Stampa questa pagina

Pupi e maschere: il teatro e il suo doppio mediatico.- di Claudio Marchese e Riccardo Di Salvo

Pupi e maschere: il teatro e il suo doppio mediatico
di Claudio Marchese e Riccardo Di Salvo
Gullotta e la new age del teatro siciliano

La Sicilia è uno spazio teatrale non solo per i monumenti destinati all'arte della recitazione ma anche per l'archeologia dei suoi riti folklorici, a metà tra paganesimo gaudente e cristianesimo mistico. In questa Regione che fu per molto tempo un regno di gattopardesco splendore, le processioni di Sant'Agata e i cortei carnevaleschi, con le loro espressioni eccessive per la mentalità borghese, sono sempre stati il clou di una "messa in scena" trasgressiva. L'aggettivo allude a una sfera del sacro in cui si manifesta la licenza e si incarnano i desideri rimossi dall'immaginario. Artisti del teatro - danza – come Roberto Zappalà hanno riletto la tradizione in chiave post - moderna. Ricordiamo il memorabile spettacolo del 2016 "Semu tutti devoti tutti?" performance tra sacro e profano in cui la giovane Agata viene esibita come icona religiosa e insieme divistica, nel senso originario della parola "diva". Ma c'è un'altra tipologia teatrale nell'attuale panorama siciliano: il genere grottesco, per riprendere l'espressione del francese Jacques Feydeau autore dell' "Hotel del libero scambio". Si può parlare oggi di una vera e propria new age del teatro comico siciliano che mescola i segmenti della tradizione con quelli dell'innovazione. La prima risale al genio pirandelliano le cui opere sono rappresentate in tutto il mondo.
La seconda apre il solco a una nuova forma di teatro comico - grottesco con incursioni nell'universo dei media. Un esempio molto interessante è il teatro di Salvatore Sottile, autore e interprete della commedia in due atti "Mammo e papà", regia di Davide Gullotta che è anche attore nella parte del padre. Il titolo grottesco ha un indubbio riferimento alle attuali unioni civili riconosciute dalla legge Cirinnà. Protagonisti di questa commedia un marito che difende la propria libertà ma viene ostacolato dalla gelosia del coniuge, straripante di attenzioni nei confronti del figlio adottivo e morbosamente curiosa di tutti i segreti del compagno. La regia di Gullotta mette in scena l'apparente normalità di questa coppia formata da due persone dello stesso sesso in cui nulla è scontato, nonostante sia accettato come normale il menage dei due sposi. I dialoghi, pungenti e sarcastici, hanno spesso delle discese nel basso mediatico. Inevitabile in una società in cui dalla mattina a notte fonda la famiglia parla un linguaggio televisivo alla "Maria De Filippi". La commedia di Salvatore Sottile simula il gioco degli equivoci, riprendendo in chiave post - moderna un po' Feydeau e molto Pirandello. La scenografia ritaglia un interno borghese in cui vivono mammo e papà. Il mammo in questione, interpretato da Salvatore Sottile, ha un look da straripante signora borghese con tutte le ansie, le euforie e le frustrazioni della casalinga che veglia come una madonna il proprio pargolo adottivo, senza per questo dimenticare di essere anche "moglie". E in questa faccia del suo doppio è soprattutto moglie tradizionale e gelosa che vede ovunque segnali di tradimento da parte del "marito" interpretato da Davide Gullotta. Nella rappresentazione "verista" dell'interno borghese la coppia, civilmente riconosciuta, non è per nulla libera come potrebbe essere secondo gli obiettivi di una famiglia veramente civile. Anzi sembra accentuare in modo parodistico i tic nervosi e le manie compulsive della coppia tradizionale. Infatti il papà della commedia non è per nulla un uomo fedele, vive la vita in tutte le sue sfaccettature e non accetta la gabbia domestica. Il mammo è lo stereotipo della casalinga frustrata, sempre in ansia per i problemi del menage e soprattutto per il ruolo materno che in lei provoca reazioni esagerate. Nell'ordito teatrale l'autore e il regista hanno volutamente inserito frammenti del linguaggio televisivo, come nella tradizione socialmente diffusa che ci fa convivere con Tv e cellulari. Si sente la fiction ad ogni battuta, come se il mammo e papà della commedia fossero attori telemediatici. L'antico teatro di Musco si basava sul criterio della verosimiglianza secondo gli stereotipi veristi. Nel teatro di Sottile e Gullotta questo stile slitta su una curva spettacolare che piace immediatamente al pubblico, lo coinvolge facendolo ridere e nello stesso tempo riflettere. Il comico non si confonde con l'umorismo che, pirandellianamente, è il "sentimento del contrario". Crediamo dunque che questo teatro, pur affondando le radici nella tradizione, dia frutti sempre più maturi.

Ultima modifica il Martedì, 14 Marzo 2017 09:46

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.