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INTERVISTA a DANIELE SILINGARDI - di Michele Olivieri

Daniele Silingardi. Foto Roman Novitzky Daniele Silingardi. Foto Roman Novitzky

Daniele Silingardi, figlio d'arte, ha iniziato i suoi studi presso la scuola "Il Balletto di Castelfranco Veneto", diretta dalla madre Susanna Plaino, diplomandosi nel 2011 con l'Advanced 2 della RAD e dell'ISTD; ha vinto molti importanti concorsi in Italia ma anche all'estero (YAGP Europa, ISTD Awards a Londra, Concour de Biarritz in Francia ecc.) e a diciassette anni, alle semifinali europee dello YAGP a Parigi, ha ottenuto una serie di prestigiose borse di studio, tra le quali una per la "Royal Ballet School" di Londra, presso la quale ha deciso di svolgere il suo perfezionamento, venendo ammesso direttamente al penultimo anno. Durante i due anni alla RBS ha danzato in ruoli di primo piano negli spettacoli della scuola, con la quale è stato anche in tournée negli USA, e nell'anno del Diploma ha lavorato con la Compagnia del "Royal Ballet" in La Valse, Schiaccianoci, Onegin, programmi misti... Diplomatosi nel giugno 2013 ha immediatamente ottenuto il contratto come Artist presso l'English National Ballet di Londra. Con l'ENB ha preso parte a tutte le produzioni della Compagnia e alle tournée internazionali e ha ballato ruoli di primo piano, tra cui Paride in "Romeo e Giulietta", Nutcracker Doll nello "Schiaccianoci", "Spring and Fall" di John Neumeier. Nel 2017, dopo quattro stagioni con l'ENB, si è trasferito presso lo "Stuttgart Ballet" dove fin da subito ha interpretato ruoli da Solista.

Carissimo Daniele, i tuoi iniziali ricordi legati alla danza a quale momento preciso ti riportano?
All'età di sette anni mia madre, Susanna Plaino, mi chiese se volessi provare a fare lezione, essendo lei la direttrice della scuola, ed avendo io finalmente mostrato un qualche interesse. Fino ad allora non mi era mai venuta la voglia di fare danza, infatti all'epoca praticavo pallacanestro e judo come attività sportive. Ma ricordo perfettamente, che dopo aver fatto la mia prima lezione di danza, qualcosa dentro di me è scattato e da quel momento in poi non ho più smesso.

Quanto ha influito essere figlio d'arte?
Come ho menzionato prima, pur essendo mia mamma la direttrice della scuola, non mi sono avvicinato fin da subito alla danza. Ma avendo già questa passione nel sangue mi sono sempre sentito a mio agio ballando. Anche il fatto che mia mamma non mi ha mai costretto a provare, fino a quando non sono stato io mostrare un poco di interesse, ha sicuramente aiutato.

Cosa rammenti del tuo primo giorno in sala danza?
Per qualche istante mi sono sentito un po' fuori luogo, in quanto ero l'unico maschio in una sala piena di femmine, e a quella età può risultare imbarazzante, ma poi la musica ha iniziato a suonare e tutti quei pensieri sono spariti. Certo, era difficile ballare non avendolo mai fatto prima, ma c'era qualcosa di comodo e naturale nell'eseguirlo.

Raggiungere il palcoscenico del Royal Ballet, da studente ne "La Valse" per il "Our Extraordinary World Gala", Onegin, Firebird e lo Schiaccianoci e danzando anche ruoli solistici in "Yondering" di John Neuemier e in "La Destine" di Mark Annear. Un sogno che si tramutava in realtà?
Raggiunto il terzo anno alla Royal Ballet School si inizia a far parte, come aggiunti e riserve, alle produzioni della compagnia ed è un'opportunità fantastica per tutti noi studenti in quanto ci insegna e ci fa capire cosa voglia dire essere un professionista. Il mio ricordo più bello è stato appunto danzare ne "La Valse" per il Gala di apertura della stagione alla presenza della Regina Elisabetta. Alla fine, Sua Maestà, è venuta in palco e ci ha ringraziato tutti per il bellissimo spettacolo offerto. Non lo scorderò mai! "Yondering", ancora ad oggi, è uno dei balletti che più mi è piaciuto ballare e sono estremamente grato di averne potuto fare parte.

Il primo impatto con la Scuola del Royal che sensazione ha avuto?
Fin da quando ero piccolo prendevo parte alle scuole estive della RBS, quindi mi sono sempre sentito molto vicino a questo ambiente. Una volta entrato nella scuola non è stato per niente uno shock, in quanto già conoscevo parecchia gente attraverso le scuole estive e i vari concorsi, praticamente è stato come essere a casa!

Al Royal Ballet School hai avuto come docenti David Peden e Gary Norman. Quali sono stati gli insegnamenti più importanti ricevuti da loro?
In tutta onestà quando sono entrato alla RBS ero già abbastanza avanti nello studio, essendo stato seguito per dieci anni da mia mamma e per diversi anni da Elias Garcia Herrera. Una volta entrato alla RBS con David Peden e Gary Norman mi sono perfezionato, e sono loro molto grato per il lavoro svolto su di me. Due insegnanti completamente diversi tra loro, di cui conservo un piacevole ricordo.

Mentre al Balletto di Castelfranco Veneto, bene appunto i tuoi insegnanti sono stati Susanna Plaino ed Elias Garcia Herrera. Cosa devi a loro?
Mi hanno insegnato tutto quello che conosco, dal repertorio solistico alla tecnica, al lavoro di passo a due, che ancora oggi mi aiuta ad essere il miglior partner possibile. Mi hanno spronato e costretto a vedere dentro me stesso, a decidere di intraprendere questa carriera professionale.

Hai danzato in produzioni con coreografie di Anne-Marie Holmes, Wayne Eagling, Russel Maliphant, Royalnd Hynd e Marius Petipa, Rudolf Nureyev, Derek Deane, John Neumeier, Annabelle Lopez Ochoa, Akram Khan, Mary Skeaping e altri nomi del gotha internazionale. Chi ha colpito il tuo immaginario in maniera particolare per linguaggio e genialità?
Un posto speciale nel mio immaginario è riservato a John Neumeier in quanto ballare entrambi "Yondering", quando ero studente, e "Spring and Fall", quando ero in compagnia, mi hanno fatto percepire un totale senso di libertà oltre alla capacità di interpretare la danza in un modo che mai prima avevo provato.

Hai vinto molti celebri concorsi. Un ricordo per lo YAGP di Parigi?
Le semifinali dello YAGP di Parigi sono la ragione per cui sono entrato a far parte della Royal Ballet School in quanto, oltre a ricevere la Silver medal, mi hanno offerto la borsa di studio completa per l'anno scolastico.

Quattro stagioni all'ENB come ti hanno cambiato e forgiato artisticamente?
ENB è stata la mia prima compagnia e ho imparato moltissimo, soprattutto dai miei colleghi. Quando passi dall'essere studente a professionista ci sono parecchie cose che ancora non conosci; ad esempio l'ENB mi ha insegnato come stare esattamente in palcoscenico, come raccontare una storia e far pensare al pubblico di esserne parte integrante. Per essere un grande ballerino devi anche essere un grande attore. La presenza scenica ti distingue dagli altri immediatamente. Avendo avuto l'opportunità di ballare ruoli di rilievo mi ha spronato a raggiungere una certa calma in scena, il che aiuta notevolmente!

Hai qualche mito della danza al quale ti ispiri, sia del presente che del passato?
Ovviamente, come molti altri ragazzi, il mio mito più grande è Baryshnikov ma l'ispirazione di ogni giorno mi viene data dai colleghi. Lavorare tutti assieme, spingendosi e sostenendosi a vicenda, mi ha permesso di oltrepassare alcuni limiti che credevo di non superare. Molto di quello che ho appreso, nella mia giovane carriera, lo devo proprio ai colleghi ed amici che mi hanno aiutato e mi aiutano a migliorare ogni giorno!
Ritornando a Londra, dopo il diploma hai danzato ruoli principali nello Schiaccianoci, in Spring and Fall e nel ruolo di Paride in Romeo e Giulietta. Solitamente come ti prepari, al di là della tecnica, all'interiorizzazione di un personaggio?
Per il ruolo di Paride ho riletto il famoso capolavoro di Shakespeare concentrandomi soprattutto nei passaggi in cui il suo personaggio è presente, ed ho cercato di interpretarlo al meglio, ponendomi nella sua prospettiva. Per altri ruoli invece, come quello della bambola Schiaccianoci, mi sono preparato con l'aiuto dei Ballet Masters i quali mi hanno spiegato l'esatto ruolo nella storia. Quest'ultimo era più una preparazione tecnica in quanto come personaggio non aveva una tale profondità. Per "Spring and Fall" abbiamo avuto l'onore di poter lavorare direttamente con il coreografo, John Neumeier, che ci ha spiegato esattamente a cosa pensava quando ha creato il balletto. Ogni volta che ho l'occasione di ballare un ruolo di rilievo mi piace fare un po' di ricerca, se possibile chiedendo al coreografo o tramite altre fonti, così da poter interiorizzare il personaggio nella miglior maniera possibile, e sentirmi veramente parte della narrazione.

Cosa devi in termini di gratitudine ai tuoi familiari, soprattutto a tua mamma e com'è stato averla come genitore e al contempo come Maestra?
Devo tutto ai miei genitori per avermi sempre sostenuto ad aiutato in tutte le mie scelte, soprattutto quelle che portano ai grandi cambiamenti, come il trasferirmi a Londra per continuare i miei studi e cambiare poi compagnia. Quando ero studente presso la scuola di mia mamma ci ritrovavamo spesso a discutere animatamente, probabilmente perché sono parecchio testardo di natura. Ma averla come insegnante mi ha sicuramente aiutato a migliorare e a diventare il ballerino che sono oggi.

Tra i ruoli sostenuti fino ad oggi, in quale ti sei sentito perfettamente a tuo agio?
"Yondering" e "Spring and Fall" sono due balletti che ho realmente amato ballare ma anche Paride, come ruolo, me lo sono sentito del tutto naturale.

Attualmente fai parte dello "Stuttgart Ballet" , qual è il biglietto da visita e il punto di forza della Compagnia, a tuo avviso?
"Stuttgart Ballet" è da sempre una compagnia famosa per la qualità dei suoi esecutori, nel classico come nel contemporaneo.

Il Balletto di Stoccarda è una compagnia tra le più importanti sulla scena mondiale e deve il suo successo all'avvento di John Cranko alla direzione, cui sono seguiti altri nomi celebri come Glen Tetley, Marcia Haydée. Attualmente Reid Anderson è il direttore artistico, com'è il lavoro in sala danza con lui?
Lavorare con Reid Anderson è particolarmente stimolante in quanto è una persona che nutre forte passione nel suo lavoro oltre all'aver preso parte alla compagnia per molti anni, in qualità di ballerino e successivamente di direttore. È sempre ricco di suggerimenti e di argomenti nei riguardi di ogni ruolo da interpretare, e condividendo questo suo sapere ci aiuta a crescere artisticamente.

Allo Stuttgart ballet ti sei già misurato con ruoli solistici come Brouillards, Jeux de Cartes e il Lago dei Cigni, tutti firmati da John Cranko e Take Your Pleasure Seriously su coreografie di Katarzyna Kozielska. Cosa ti ha spinto a lasciare Londra per Stoccarda?
Dopo quattro anni all'ENB ho sentito la necessità di confrontarmi con un altro repertorio e con un'altra compagnia, dove poter cercare la vera essenza della danza. Lo Stuttgart Ballet è una delle poche compagnie che ancora pone in primo piano il valore sentimentale ed artistico di questa bellissima forma d'arte, non ricercando solo la parte virtuosistica.

Com'è la tua giornata tipo? Quante ore provi?
Solitamente iniziamo alle 10.30 con la lezione e poi proviamo fino alle 18.30. Ogni tanto, se abbiamo delle prove in palcoscenico, allora la mattina iniziamo con la lezione alle 9, per proseguire con le prove alle 10 e terminare attorno alle 13. Mentre nelle giornate di spettacolo lavoriamo fino alle 14 con una pausa che termina con l'inizio dello spettacolo stesso, che può variare dalle 19 alle 19.30. Comunque, in generale, proviamo circa sei ore al giorno.

Che sensazioni assapori, quando ti ritrovi a ballare?
Ballare mi permette di esprimermi in una maniera che va oltre l'uso del nostro linguaggio quotidiano. A seconda del ruolo interpretato entrano in gioco una miriade di emozioni differenti, ed è proprio questo che rende la danza così unica nel mondo delle arti.

Cosa ti piace di Stoccarda e quali passioni coltivi nel tuo tempo libero?
Venendo da una metropoli come Londra in cui c'è di tutto e di più, Stoccarda all'inizio mi è sembrata un po' noiosa e senza vita, ma presto mi sono reso conto che conoscendo i posti giusti ci si può divertire parecchio. Trovo che sia una città molto comoda da vivere, tutto è ravvicinato, i trasporti pubblici sono organizzati al meglio e non sprechi tempo a viaggiare per recarti al lavoro come, ad esempio, facevo a Londra. Nel tempo libero mi piace rilassarmi, guardare la TV, andare al parco se c'è bel tempo o al bar con gli amici. Sono un grande appassionato di Netflix e Playstation. Ultimamente sto imparando a suonare la chitarra, anche se sono alle prime armi.

Hai capito fin da subito che investire sulla danza sarebbe stato per te fondamentale?
Ad essere sincero, mi sono reso conto all'età di sedici anni, quando ho ricevuto parecchie borse di studio per le più importanti scuole internazionali. In quell'esatto periodo ho compreso che la danza poteva essere la giusta carriera... infatti non mi sono assolutamente mai pentito della scelta intrapresa.

Il momento più bello del giorno del diploma e il complimento che ti ha colpito maggiormente?
Il momento più bello e più memorabile è stato lo spettacolo di fine anno della RBS: ogni anno l'intera scuola si esibisce in un gran finale sulla musica tratta dalla creazione "Etudes". Ogni corso balla un suo pezzo e alla fine tutti gli allievi corrono in palcoscenico, da diverse direzioni, sino a formare delle linee perfette. A pensarci ancora oggi mi vengono i brividi: era la fine di un capitolo e l'inizio di uno nuovo, per me come per tutti i miei amici che ci diplomavamo.

Quali sono state le maggiori difficoltà e rinunce nello scegliere lo studio della danza?
Non mi sono mai sentito obbligato a non fare qualcosa per aver deciso di ballare, ma con un po' di buon senso ci sono cose che è meglio evitare. Per esempio, mi ricordo che andavamo a sciare con la scuola quando ero alle elementari e alle medie e mi piaceva moltissimo, però poi, arrivato alle superiori, ho dovuto smettere più per precauzione che per altro, in quanto lo sci è una pratica pericolosa per il ballerino. Certo a volte non potevo uscire con gli amici perché impegnato con prove o spettacoli, ma non è mai stato assolutamente un peso! Forse la più grande difficoltà è il dolore con cui convivi, in quanto più il tempo passa e più il corpo reagisce allo stress e alla pressione della disciplina. Ma secondo me questo è anche un punto di forza in quanto ti obbliga, quotidianamente, a lavorare e a sorpassare tutti gli ostacoli.

Non sei l'unico danzatore in famiglia, anche tuo fratello ha scelto lo stesso percorso, vi scambiate consigli?
Certo, ci aiutiamo spesso quando possibile e cerchiamo sempre di trovarci nel tempo libero. Ogni tanto riusciamo anche a fare lezione assieme, e questa è una cosa che mi piace tantissimo in quanto, ora che viviamo e lavoriamo in città diverse, l'occasione di misurarci e di far vedere l'uno all'altro quanto siamo cambiati non ci capita così spesso. Siamo due ballerini abbastanza diversi, fisicamente e tecnicamente, e questo ci permette di imparare l'uno dall'altro.

Arrivi da Castelfranco Veneto, cosa ami particolarmente di questa località?
Castelfranco è una piccola cittadina e ogni volta che ci ritorno mi sento molto più rilassato che in una grande città. Quel totale senso di tranquillità e benessere a volte mi manca realmente.

Cosa rende la scuola di tua mamma una delle eccellenze nel panorama coreutico privato nazionale?
Sicuramente la sua dedizione e l'amore verso quest'arte, ma anche la voglia di far crescere e maturare gli allievi, non solo dal punto di vista artistico ma anche umano, tanto da renderli capaci di inserirsi in modo sano nel contesto lavorativo. Se qualcuno ha bisogno di qualcosa, sia mia mamma che mio papà, sono sempre pronti nell'aiuto. È un rapporto quasi familiare quello che lei nutre con i propri studenti.

Qual è stato lo spettacolo di danza al quale hai assistito che ti ha maggiormente emozionato?
"Onegin" di John Cranko, è uno dei balletti che più mi emoziona, e questo ruolo è uno dei maggiori sogni che nutro con la speranza di poterlo, prima o poi, danzare.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?
William Forsythe è un mito e una leggenda nel mondo della danza e mi piacerebbe avere l'onore di poter lavorare con lui.

Ti piacerebbe un domani provare anche l'esperienza della coreografia?
Ora come ora non mi sono mai interessato alla coreografia. È una di quelle cose per la quale, secondo me, devi avere la passione fin da subito e coltivarla man mano. Per ora preferisco ballare ed interpretare ciò che il coreografo ha visionato nel suo immaginario ed aiutarlo a dare vita alle sue idee. Sicuramente preferisco insegnare!

Un giorno ti vedi in un Corpo di Ballo italiano?
Sfortunatamente no! Più cresco e più l'Italia mi manca, ma non mi ci vedo a lavorare. A me piace viaggiare e scoprire nuove realtà e culture, quindi per ora scelgo di rimanere all'estero.

Cosa ti senti di dire ai numerosi giovani che coltivano il sogno verso un futuro da professionisti della danza?
Questa è una carriera senza scrupoli e bisogna avere un grande forza di volontà per andare avanti, ma se veramente avete la passione e l'amore per la danza allora datevi da fare ogni giorno quando siete giovani, perché il cammino non diventa più facile con l'andare degli anni anzi, è proprio l'opposto. Se ripenso ora ai miei anni a scuola avrei sicuramente lavorato con maggiore diligenza per poi essere più preparato una volta diventato professionista, perché quando lavori in una compagnia è molto raro, quasi impossibile direi, trovare un Ballet Master che ti segue come gli insegnanti a scuola. Devi trovare tu la maniera di lavorare al meglio, ma se già sai come farlo fin da giovanissimo, allora puoi avere una marcia in più rispetto agli altri. È una carriera difficile e dolorosa ma ricca di soddisfazioni!

Caro Daniele, per terminare, cosa è riuscita a regalarti, finora, la nobile arte della danza?
Per mezzo della danza ho avuto l'occasione di viaggiare in giro per il mondo e, grazie a questo, ho potuto conoscere tantissime persone che ora ho l'onore e il privilegio di poter chiamare amici. Mi ha permesso di apprendere delle autentiche "lezioni di vita" da una miriade di culture diverse. Mi ha insegnato la disciplina e il rigore, che non in molti possiedono, e questo è sempre utile nella vita quotidiana. Mi ha permesso costantemente di mantenermi in forma e di realizzare una vita salutare, ma l'aspetto più importante che la danza mi ha regalato è proprio quello di non mollare mai nel cercare di superare i propri limiti, perché l'unico reale ostacolo nel cammino siamo noi stessi!

Michele Olivieri

Ultima modifica il Venerdì, 25 Maggio 2018 13:20

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