A Casalmaggiore sorprendente spettacolo di teatro di figura
“Parias”: bravissimo Javier Aranda
Quattro creature prive di libertà: l’ultimo atto un tirannicidio
“No!”, ripetono più volte quei pupazzi, creature con loro caratteri, figure tenere, infelici, ai margini della società, ma che non per questo, no, vogliono vivere segregate, chiuse dentro quei contenitori, un po’ scatole, un po’ valige, nella possibilità di muoversi solo quando il loro animatore lo vuole, dominandole, per alcuni sua la mano nella loro testa, suoi i gesti che solo in apparenza diventano di quegli esseri composti di materia, stoffe e poco più. Ma con la forza o con l’inganno lui, l’animatore, così prepotente, riesce sempre a imprigionare quei personaggi, abbandonati quindi là dentro, costretti a restare in attesa del loro liberatore, che però tale non è!
E all’ultima azione di “Parias”, di /con Javier Aranda, visto al Teatro di Casalmaggiore, si assisterà all’uccisione del dittatore: il pupazzo - né marionetta, né burattino, mosso a vista su un tavolo, questo una sorta di imitazione degradata, svilita, di Raffaella Carrà - afferrerà il coltello per infilarlo alla gola di colui che gli nega la libertà, sia con la reclusione che negando ogni forma di autonomia. Uniti infine nello stesso destino: morire insieme! E “Tirannicidio” è il titolo del pezzo che chiude questo spettacolo di estrema raffinatezza, Javier Aranda fluido nel muovere quelle creature con cui crea un rapporto di grande empatia, diverso per ciascuna di loro.
Che fare se “Amleto” con quel “not to be” viene colto dal terrore? Prenderlo in braccio, sussurrargli parole rassicuranti, accarezzarlo fino a fargli cessare quel tremore crescente alla vista del teschio…che diverrà comunque la sua testa: la morte infine sempre vittoriosa (e ridacchiante)! E’ qui che appare, con luce stroboscopiche, per la prima volta - esigerà di tornare, suo quell’ultimo gesto definitivo - il pupazzo soubrette, arruffato, dai movimenti ritmici seguendo la musica. E’ un mendicante il terzo personaggio, “Miserabile”, chiede l’elemosina tenendo vicino alcuni cartelli, “povero” “cieco”, ma anche “burattinaio” - e infatti muoverà lui un altro essere in legno! Riuscendo così a guadagnare qualcosa? S’infilerà degli occhi per poter guardare: nulla, proprio nulla! Con il nuovo passaggio dell’attrice di varietà la folle azione di strappare la testa a un bambolotto prima cullato - e la richiesta d’intervento di una spettatrice, un coinvolgimento che si ripeterà, divertente l’opposta pretesa dell’animatore e del pupazzo.
“Parias” è spettacolo per adulti, presentato in serale - e con “La cantatrice calva” si assisterà a un vero tentativo di seduzione: le lunghe braccia avvolgenti, dopo essersi infilata la parrucca e cantato sensualmente “Besame mucho”, lei non solo bacerà Javier sulle labbra ma cercherà di suscitare anche più concretamente in lui il desiderio… Chi vuole chi? Quante volte è stata usata la metafora della marionetta a indicare l’assenza d’indipendenza, di libertà? Un piccolo/ grande spettacolo “Parias”, davvero straordinario, che ha meritato la menzione speciale della giuria alla Feria Internacional de Teatro Y Danza de Huesc e il premio per il miglior spettacolo al XVI Festival Titeremurcia
Valeria Ottolenghi