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IN NOME DI OMÀR ABÚL di Fabio Sìcari

IN NOME DI OMÀR ABÚL
Sinossi della commedia in due atti
di Fabio Sìcari

Legittima difesa o vendetta? Può essere una domanda da tragedia o da farsa. Le norme che disciplinano la convivenza cosiddetta civile e democratica contemplano dei punti di vista naturalmente elastici.
Molto comuni, per citare un esempio fuori da questa commedia, le rapine nelle ville. Come deve reagire il malcapitato? Le discussioni abbondano, ma quando ci scappa il morto c’è chi vede nella legittima difesa un abuso, una sproporzione, un torto contro la vita umana. E c’è chi ci vede anche una vendetta vera e propria. Come si fa a stabilire con rigore etico (e giuridico) quando la legittima difesa può rientrare nei parametri della giustizia e quando invece si tinge dei dissapori della vendetta?
Un esempio, un po’ troppo immaginario? Coloro che rigettano l’idea di accogliere gli extracomunitari nel proprio territorio, potrebbero “sfruttare” la legittima difesa per uccidere la persona di troppo.
Altro esempio, più realistico. Se in una famiglia ci sono gravi tensioni o vecchie rivalità (che so: un aspro litigio con schiaffi e pedate e pesanti intimidazioni…), l’occasione della legittima difesa potrebbe tradursi in pretesto per un regolamento di conti.
Ancora: entrare in casa propria e assistere allo stupro di nostra moglie o di nostra figlia o comunque a una violenza procurata ai nostri cari, potrebbe farci reagire con rabbia contro i violentatori, i quali, anziché essere affidati alla giustizia, verrebbero massacrati per legittima difesa.
Gli esempi si moltiplicano e tutti alimentano la scivolosa domanda: legittima difesa o vendetta? Cioè: giustizia o ritorsione? Il cittadino può sostituirsi al tribunale? Quante domande s’inanellano e ne richiamano altre con risposte aperte, e queste non sazieranno mai né gli istinti primitivi della nostra categoria umana né le nostre supposte ragionevoli convinzioni.
Fatto sta che difendersi è sacrosanto. La misura della difesa turba chi teme di trasformare una comunità di persone presunte civili e democratiche in un autentico far west. Ma c’è il rovescio della medaglia: anche subire senza reagire non è giustizia.
Per chiudere: quando un gesto generoso viene scambiato - come fa il Giudice di questa commedia - per un gesto ricattatorio se non immorale, allora ogni azione e ogni pensiero possono essere fraintesi o falsificati, pur di dimostrare che la legittima difesa è solo un pretesto per mascherare altre cause. La causa del delitto, allora, non è più la legittima difesa, ma forse la vendetta innescata dal razzismo e magari assecondata dal favoreggiamento di un complice!

Ultima modifica il Sabato, 25 Gennaio 2014 09:57
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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