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"Le Guerre Horrende" di Immesi e Brazzale è un film, oggi più che mai, necessario

“Le Guerre Horrende”di Immesi e Brazzale “Le Guerre Horrende”di Immesi e Brazzale

"Le Guerre Horrende"di Immesi e Brazzale
è un film, oggi più che mai, necessario.

Cronaca di una serata eccezionale.
Al cinema romano Farnese, i due registi Luca Immesi e Giulia Brazzale hanno presentato l'uscita del loro secondo film (il primo fu "Ritual, una storia psicomagica") dal titolo "Le Guerre Horrende" tratto dal dramma teatrale "Le Guerre orrende", senza l'H davanti, aggiunta poi come citazione letteraria di Machiavelli, di Pino Costalunga la cui sceneggiatura è stata curata sia dai due registi d'intesa con Livio Pacella, anche attore protagonista del film insieme ad altri due attori, quali Desirée Giorgetti e Dario Leone di provenienza e provata esperienza teatrale.
Anche la serata, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, soprattutto di giovani, ha preso la dimensione di uno spettacolo dal vivo: sullo schermo il film caratterizzato dalla dimensione drammaturgica di un testo di teatro, e, prima e dopo, dagli interventi sia dei due registi, sia degli attori protagonisti. E sia per la partecipazione di un attore proveniente da una lunga carriera teatrale svolta fianco di Carmelo Bene, Carlo Quartucci quale è Cosimo Cinieri, assente per malattia.
Una "miscela" vincente; un connubio film-protagonisti presenti, che dovrebbe essere portato in giro nel circuito dei cinema d'Essai, dove il pubblico ama partecipare dal vivo con gli Autori e gli interpreti, stabilendo un rapporto di reciproca condivisione o critico; comunque sempre con un pubblico attivo, coinvolto.
Così è stato in questa prima uscita del film.
Un prodotto ricco di elementi culturali e citazioni letterarie, un film allegorico, una metafora che si alterna tra fantasia pacifista e realtà denunciante dei misfatti della guerra, popolato di spunti poetici, pieno di dettagli significanti, sostenuto da molti primi piani di tre attori, giovani ma di una creatività e interpretazione sconvolgente, oseremmo dire, senza tema di smentita, da Oscar.
Il film, che i nostri collaboratori critici seguiranno durante la tournée preventivata, in sintesi narra la storia di un favola nera tra guerre e memoria. Racconta il singolare incontro di tre personaggi il Capitano (Livio Pacella), malconcio, reduce dal primo conflitto mondiale, clown di se stesso, esaltato e sognante, ridotto con la l'aiuto del suo scudiero (Desirée Giorgetti) a raccontare le sue storie a insetti, formiche, mosche, abitanti del bosco, da cui non si può uscire, (il bosco della vita?). Arriva dall'alto dei cieli un soldato ferito (Dario Leone), vittima di una totale amnesia. Tra i tre nasce subito una situazione emotiva fino al tragico epilogo.
Quello che a noi interessa sottolineare è il significato che ha avuto questa uscita sul pubblico giovane e plaudente, motivato e partecipe durante tutto l'arco della proiezione.
Dopo tre anni di lavoro, col sostegno economico ma no troppo del Ministero dei Beni e Attività Culturali, degli enti locali Regione Veneto, Comune di Vicenza e altri, prodotto dagli stessi registi insieme a Lorenzo Carvelli e Paolo Sardi, ci è stato consegnato un film coraggioso, impegnato per la sua denuncia contro la guerra con il suo contenuto drammatico alternato tra tempo presente e tempo passato, tra sogno e realtà, adesso ancora più necessario in un tempo in cui tirano venti di guerra.
Un film che ogni festival nazionale e internazionale di rispetto dovrebbe ospitare, per dare un vero servizio culturale e sociale al pubblico.
Un film, ora più che mai, necessario.

Ultima modifica il Giovedì, 19 Aprile 2018 09:58
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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