ALDILÀ DEL VIOLINO
Conferenza spettacolare sulla liuteria e la morte
con Matteo Fantoni
da un'idea di Matteo Fantoni
testi di Sara Venuti
scenografia e luci Federico Calzini
produzione Teatro Insonne
"Ho costruito un liuto per sconfiggere la morte e far durare di più il mio suono"
LIVORNO – "Aldilà del violino" andato in scena al Wintergarten, Atelier di teatro permanente, a Livorno, è uno spettacolo-conferenza il cui cuore centrale si trova nell'anima degli strumenti ad arco, è un racconto che parte dalla famiglia Amati, i precursori del violino come lo conosciamo oggi, fino alla figura straordinaria di Antonio Stradivari e il "segreto" ancora oggi in vita della perfezione dei suoi strumenti, ma qui non si esaurisce perché lo spettacolo si districa tra le delicate tematiche del suono, di pialle, della vita e della morte, immergendo lo spettatore con un tocco tanto leggero che quasi non ci si accorge dei cambi di registro, a parte alcuni momenti in cui il tecnicismo rompe eccessivamente la fluidità del racconto, ma tali momenti sono rarissimi e nel complesso lo spettacolo non solo è godibile, ma raggiunge punte di raffinato lirismo poetico.
Matteo Fantoni è l'eccellente liutaio che attraverso una scenografia essenziale, un tavolo da lavoro, dagli "effetti speciali" semplici, ma efficaci, riesce a trasmettere emozione e commozione nello spettatore.
Non è, però, solo il sentimento quello che via via cresce e si insinua negli occhi del pubblico attraverso le parole e le mani veloci dell'artigiano, ma anche un forte messaggio di denuncia verso il genere umano sempre più lasso, senza più consapevolezza delle proprie capacità, che delega il suo "saper fare" alle macchine, ritenendosi incapace di creare quella bellezza che ha reso immortali personaggi del calibro di Stradivari. Un messaggio che richiama per certi versi Ned Lud e il suo movimento, romantico e poetico al tempo stesso, che cerca di ricordare all'uomo chi è, di svegliarlo dall'oblio dolceagre della mitizzazione che giustifica molte persone della propria inattività.
Uno spettacolo che ruota intorno agli strumenti, ma che fa della riflessione sul silenzio un'interessante antinomia. Il silenzio come momento di riflessione da cui si prendono i primi passi per la costruzione dello strumento musicale, per arrivare alla fine coerente di questo spettacolo in cui Fantoni conclude la pièce suonando la creazione di ciò di cui ha parlato durante lo spettacolo, "concretizzando" il mito, confutandolo e mostrando che l'uomo ha nelle mani, ancora oggi, la capacità di creare qualcosa che possa avere un'anima, che superi i confini dell'estetica, per giungere al sublime.
Matteo Taccola