul suo lavoro. Per anni sempre presente ad ogni stagione teatrale, per dirci dall'alto della sua diversità, cose che avevamo bisogno di sentirci dire, ricche di sapere, di rimandi culturali, di linguaggio forbito, di creatività sfrenata, di libertà espressiva. Ha girato, con le sue tournée, come uno scavalca montagne, l'intera penisola, in largo e in lungo. Ha lavorato, modellato, lui stesso con le sue mani costumi, parrucche, oggetti. Da vero artigiano, da vero artista. Non vogliamo ricordare la sentina degli spettacoli che ha confezionato, non vogliamo nemmeno ricordarlo per i suoi spettacoli televisivi, i suoi interventi ilari ogni volta che veniva cercato per dare lustro a qualche evento, no, lo faranno altri, noi lo vogliamo ricordare come uomo libero, indipendente, che affermava con orgoglio la sua natura, poiché era frutto del suo essere, invitando tanti altri a seguirlo. Lo vogliamo ricordare, così, ma non possiamo esonerarci dal denunciare l'indifferenza dei politici preposti alla cultura, al teatro, che, in tutti gli anni del percorso artistico di Paolo, non abbiamo mai avuto la sensibilità, l'accortezza di un riconoscimento pubblico nel "Sistema Teatro". Che lui avrebbe assolto con sapere, con intelligenza. Come con intelligenza, avrà sbeffeggiato colei che con insistenza perpetua ci attende.

Ultima modifica il Sabato, 26 Marzo 2016 09:43

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