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Lunedì, 27 Gennaio 2014
Pubblicato in Interviste

Si è chiuso lo scorso mese "Teatri del Tempo Presente", durante il quale abbiamo incontrato il giovane performer e dance maker Marco D'Agostin nel suo ultimo lavoro "Non svegliare I draghi addormentati".

Rilanciare il teatro a partire dalle giovani generazioni: è stato questo lo scopo di "Teatri del tempo presente", il progetto nato dalla collaborazione tra la Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e nove Regioni per tracciare il fil rouge delle compagnie italiane under 35. Un progetto volto alla valorizzazione della creatività giovanile italiana e del territorio unendo il Nord e il Sud in un'unica programmazione. Un progetto che ha visto una larga partecipazione del pubblico e che ha messo in rete regioni, artisti e soggetti attuatori di nove regioni italiane con l'obiettivo di sostenere la produzione e la circuitazione di spettacoli realizzati da giovani artisti con meno di 35 anni: Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto. Ogni Regione ha individuato, fra i tanti progetti di teatro e danza proposti, quello più rappresentativo. Un processo interregionale di promozione dello spettacolo dal vivo, finalizzato alla valorizzazione della scena teatrale italiana contemporanea di nuova generazione tra cui il collettivo 7-8 chili ⎮Mara Cassiani che ha presentato due titoli L'Uomo Perfetto e Hand Play; la compagnia Pathosformel, supportata dalla regione Emilia Romagna, Premio Ubu speciale per la ricerca, la cui attività è supportata da Centrale Fies, centro di performing arts per la produzione e promozione di giovani artisti italiani all'interno del progetto "Fies Factory". Fibre Parallele dei giovani attori, registi e drammaturghi baresi Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, è stata la proposta della Puglia, mentre la regione Lombardia ha individuato come giovane compagnia Fattoria Vittadini con la produzione Ad Hoc/To this Purpose only. E ancora, la Campania ha presentato i giovani artisti e performers dell'Interno5 / Collettivo NaDa guidati dal coreografo Antonello Tudisco; l'Umbria Carolina Balucani con il suo L'America dentro; il Piemonte la ricerca coreografica di Daniele Ninarello per CodedUomo, la Toscana il teatrodanza di Zaches Teatro, mentre il Veneto Marco D'Agostin, performer e coreografo attivo nei campi delle arti dal vivo e del cinema.
Ed è proprio Marco D'Agostin, vincitore del Premio Prospettiva Danza 2012, al quale abbiamo rivolto alcune domande, durante la tappa napoletana al Teatro Bellini, sul suo ultimo lavoro Non svegliare i draghi addormentati: una riflessione sulla perdita di potere e sulla memoria in cui alternare i frammenti della propria storia personale.

Da dove nasce l'idea e a chi si ispira per questo lavoro sul tempo e sulla
memoria?
Il lavoro nasce da un'immagine, quella di un principe abbandonato su una spiaggia, lontano dal suo regno e da tutto quello che ne segnava e segnalava il ruolo e il potere.
Per dare corpo a ciò ho attinto ad un immaginario fiabesco, epico e cavalleresco, cercando di farlo collidere con una spinta tutta personale, intima, quasi biografica. L'obiettivo era quello di disseminare una serie di segni provenienti da un mondo fantastico per raccontare qualcosa che avesse una radice non universale ma piuttosto molto particolare. Numi tutelari della ricerca per questo lavoro sono stati R. M. Rilke, che in una delle sue Lettere a un giovane poeta paragona i "i nostri terrori, che nel fondo ultimo chiedono aiuto a noi" ai draghi che negli antichi miti nel momento supremo si trasformano in principesse; e T. S. Eliot, che nel suo The Dry Salvages augura ai naviganti non tanto di fare un bion viaggio, ma piuttosto di viaggiare lontano.

Com'è stato lavorare con Francesca Foscarini?
A Francesca mi lega, oltre che una profonda stima professionale, un grande affetto. Lavorare con lei è un'esperienza lavorativa e umana commovente. Porta con sé il registro dell'animale, della bestia che annusa l'aria e alza la polvere da terra, e assieme quello etereo ed elegante della regina, di una creatura volante. 
Ha la capacità di rendere corpo non solo immagini e parole, ma anche ricordi, sensazioni, sfumature, tutto questo con incredibili coerenza e aderenza.

Si è parlato di un tempo che cancella la memoria nel suo lavoro, ma come
poi persiste la memoria del corpo?
La memoria del corpo funziona come le sue cicatrici: lascia tracce che nel tempo cambiano, che rimandano a qualcosa che è stato ma che non è più, come dei moniti. Non credo che una memoria del corpo sia staccata da una memoria della mente, né, dunque, che l'una funzioni meglio dell'altra. Piuttosto sono di diverso tipo le tracce che la memoria lascia sull'uno o che sull'altra. La questione della persistenza della memoria ha a che fare col nostro allenamento a raccontare noi stessi, un'abilità che andrebbe coltivata ogni giorno, senza timore, con disciplina.

Non svegliare i draghi addormentati potrebbe dare l'idea di "non svegliare
i sogni" che custodiamo: intesi cioè come speranze che la nostra parte
fanciullesca serba dentro ognuno di noi. Quanto la danza e l'arte in
generale riesce, secondo te, a preservare questi sogni e a difenderli.
Non so se il compito dell'arte sia quello di preservare i sogni. Credo piuttosto, almeno per quello che riguarda la danza, che il suo compito sia quello di risvegliarli, di mostrarli nella loro nudità fragile, stupida, ridicola oppure anche complessa, preziosa. La danza li deve maltrattare, togliere dalle scatole, dalle cornici, dalle belle parole.
Col mio lavoro io volevo in fondo suggerire questo: i draghi si sveglieranno comunque prima o poi, tanto vale affrontarli subito.

Quali sono i progetti per i prossimi lavori?
Quest'anno continuo una serie di collaborazioni alle quali tengo molto: come interprete lavorerò per Alessandro Sciarroni e Giorgia Nardin, e inoltre come consulente coreografo per Chiara Bersani.
Da qualche mese ho iniziato un periodo di ricerca con Maria Farcher, una donna di 76 anni che ho conosciuto un anno fa e con la quale sto portando avanti la mia ricerca sulla memoria, declinata qui in forme e misure molto differenti dal lavoro di cui abbiamo appena parlato.
Sono impegnato inoltre nell'elaborazione di una serie di community project, pratiche di movimento e pensiero da condurre con comunità di anziani, bambini, ragazzi o miste, in seno al progetto europeo Act you age e grazie al supporto e al dialogo con Roberto Casarotto di OperaEstate Festival.

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