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Franco Quadri, il critico solidale e solitario. Il numero monografico di Panta dedicato all'intellettuale e cronista teatrale. -di Nicola Arrigoni

'Osservare da vicino' 'fiancheggiare creativamente' sono queste due definizioni che ben raccontano la posizione di Franco Quadri nei confronti del teatro, il suo ruolo di critico, organizzatore culturale, intellettuale a tutto tondo, sostenitore di compagnie e teatranti di cui con passione militante sposava e sosteneva le estetiche. Franco Quadri ha raccontato con appassionata vitalità, con inesausto entusiasmo e lucida partecipazione il teatro italiano della seconda metà del XX secolo e del primo decennio del XXI. A Franco Quadri è dedicato il numero Panta, quadrimestrale della casa editrice Bompiani, diretto da Elisabetta Sgarbi e nello specifico il volume monografico sul critico teatrale scomparso il 26 marzo 2011 è curato da Renata Molinari. Si tratta di un tomo miscellaneo che raccoglie alcuni testi di Quadri, ma soprattutto raccoglie le voci e le testimonianze di chi conobbe, collaborò, si confrontò e scontrò col critico che più di altri ha contribuito a raccontare, svecchiare il teatro italiano, in una costante e determinata tensione verso il nuovo, i linguaggi della scena come grimaldelli di un pensiero sul presente mai banale e asservito, sempre vigile e attento.
A tal proposito scrive Elisabetta Sgarbi: «Franco Quadri è stato un testimone della cultura contemporanea dello spettacolo e, per molti versi, un registratore attento a appassionato di ogni periodica crisi o rinascita dei linguaggi, sempre in evoluzione, del teatro nel nostro paese e all'estero, Caporedattore di Sipario, rivista del settore fondata nel 1946 a Genova da Gian Maria Guglielmino e Ivo Chiesa, poi passata, fino al 1976, alla gestione del conte Valentino della casa editrice Bompiani, quadri ha posto grazie a questo iniziale ruolo le basi di un'avventura che oggi chiameremmo multimediale e interdisciplinare». Panta e il racconto polifonico del magistero di Franco Quadri aiutano a raccontare di un senso alto del ruolo del critico teatrale, della militanza intellettuale e contribuiscono a rispolverare una vocazione di riflessione e analisi della scena italiana giocata da Sipario, grazie ad un giovane e intraprendente redattore che così racconta il suo approdo alla rivista: «All'epoca la mia futura moglie (Marisa Rusconi) era amica di Umberto Eco, il quale mi introdusse alla Bompiani, dove inizialmente mi occupavo di letterature. Valentino Bompiani, il fondatore, era anche il direttore della rivista Sipario. Negli uffici della casa editrice c'era una stanzetta minuscola con dentro la signora Galassi Beria, che praticamente da sola faceva la rivista con la quale ero molto amico. Quando la signora diede le dimissioni, Bompiani che non prendeva mai decisioni se qualcuno lo lasciava (non credeva alla verità della cosa), l'ultimo giorno mi chiamò e mi disse: 'Quadri venga può occuparsi di questa rivista?'. Mi diede in mano Sipario e così cominciò tutto. Iniziai lì come redattore, e ogni tanto arrivava Bompiani: 'Mi dicono che Sipario è diventata una rivista d'avanguardia, ma è vero?'. Fu così che entrai praticamente da un'altra porta».
Gianandrea Piccioli nel saggio Milano anni sessanta: una testimonianza oltre a raccontare il clima di una Milano ricca di fermenti culturali di cui Quadri fu in parte protagonista non esita a sottolineare «Il Sipario di Franco Quadri fu anche questo, una scuola dello sguardo, un'apertura a una nuova concezione del teatro. Grazie anche ai numeri speciali e doppi, a tutt'oggi insostituibile documento, che aggiornavano su quanto succedeva nel mondo e negli studi teatrali. (...) In quegli anni sia su Sipario sia, dal 1967, si Panorama Franco Quadri si creò un linguaggio critico in grado di render conto degli spettacoli che stavano cambiando il teatro e la sensibilità degli spettatori». E allora provoca una certa emozione sfogliare e rileggere il numero monografico del 1968, America Urrà, oppure il fascicolo speciale del 1967 dedicato alla situazione della critica, un'anticipazione del Convegno per un nuovo teatro, svoltosi a Ivrea nel 1967. Nello sfogliare i numeri monografici di Sipario si avverte la consapevolezza di una determinazione culturale e intellettuale di Quadri. Laddove il critico approdava, fosse Sipario piuttosto che Panorama e poi La Repubblica portava con sé il suo sguardo complesso e comprensivo sulla realtà del teatro, uno sguardo che nel recensire uno spettacolo non si fermava allo spettacolo in sé, ma diceva di un mondo, di una tendenza, di una tensione. A tal ragione non è un caso che Anna Bandettini nell'articolo in cui ripercorre l'arrivo di Franco Quadri a La Repubblica scrive: «Quadri spinge la riflessione critica molto oltre la cronaca dello spettacolo, verso un sistema di riflessione complessa, dove teatro e letteratura perdono i loro confini, inglobando la drammaturgia dell'attore, la video arte, la performance, ma all'occorrenza anche la riflessione sullo stato dei teatri, sulle politiche che governano il settore... Tute cose che oggi paiono scontate, ma non allora. Franco Quadri rappresenta la voce critica del cambiamento in atto nel teatro».
E questa tendenza al nuovo, a leggere i cambiamenti in atto o addirittura in nuce è stata una caratteristica di Quadri rabdomante, in cerca di quel teatro della verità e dell'essere che lo portava a vestire il ruolo di critico come intellettuale integrato al teatro, partigiano, schierato, a tratti umorale ma sempre disposto a spendersi il tutto e per tutto per dare voce e spazio a un fare teatro in cui intravvedeva l'urgenza del nuovo e della sperimentazione per leggere, rivoltare la realtà. E forse nel rapporto con gli artisti e i registi si può leggere una solidale ma solitaria condivisione di quel terreno comune che è il teatro: «Il mio modo di guardare agli attori, per esempio non è mai stato un vederli dal di fuori, ho sempre voluto creare un rapporto, questo è successo fin dal principio anche con i registi e con chi veniva dall'estero. Si sono create relazioni molto forti e credo utili anche per il nostro teatro, che si è sprovincializzato». E a dare conto di questo è proprio Panta con i contributi di Giuliano Scabia, Juan Mayorga, Luca Ronconi, Luigi De Angelis, Eugenio Barba, Robert Wilson, Romeo Castellucci, Federico Tiezzi, Arturo Cirillo, Armando Punzo, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, Pippo Delbono, Antonio Rezza, solo per limitarsi agli artisti che insieme a studiosi e critici teatrali compongono le voci atte a definire, raccontare la poliedrica figura di Franco Quadri, un maestro involontario come acutamente lo definisce Arturo Cirillo.
Panta Franco Quadri, a cura di Renata Molinari, quadrimestrale 2013, n° 31, ricerche iconografiche e materiali inediti a cura di Jacopo Quadri, con il concorso di Associazione Ubu per Franco quadri, Bompiani, Milano, pagine 396, euro 25.

Ultima modifica il Martedì, 18 Novembre 2014 17:54

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