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INTERVISTA a LORENZO MISURI - di Michele Olivieri

Lorenzo Misuri. Foto Josep Guindo Soldevila Lorenzo Misuri. Foto Josep Guindo Soldevila

Lorenzo Misuri nasce nel 1997 ad Arezzo. Dal 2008 al 2010 inizia a studiare danza con Fabrizio Betti e Carolina Basagni. Nel 2010 sostiene l'audizione ed entra alla Scuola di Ballo dell'Accademia Teatro alla Scala di Milano diretta dal Maestro Frédéric Olivieri. Il 25 maggio del 2016 si diploma presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala. Le prime esperienze professionali sostenute con la Scuola di ballo scaligera sono nello "Schiaccianoci" di F. Olivieri, "Paquita" ripreso da L. Nikonov e T. Nikonova, "Gaîté Parisienne Suite" di Maurice Béjart ripreso da Piotr Nardelli, "Napoli" dall'originale di A. Bournonville, "Cenerentola" di F. Olivieri. Ha studiato in Accademia con i Maestri F. Olivieri, N. Nikonov, M. Vanadia, P. Podini, P. Vismara, J. Carreno, V. Karpenko, E. Scala, T. Nikonova, E. Tagliavia. In seguito ha preso parte a diversi Stage, tra cui con R. Paganini, P. Autrand, F. Clerc, E. Scigliano, B. Ratchinskaja, I. Sauri. Ha fatto parte del Corpo di Ballo della Scala in qualità di aggiunto avendo come Maestri M. Murru, V. Derevianko, L. Contardi, R. Zamorano, L. Montanaro e danzando nello "Schiaccianoci" di Nacho Duato nel 2015 sul palcoscenico del Piermarini. Nel 2017 è entrato a far parte del "Ballet de Catalunya" in Spagna prendendo parte agli spettacoli "Paquita", "Corpi", "Plenitudo", "Schiaccianoci", "Concerto Mondrian", "Since I feel for you", "Le Corsaire" (pas de deux). Con successo Lorenzo Misuri ha portato in scena la sua prima coreografia dal titolo "Loro in lei" per la prima mondiale di "Triple Bill" nel 2018; creazione accolta con largo consenso e favori di pubblico e critica. In Catalogna ha studiato con i Maestri E. Garcia Herrera, Piotr Nardelli, L. Lezhnina, K. Korobchanskaya, A. Lacalle.

Caro Lorenzo quali sono state le maggiori difficoltà, non solo fisiche, nello scegliere lo studio della danza?
Non ho avuto nessuna difficoltà nello scegliere di fare danza classica. Quando iniziai a muovere i primi passi in un mondo nuovo e che mi incuriosiva moltissimo, è stato per me assai naturale abbandonare lo sport che praticavo, per poi dedicarmi completamente alla danza. Inoltre sono stato fortunato poiché i miei compagni di scuola mi hanno sempre sostenuto in questo percorso.

Quali sono le persone che hanno segnato maggiormente il tuo percorso artistico?
Ogni fase della vita ha i suoi maestri. I primi che mi vengono in mente sono F. Betti e C. Basagni. Entrambi grandi ballerini, ma anche ottimi insegnanti. Successivamente tutti i Maestri che ho avuto all'Accademia Teatro alla Scala. Da ognuno di loro ho ricevuto un insegnamento che ha influito positivamente nel mio percorso. Infine i maestri del "Ballet de Catalunya" che in quest'ultimo anno mi hanno permesso di fare un salto di qualità, sia come ballerino che come persona.

Come descriveresti, nel complesso la tua esperienza alla Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala?
Sono stati anni molto difficili, soprattutto i primi. Andar via di casa, dai tuoi cari, dai tuoi amici e dalla tua città non è semplice quando hai quattordici anni ed entri in un mondo particolarmente competitivo. Ritengo comunque che siano stati anche anni belli e importanti. Grazie a questa esperienza sono maturato, ho avuto l'opportunità di studiare con grandi docenti e la fortuna di ballare con le stelle della danza al Teatro alla Scala. Sono felice della scelta che ho fatto.

Come sei arrivato alla Scuola di ballo della Scala, su consiglio di chi e come ricordi l'audizione per essere ammessi?
Avevo frequentato lo stage estivo in Accademia e il Maestro Paolo Podini mi consigliò di sostenere l'audizione. Di quella giornata conservo un piacevole ricordo. Affrontai ogni esercizio con tanta voglia di fare per mostrare il mio potenziale, con un pizzico di spensieratezza che mi ha portato decisamente bene.

Durante gli anni di studio in Scuola di Ballo fino al giorno del diploma il direttore era Frédéric Olivieri (attualmente alla direzione del Corpo di Ballo della Scala). Com'è stato lavorare al suo fianco, apprendere i suoi insegnamenti e cosa ricordi in particolare della sua figura?
La sua figura è stata rilevante sicuramente, soprattutto perché grazie a lui ho avuto l'opportunità di lavorare anche nella compagnia del Teatro alla Scala. Quell'esperienza per me è risultata fondamentale nella mia formazione artistica. Inoltre la scelta del Direttore Olivieri di far lavorare gli allievi con coreografi di fama internazionale in balletti che solitamente vengono eseguiti in compagnie, ha certamente contribuito positivamente.

Nel 2017, una volta diventato professionista, ti sei unito al "Ballet de Catalunya", com'è avvenuto il tutto e perché hai scelto la Spagna?
L'audizione si è svolta a Barcellona e mi sono innamorato fin da subito di questa bellissima città, della Catalogna e delle persone che ci abitano. Avuto il responso positivo è stato facile prendere una decisione.

La direzione artistica della giovane Compagnia è affidata a Elias Garcia Herrera e Larissa Lehznina, cosa ti piace e affascina nel loro modo di dirigere i ragazzi?
Mi affascina il loro grande impegno e la loro grande passione che permette loro di tirar fuori il meglio di ognuno di noi. Pur avendo due modi diversi di lavorare con noi ballerini, hanno in comune una forte professionalità e approfondita conoscenza della danza. Avere la fortuna di assistere alle prove di "Paquita" dirette da Larissa Lehznina, profonda conoscitrice di questo balletto ha sicuramente arricchito ogni singolo componente della compagnia.

Quali sono i punti di forza del "Ballet de Catalunya" sulla scena?
Siamo una compagnia giovane ed offriamo un repertorio non solo classico ma anche di stile neoclassico e contemporaneo. Come primo anno abbiamo portato in scena balletti di repertorio importanti ("Paquita" ad esempio) e abbiamo avuto la fortuna di lavorare con due coreografi di fama internazionale, Remi Wortmeyer e Katarzyna Kozielska che hanno creato coreografie espressamente per il "Ballet de Catalunya".

Per chi ti segue, tu rappresenti la danza. E per te invece cos'è la danza?
Penso che la danza si evolva costantemente. Agli inizi la danza è stata una seconda mamma, ti insegna la disciplina e il seguire le regole. Successivamente la danza diventa la tua compagna e per certi aspetti è proprio come una "storia d'amore".

Nel tuo repertorio fino ad oggi, il ruolo che hai prediletto?
"Plenitudo" coreografia di R. Bianco.

Dal punto di vista professionale ti manca l'Italia?
Quando per molto tempo si è lontani da casa, l'Italia inevitabilmente manca, ma per me non dal punto di vista professionale. Al "Ballet de Catalunya" ho trovato tutto ciò di cui ho bisogno.

Nella tua vita da danzatore, qual è stato l'incontro più importante?
Nella mia vita ho incontrato parecchi maestri di danza ma l'incontro con il Direttore Elias Garcia Herrera è stato senza dubbio quello più importante sia a livello professionale, che a livello umano. I suoi insegnamenti di vita mi hanno fatto sentire un ballerino ed una persona migliore.

È difficile per dei giovani coreografi trovare i giusti canali di promozione e visibilità?
Sì è molto difficile soprattutto se si è molto giovani e si è da poco intrapreso questo nuovo percorso. Ho la fortuna che il direttore generale Leo Sorribes, che tanto si dedica alla promozione della compagnia, ha subito creduto in me e mi sostiene in questo personale progetto.

Per chi non l'avesse visto, mi descrivi "Loro in Lei", la tua prima coreografia creata recentemente?
In "Loro in Lei" ho cercato di rappresentare tutti gli aspetti della donna. Delle otto ballerine, cinque rappresentano le virtù mentre le altre tre rappresentano la parte più "oscura". La coreografia gioca proprio sull'interazione tra questi due aspetti contrapposti, giungendo alla pienezza e complessità della figura femminile in un'unica protagonista. La musica è di Franz Schubert.

Di cosa ti stai occupando in questo momento e quali sono i progetti futuri?
In questo momento sto lavorando ad un passo a tre, sempre con musica di Schubert, che evidenzia maggiormente la parte "oscura" della donna che avevo rappresentato solo in parte in "Loro in Lei". Mi piacerebbe particolarmente partecipare a dei concorsi coreografici. Per l'anno prossimo mi dedicherò anche alla creazione di nuove coreografie con musiche di compositori contemporanei.

Un tuo pensiero per i Maestri della Scuola di Ballo della Scala?
L'Accademia è stata per diverso tempo la mia seconda casa e i Maestri hanno seguito tutti i giorni il mio percorso di crescita. Sono stati dunque davvero importanti, soprattutto L. Nikonov che mi ha portato fino al diploma. Ringrazio tutti loro.

Com'è stato danzare al Teatro alla Scala nello "Schiaccianoci" di Duato, quanta magia possiede quel palcoscenico?
La prima volta ricordo che è stata un'emozione fortissima. Quando si apre il sipario si rimane quasi impietriti dalla maestosità del Teatro. Oltre che emozionante è stato bello anche riuscire a divertirsi durante l'esecuzione. Interpretare il ruolo del "bambino cadetto" mi ha fatto apprezzare la personale versione dello "Schiaccianoci" di Nacho Duato permettendomi di rivivere il senso di libertà che regala la danza. Un'emozione unica per il lavoro di un coreografo geniale!

Raccontami della tua nuova vita in Catalogna. Un Paese affascinante e abbastanza simile alla nostra cultura?
La Catalogna è una regione affascinante e la gente è solare e molto accogliente. Mi trovo così bene che mi sento a casa, anche perché la loro cultura si avvicina alla nostra.

Perché hai scelto di studiare danza, cosa ti ha colpito da bambino tanto da farti innamorare di quest'arte?
Da sempre mi ha affascinato l'idea di far emozionare il pubblico e di trasmettere le proprie emozioni. Da piccolo frequentavo una scuola di teatro e di musica ed approcciarmi al mondo della danza è stata dunque una conseguenza naturale. A me colpisce qualsiasi tipo di arte. Entrare in questo mondo così particolare mi ha arricchito notevolmente come persona.

Sono sempre stati d'accordo, i tuoi familiari, con questa scelta professionale?
Sempre stati d'accordo e sempre mi hanno sostenuto in questa scelta. Si sono tanto sacrificati per me e per la realizzazione del mio sogno. Non finirò mai di ringraziarli! 

Hai un mito nella danza, del presente o del passato, al quale ti ispiri?
Da piccolo guardavo sempre i video di Barysnhikov, mi aveva colpito la sua presenza scenica ed è anche grazie a lui se ho voluto intraprendere il percorso di ballerino. Inoltre stimo Massimo Murru ed è stato un onore lavorare con lui e seguire le sue lezioni nella compagnia del Teatro alla Scala.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?
Sarebbe bello un giorno lavorare con Matthew Bourne. Reputo geniale il suo "Lago dei Cigni".

Cosa ti senti di dire ai numerosi giovani che coltivano il tuo stesso sogno?
Per chi sogna di diventare un ballerino/a consiglio di andare sempre avanti nonostante le difficoltà che si possono trovare durante il percorso, di avere molta pazienza, dedizione e disciplina. Un piccolo miglioramento ogni giorno, porterà sicuramente in futuro grandi soddisfazioni dal punto di vista professionale e non solo. La continuità e una grande forza mentale sono fondamentali per questa professione.

Come ti prendi cura, oggi, del tuo corpo?
Il corpo per un ballerino è lo "strumento" di lavoro e dunque è necessario prendersene cura. Personalmente non seguo una dieta specifica. Mi nutro soprattutto di cibi genuini e sani, non fumo e quando ne ho la possibilità pratico pilates o gyrotonic per dare il massimo ad ogni performance.

Lorenzo oggi sei soddisfatto e rifaresti tutto esattamente nel tuo percorso artistico?
Sì sono molto soddisfatto, rifarei tutto perché le esperienze passate mi hanno portato a ciò che ora sono.

Hai sempre seguito il tuo istinto?
L'istinto è un fattore fondamentale secondo me, che va seguito nella vita e anche nell'arte.

Come ti sei avvicinato alla professione di coreografo?
È stato qualcosa del tutto naturale. Da molti anni sentivo la voglia di creare una coreografia. I direttori della mia compagnia mi hanno offerto questa imperdibile possibilità e hanno creduto in me. Grazie a loro ho portato in scena il mio primo lavoro coreografico alla prima mondiale di "Triple Bill" insieme a due coreografi importantissimi.

Come ti prepari per una coreografia? Da dove trai spunto per la realizzazione?
Prima di tutto scelgo la musica, ed è proprio la musica che mi suggerisce che tipo di passo devo creare. Semplicemente ascolto e realizzo ciò che mi dice la musica.

La musica come si combina con il lavoro del coreografo e in particolare con il tuo?
La musica è sempre stata nella mia vita. Prima di entrare in Accademia ho frequentato una scuola musicale. Lo studio del violoncello mi ha arricchito molto e tuttora influenza le scelte musicali delle mie coreografie.

Per concludere Lorenzo, la danza in senso lato, che messaggio dovrebbe trasmettere ai giovani del domani?
Pur essendo la danza vincolata da regole ferree trasmette senso di libertà e gioia. Questo penso sia il messaggio più importante.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Martedì, 26 Giugno 2018 11:59

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