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Investire nel pubblico - Coupon ministeriali per andare a teatro di Mario Mattia Giorgetti

Investire nel pubblico Investire nel pubblico

Premessa.
I soldi dello Stato, e quindi dei cittadini che pagano onestamente le tasse, da anni e anni, tramite il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), gestito dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo, vengono assegnati secondo le valutazioni delle Commissioni sull'attività svolta dagli organismi di produzione, siano essi pubblici (teatri stabili, enti lirici) siano essi privati (organismi privati stabili, compagnie di giro, d'innovazione, commedia musicale, spettacoli per ragazzi, circhi). Quindi una grande fetta del FUS viene distribuita alle produzioni, una piccola parte alla promozione, mentre si registra una totale assenza per la formazione del pubblico.
Visto che, fino a prova contraria, si produce teatro per il pubblico, per farlo crescere e, last but not least, per divertirlo, con intelligenza, almeno si spera, è giusto, allora, non perdere di vista questo soggetto, cioè il pubblico. Cosa si può fare per invogliare l’audience, giovane e meno giovane, a frequentare i teatri di prosa o lirici? Abbassare il prezzo dei biglietti?
Impossibile! Le produzioni sono costose. Riservare sconti particolari per gruppi, studenti, associazioni, Cral? Non basta per incentivare gli spettatori. Che dobbiamo inventare, allora, per portare il pubblico a teatro?
Partiamo da una piccola, ma significativa esperienza per capire l'indirizzo che dobbiamo prendere. Eccola.
Da tempo, Sipario pubblica assegni del valore di 30,00 euro, spendibili nei teatri convenzionati. Questi assegni, poi, vengono permutati dai teatri in spazi pubblicitari sui mezzi d'informazione di Sipario. Gli assegni sono sei per ogni numero della rivista. Numero sufficiente anche per un nucleo familiare o per un ristretto gruppo di amici. Il costo del biglietto, per il lettore di Sipario, è di 1,50 euro, cioè il prezzo di copertina della rivista, che è di 10,00 euro, suddiviso su sei assegni.
Ora, immaginiamo che per un miracolo questi assegni siano scaricabili da un sito autorizzato dal Ministero Beni e Attività Culturali, Dipartimento dello Spettacolo, che siano spendibili in tutti quei teatri che sono riconosciuti come servizio pubblico e che accedono ai contributi disponibili per gli esercizi teatrali e per la loro programmazione, incluse le compagnie primarie finanziate.
Cosa potremmo ottenere con questa iniziativa? Otterremmo che il Ministero, alla fine di ogni stagione teatrale, potrebbe convertire gli assegni raccolti da ciascun teatro, per un valore da stabilire, in un contributo da attingere nella fetta del FUS da individuare, a favore del pubblico. Quindi, i soggetti che compiono il rito dello spettacolo dal vivo verrebbero sostenuti con una logica più democratica e con una motivazione forte per gli spettatori.
Questi coupon, o assegni, potrebbero essere recuperabili sia sul sito del Ministero competente, sia sulle riviste di promozione teatrale autorizzate dallo stesso Ministero, e, perché no? Addirittura sui quotidiani che ricevono contributi dallo Stato per l'editoria.
L'iniziativa potrebbe disturbare la pletora degli organismi in campo, che vedrebbero sottrarsi una fetta del FUS, ma questo non è vero, poiché sarebbe un motivo per spingerli a realizzare spettacoli d'interesse pubblico e di qualità ed in base alla frequenza avrebbero modo di godere di contributi più sostanziosi.
Cosa che non succede quando il rischio d'impresa viene sollevato dai contributi a pioggia dello Stato, o da chi per lui.
L'operazione è di una semplicità imbarazzante: formulare un coupon con il marchio del Ministero, inimitabile, scaricabile via internet, da presentare ai botteghini dei teatri: le cassiere non dovrebbero fare altro che sottrarre al costo del biglietto normale l’importo del coupon, che, in questo caso, avrebbe valore di denaro, recuperabile in tempi e modi da stabilire. In questo modo verremmo anche a sapere quanti spettatori hanno usufruito dell'offerta del Ministero competente e, grazie a questo investimento indirizzato al pubblico da proteggere e avviare al teatro, saremmo in grado di giustificare meglio la spesa del denaro pubblico.
Parliamone.

Ultima modifica il Domenica, 12 Maggio 2013 13:31
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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