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Barenboim Direttore Musicale alla Scala di Giangiorgio Satragni

Daniel Barenboim Daniel Barenboim Foto Sheila Rock

Barenboim fra la Scala e Berlino.

Con il Don Giovanni di Mozart diretto come titolo inaugurale della stagione 2011-2012 al Teatro alla Scala, Daniel Barenboim si installa ufficialmente sul podio milanese con il titolo di direttore musicale.

Cambia l'etichetta, resta la funzione, già esercitata, di direttore di riferimento. Il settantenne maestro argentino-israeliano era infatti da molte stagioni la bacchetta più in vista alla Scala, ma senza alcuna carica ufficiale, tanto che il sovrintendente Stéphane Lissner aveva apposta coniato il titolo di "maestro scaligero". Che significava niente e tutto: etichetta onorifica, nascondeva ciò che non si poteva né dire né ancora fare, ovvero trovare un direttore che prendesse il posto di Riccardo Muti dopo il suo burrascoso divorzio dalla Scala nel 2005.

Nell'ottobre scorso, invece, la Scala ha annunciato che Barenboim sarebbe divenuto ufficialmente direttore musicale del teatro, diramando maliziosamente il comunicato nello stesso giorno in cui Muti, a Stoccolma, riceveva dalle mani del Re di Svezia il premio Birgit Nilsson: così, ogni redazione di quotidiano ha affiancato i due direttori, il passato e il nuovo scaligero.

E' stato scritto che la nomina di Barenboim è venuta a colmare un vuoto. La cosa è vera solo in parte. Lo è senza dubbio per ciò che riguarda anche i compiti amministrativi di un direttore musicale, che deve occuparsi in prima persona del livello del complessi artistici e della selezione dell'organico, presiedendo le commissioni di concorso. Lo è anche dal punto di vista dell'indirizzo artistico impresso al teatro, in quanto Barenboim metterà sicuramente mano ad alcuni aspetti dei cartelloni, benché questi stessero finora saldamente nelle mani di Lissner, che riveste la doppia carica di sovrintendente e direttore artistico e, coadiuvato da un gruppo di fedeli collaboratori, gestisce in prima persona ogni aspetto del teatro lirico milanese.

Il francese sarà fuor di dubbio il primo a dover cedere subito un poco della sovranità sulla «Scalà». Tuttavia, dal punto di vista pratico, la nomina ufficiale di Barenboim non colma alcun vuoto di programmazione, in quanto negli ultimi cinque anni gli spettacoli principali e i tour sono stati ritagliati su di lui, incluse importanti inaugurazioni a Sant'Ambrogio, come Tristano e Isotta o La valchiria di Wagner, Carmen di Bizet e, ora, il Don Giovanni mozartiano. Con la Messa da Requiem di Verdi, biglietto da visita dei complessi scaligeri, Barenboim è già andato più volte in giro per il mondo, a Berlino, Tokyo, Tel Aviv e, da ultimo in novembre, a Mosca.

Finora la Scala non aveva optato per una nomina ufficiale per due motivi. Da un lato, toccava lasciar placare le acque dopo la tempesta ed evitare che orchestra e coro della Scala, piuttosto sindacalizzati e pronti a scioperi e proteste, non si rivoltassero contro un nuovo direttore musicale.

Robert Carsen

La possibilità che arrivasse Daniele Gatti, prestigiosa bacchetta italiana molto attiva e apprezzata all'estero, aveva rimesso in agitazione le maestranze, e Gatti fu anche impallinato da un loggione orecchiante e non musicale in occasione del Don Carlo di Verdi.

Dall'altro lato Barenboim doveva comunque riorganizzare la propria agenda dopo aver lasciato la direzione della Chicago Symphony Orchestra, armonizzando l'attività scaligera con quella della Staatsoper di Berlino, ove è Generalmusikdirektor e direttore a vita della Staatskapelle Berlin.

L'attività milanese di Barenboim, ben prima della nomina ufficiale, è stata impostata in rapporto a quella berlinese, tanto che da subito si è scelta una coproduzione italo-tedesca per L'Anello del Nibelungo, le cui opere stanno andando in scena prima alla Scala e poi allo Schiller Theater di Berlino, sede provvisoria della Staatsoper in attesa che il teatro storico sulla Unter den Linden venga risanato.

Il nodo centrale, quindi, non sta tanto in Barenboim che colma una lacuna alla Scala, ma nel come Barenboim onorerà gli impegni richiesti dalla carica di direttore musicale.

La sua attività è come noto molteplice, s'impernia ora su due teatri d'opera, che sono la più complessa organizzazione musicale, sui concerti della West-Easter Divan Orchestra, ovvero l'orchestra araboisraeliana da lui creata e diretta, sui concerti con le orchestre milanese e berlinese, sui recital di pianoforte e su qualche serata di musica da camera.

E' altresì noto come Barenboim consideri il far musica non come un lavoro, ma come vita, necessità esistenziale: di qui la sua intensa vita musicale. Tutti gli incastri fra i molteplici appuntamenti sono possibili grazie alla sua personale facilità di suonare e dirigere, con un talento innato, e a una mentalità organizzativa corrispondente a quella del teatro di repertorio alla tedesca.

La Staatsoper di Berlino è uno di quei teatri che necessitano di poche prove, in quanto i complessi hanno sotto mano larga parte del repertorio, che viene periodicamente offerto durante l'anno intercalato da nuove produzioni. E' un sistema che si regge anche sull'attivo ruolo di vari assistenti e maestri sostituti, col direttore d'orchestra che interviene solo nelle ultime fasi di preparazione o, per il repertorio, a volte non prova affatto e sale direttamente sul podio. La Scala è, invece, un teatro di stagione, in cui le produzioni si susseguono e solo di rado vengono alternate, in cui ogni spettacolo viene provato a lungo prima di arrivare al debutto. Bisognerà vedere quanto Barenboim sarà in grado di adattarsi ai tempi lunghi del teatro di stagione all'italiana e quanto a lungo potrà e vorrà: di per sé lui ne ha poco bisogno, ma gli scaligeri sì. Per il Tristano di Wagner le prove furono molte e approfondite, per la ripresa della verdiana Aida no, col concorso di vari collaboratori.

Si giunge così a un ulteriore e ultimo aspetto. La Scala è il teatro in cui s'identifica parte della storia e della gloria del melodramma italiano, ed oggi è senza dubbio il simbolo più alto della cultura musicale italiana nel mondo. E' lapalissiano che venga considerato come il luogo del melodramma italiano, benché il pubblico e gli ascoltatori di professione abbiano piacere di ascoltare l'intero repertorio. Tuttavia il repertorio d'elezione di Barenboim non è né Verdi né Puccini, tantomeno Rossini e Bellini: piuttosto lo è Wagner e, in parte, Mozart. Fra gli stessi musicisti della Scala serpeggiava qualche dubbio nei giorni della tournée moscovita: ammirazione per Barenboim, però incertezza sull'identità italiana della Scala, perché servirebbe anche un direttore che curi il repertorio nostrano, quello che ha fatto la fama dell'Italia nel mondo.

In verità non tutto è sanato dal tempo della rottura con Muti, e se ancora ci sono musicisti che a ogni piè sospinto esultano per le sue dimissioni, come se queste fossero avvenute ieri e non sei anni fa, altri provano nostalgia per la sua assenza. Più moderatamente, alcuni rilevano non a torto che Barenboim è un buon direttore per la Messa da Requiem di Verdi, ma che Muti è altra cosa, veicolo di maggior tensione espressiva.

Al di là di questi sentimenti, non vi è però dubbio che la Scala sia ora amministrata da un sovrintendente e direttore artistico francese (Lissner), da un coordinatore artistico costaricano (Gastón Fournier-Facio) e un direttore musicale argentino-israeliano (Barenboim). Forse avevamo bisogno di stranieri che venissero a mettere ordine nell'italico campanilismo e nella disorganizzazione che si crea non soltanto quando esiste un vuoto di potere. Ma è forse un bene che, un giorno, la Scala torni agli italiani, anche se l'hanno costruita gli austriaci con la proverbiale solidità dell'amministrazione absburgica. Lissner scade nel 2015, l'anno dell'Expò in cui progetta di tenere aperto il teatro ogni sera da maggio a ottobre alternando diciotto opere diverse, dunque con sistema da teatro di repertorio; Barenboim resterà, salvo imprevisti, fino al 2016. Da qui ad allora l'Italia sarà forse in grado di esprimere una sua dirigenza e una sua direzione musicale.

Ultima modifica il Venerdì, 22 Marzo 2013 08:52
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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