BrisbaneSipario Mensile e Portale: scopri il mondo dello spettacolo. Guida ai Teatri, ai Festival, alle Scuole di Danza e di Teatro; Recensioni degli spettacoli, Comunicati stampa, Cyclopedia e molto altro.https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane.feed2024-03-29T07:05:03+01:00Joomla! - Open Source Content ManagementIncontro con il Direttore della Queensland Ballet, Li Cunxin2016-06-17T09:28:24+02:002016-06-17T09:28:24+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10061-incontro-con-il-direttore-della-queensland-ballet-li-cunxin.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/28c67f257cad59e239c3a0aaf238102d_S.jpg" alt="Li Cunxin, Direttore della Queensland Ballet" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Incontro con il Direttore</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>della Queensland Ballet, Li Cunxin</strong></span></p> <p style="text-align: justify;"><strong>Da quanti anni dirige la compagnia e qual è il repertorio che ha proposto?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Dirigo la compagnia da quattro anni nei quali abbiamo programmato <em>Giselle</em>, <em>Cenerentola</em>, <em>La bella addormentata</em>, <em>Coppélia</em>, <em>Lo Schiaccianoci</em>. Il nostro programma prevede anche un repertorio contemporaneo con coreografi americani, europei, australiani; pertanto la mia visione negli ultimi quattro anni è stata quella di dedicare circa il 60-65% delle produzioni al balletto classico e il 30-35% a lavori contemporanei.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Come hanno risposto pubblico e critica australiani alle sue proposte?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Il pubblico è molto attento alle dinamiche interne alla compagnia e a ciò che viene programmato seguendoci con costanza. Nelle ultime tre stagioni abbiamo registrato il sold out su quasi tutte le performances. Le nostre vendite negli ultimi tre anni hanno raggiunto il 99%. Programmiamo circa 150 <em>performances</em> ogni anno. Il limite per la nostra crescita è lo spazio del teatro, troppo ridotto, per cui con fatica rispondiamo alla domanda del pubblico che comunque ama ciò che facciamo e apprezza il repertorio, così amato anche dai ballerini.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Come si arriva a questo <em>Sogno di una notte di mezza estate</em> di William Shakespeare, coreografie di Liam Scarlett? Come nasce lo spettacolo?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Da quando divenni Direttore ho sempre pensato che il percorso più semplice da adottare nella programmazione è quello delle co-produzioni, lavorando con altre compagnie. A tal fine presi contatto con uno dei miei vecchi amici che era Direttore Artistico del Royal New Zealand Ballet, Ethan Stiefel, confrontandoci su proposte di collaborazione; così abbiamo deciso di co-produrre insieme. Questo spettacolo è un esempio, io amo molto i lavori di Liam, è un artista talentuoso e così siamo arrivati all'idea del Sogno di una notte di mezza estate.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qui a Brisbane sono previste diciassette repliche con quasi tutto sold out. Cosa attrae di questo balletto, la novità, la trama, lo stile del coreografo?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Credo ci siano molti elementi da considerare per capire perché abbiamo registrato questo successo di vendita sulle diciassette repliche del <em>Sogno di una notte di mezza estate</em>. Il primo è sicuramente da rintracciare nella storia di Shakespeare, gli studenti la conoscono, tutti la conoscono. Il secondo riguarda il coreografo Liam Scarlett, il suo nome è tenuto in alta considerazione nel mondo del balletto ed è uno dei più interessanti coreografi di oggi. Il terzo elemento è da rintracciare nel successo della produzione, rappresentata per la prima volta lo scorso anno in Nuova Zelanda, che ha avuto una diffusione enorme in Australia.<br />Quando annunciammo la produzione, il nostro pubblico, i nostri abbonati furono felicissimi.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qual è il <em>target</em> del pubblico di questo balletto: giovani, anziani, donne, uomini, turisti o assidui frequentatori?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Penso che questo balletto abbia un ampio e vasto <em>appeal</em> capace di attraversare le età coprendo un ampio spettro di fruitori: famiglie, <em>teenagers</em>, bambini, persone anziane, di età media. Penso che questo balletto, questa storia, catturerà l'attenzione di un vasto pubblico.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Su quali finanziamenti, pubblici o privati, sopravvive la compagnia e quali sono gli impegni a cui deve rispondere per ricevere questi benefici?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Negli ultimi tre anni abbiamo attirato le attenzioni non solo del pubblico, con i sold out, ma anche dei donatori con contributi di varia entità fino a raggiungere livelli molto elevati. In questi anni lo spirito filantropico è cresciuto molto, così come il numero degli abbonati. Il riconoscimento della qualità, degli standard dei programmi di balletto, il calibro dei coreografi e degli artisti invitati ad insegnare e mettere in scena i balletti è ciò che il pubblico ama.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Il finanziamento pubblico è sufficiente al fabbisogno delle produzioni oppure occorre il sostegno degli <em>sponsor</em> privati?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Noi abbiamo il sostegno pubblico di tre enti pubblici e il maggiore è rappresentato dal sostegno statale che recentemente è anche aumentato. Quindi il Governo ci supporta e speriamo sempre in un sostegno continuo.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qual è il <em>budget</em> necessario per mantenere l'intera compagnia: dal corpo di ballo, ai tecnici, agli amministratori, agli organizzatori?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Quando sono arrivato il <em>budget</em> era di circa 5 milioni di dollari, ora il budget si è triplicato. Sono molto ambizioso e spero si possa crescere ancora, incrementando il numero di ballerini e lavoreremo molto per la crescita comune. Abbiamo molti progetti in cantiere: aumentare le sale da ballo per gli studenti che arrivano dall'estero, un nuovo teatro più grande. Progetti visionari, questi, ma spero che i miei sogni possano un giorno diventare realtà.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Di questo budget quanto viene investito in promozione, comunicazione, stampa, pubblicità?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Non ricordo il dato, vi farò sapere. Ma posso certamente dire che abbiamo considerevolmente aumentato il budget per il Dipartimento del marketing nonché per il personale e sono davvero felice di ciò. Sarò molto felice di investire in questo settore nei prossimi anni migliorando notevolmente tutti gli aspetti della comunicazione: dai programmi di sala ai social media.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Per questo <em>Sogno</em> è prevista una tournée internazionale?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Sì, abbiamo l'ambizione di pianificare un <em>tour</em> internazionale ogni due anni e anche un <em>tour</em> nazionale ogni due/tre anni. Lo scorso anno siamo stati a Londra al Coliseum per la prima volta in 55 anni ed è stato uno splendido successo con critiche molto positive per la compagnia. Una parte della compagnia è stata anche in America, in Svizzera - al Prix de Lausanne -, a Shanghai.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Avete rapporti con gli enti lirici italiani, con artisti italiani, ballerini, coreografi, per scambi o per interessi comuni?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Molti anni fa danzai come <em>guest artist</em> alla Scala. Amo la cultura italiana, gli italiani e so che sono dei ballettomani. Ho pochi contatti in Italia e mi piacerebbe molto averli. Sarebbe bellissimo intraprendere collaborazioni con alcune compagnie ma ancora non abbiamo contatti diretti.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/28c67f257cad59e239c3a0aaf238102d_S.jpg" alt="Li Cunxin, Direttore della Queensland Ballet" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Incontro con il Direttore</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>della Queensland Ballet, Li Cunxin</strong></span></p> <p style="text-align: justify;"><strong>Da quanti anni dirige la compagnia e qual è il repertorio che ha proposto?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Dirigo la compagnia da quattro anni nei quali abbiamo programmato <em>Giselle</em>, <em>Cenerentola</em>, <em>La bella addormentata</em>, <em>Coppélia</em>, <em>Lo Schiaccianoci</em>. Il nostro programma prevede anche un repertorio contemporaneo con coreografi americani, europei, australiani; pertanto la mia visione negli ultimi quattro anni è stata quella di dedicare circa il 60-65% delle produzioni al balletto classico e il 30-35% a lavori contemporanei.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Come hanno risposto pubblico e critica australiani alle sue proposte?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Il pubblico è molto attento alle dinamiche interne alla compagnia e a ciò che viene programmato seguendoci con costanza. Nelle ultime tre stagioni abbiamo registrato il sold out su quasi tutte le performances. Le nostre vendite negli ultimi tre anni hanno raggiunto il 99%. Programmiamo circa 150 <em>performances</em> ogni anno. Il limite per la nostra crescita è lo spazio del teatro, troppo ridotto, per cui con fatica rispondiamo alla domanda del pubblico che comunque ama ciò che facciamo e apprezza il repertorio, così amato anche dai ballerini.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Come si arriva a questo <em>Sogno di una notte di mezza estate</em> di William Shakespeare, coreografie di Liam Scarlett? Come nasce lo spettacolo?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Da quando divenni Direttore ho sempre pensato che il percorso più semplice da adottare nella programmazione è quello delle co-produzioni, lavorando con altre compagnie. A tal fine presi contatto con uno dei miei vecchi amici che era Direttore Artistico del Royal New Zealand Ballet, Ethan Stiefel, confrontandoci su proposte di collaborazione; così abbiamo deciso di co-produrre insieme. Questo spettacolo è un esempio, io amo molto i lavori di Liam, è un artista talentuoso e così siamo arrivati all'idea del Sogno di una notte di mezza estate.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qui a Brisbane sono previste diciassette repliche con quasi tutto sold out. Cosa attrae di questo balletto, la novità, la trama, lo stile del coreografo?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Credo ci siano molti elementi da considerare per capire perché abbiamo registrato questo successo di vendita sulle diciassette repliche del <em>Sogno di una notte di mezza estate</em>. Il primo è sicuramente da rintracciare nella storia di Shakespeare, gli studenti la conoscono, tutti la conoscono. Il secondo riguarda il coreografo Liam Scarlett, il suo nome è tenuto in alta considerazione nel mondo del balletto ed è uno dei più interessanti coreografi di oggi. Il terzo elemento è da rintracciare nel successo della produzione, rappresentata per la prima volta lo scorso anno in Nuova Zelanda, che ha avuto una diffusione enorme in Australia.<br />Quando annunciammo la produzione, il nostro pubblico, i nostri abbonati furono felicissimi.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qual è il <em>target</em> del pubblico di questo balletto: giovani, anziani, donne, uomini, turisti o assidui frequentatori?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Penso che questo balletto abbia un ampio e vasto <em>appeal</em> capace di attraversare le età coprendo un ampio spettro di fruitori: famiglie, <em>teenagers</em>, bambini, persone anziane, di età media. Penso che questo balletto, questa storia, catturerà l'attenzione di un vasto pubblico.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Su quali finanziamenti, pubblici o privati, sopravvive la compagnia e quali sono gli impegni a cui deve rispondere per ricevere questi benefici?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Negli ultimi tre anni abbiamo attirato le attenzioni non solo del pubblico, con i sold out, ma anche dei donatori con contributi di varia entità fino a raggiungere livelli molto elevati. In questi anni lo spirito filantropico è cresciuto molto, così come il numero degli abbonati. Il riconoscimento della qualità, degli standard dei programmi di balletto, il calibro dei coreografi e degli artisti invitati ad insegnare e mettere in scena i balletti è ciò che il pubblico ama.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Il finanziamento pubblico è sufficiente al fabbisogno delle produzioni oppure occorre il sostegno degli <em>sponsor</em> privati?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Noi abbiamo il sostegno pubblico di tre enti pubblici e il maggiore è rappresentato dal sostegno statale che recentemente è anche aumentato. Quindi il Governo ci supporta e speriamo sempre in un sostegno continuo.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Qual è il <em>budget</em> necessario per mantenere l'intera compagnia: dal corpo di ballo, ai tecnici, agli amministratori, agli organizzatori?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Quando sono arrivato il <em>budget</em> era di circa 5 milioni di dollari, ora il budget si è triplicato. Sono molto ambizioso e spero si possa crescere ancora, incrementando il numero di ballerini e lavoreremo molto per la crescita comune. Abbiamo molti progetti in cantiere: aumentare le sale da ballo per gli studenti che arrivano dall'estero, un nuovo teatro più grande. Progetti visionari, questi, ma spero che i miei sogni possano un giorno diventare realtà.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Di questo budget quanto viene investito in promozione, comunicazione, stampa, pubblicità?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Non ricordo il dato, vi farò sapere. Ma posso certamente dire che abbiamo considerevolmente aumentato il budget per il Dipartimento del marketing nonché per il personale e sono davvero felice di ciò. Sarò molto felice di investire in questo settore nei prossimi anni migliorando notevolmente tutti gli aspetti della comunicazione: dai programmi di sala ai social media.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Per questo <em>Sogno</em> è prevista una tournée internazionale?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Sì, abbiamo l'ambizione di pianificare un <em>tour</em> internazionale ogni due anni e anche un <em>tour</em> nazionale ogni due/tre anni. Lo scorso anno siamo stati a Londra al Coliseum per la prima volta in 55 anni ed è stato uno splendido successo con critiche molto positive per la compagnia. Una parte della compagnia è stata anche in America, in Svizzera - al Prix de Lausanne -, a Shanghai.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Avete rapporti con gli enti lirici italiani, con artisti italiani, ballerini, coreografi, per scambi o per interessi comuni?</strong></p> <p style="text-align: justify;">Molti anni fa danzai come <em>guest artist</em> alla Scala. Amo la cultura italiana, gli italiani e so che sono dei ballettomani. Ho pochi contatti in Italia e mi piacerebbe molto averli. Sarebbe bellissimo intraprendere collaborazioni con alcune compagnie ma ancora non abbiamo contatti diretti.</p></div>Queensland Ballet Il "Sogno" di Scarlett conquista il numeroso pubblico di Brisbane2016-06-17T09:22:09+02:002016-06-17T09:22:09+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10060-queensland-ballet-il-sogno-di-scarlett-conquista-il-numeroso-pubblico-di-brisbane.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/f8f17be5d834cc31993bb67bcf55fa42_S.jpg" alt="Laura Hidalgo e Victor Estevez, Queensland Ballet, "A Midsummer Night’s Dream", coreografia Liam Scarlett. Foto David Kelly" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Queensland Ballet</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>Il <em>Sogno</em> di Scarlett conquista</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>il numeroso pubblico di Brisbane</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Giochiamo con l'amore, come ha fatto <strong>William Shakespeare</strong>, con il <em><strong>Sogno di una notte di mezz'estate</strong></em>, quando ci racconta la storia di innamorati, di magie, di scambi di ruolo e poi con finale risolutivo.<br />Mai il Bardo avrebbe immaginato di essere fonte di tanti balletti. Soprattutto di quelli che parlano di amori.<br />È stato ispiratore di grandi coreografi che hanno cavalcato le trame che egli offriva. Cosa avrebbero fatto senza il suo lavoro? Ma la domanda d'obbligo è: sono nati prima i progetti coreografici, oppure le composizioni musicali? O contemporaneamente, visto che sono interdipendenti? Insomma, l'autore ha dato ispirazione a due creativi, i quali senza un corpo di ballo, senza gli orchestrali, non potrebbero determinare l'evento. Tutto questo, per dire mille grazie a Shakespeare che ci ha consentito di portarci dentro alle sue trame, al suo "sogno" di comunicare, al suo "dare", pur non essendo consapevole di questo fenomeno che una disciplina fatta di parole, potesse diventare musica, gestualità, pantomima, insomma danza.<br />Abbiamo voluto fare questa considerazione, poiché non sempre il pubblico si domanda da dove nasce l'input di partenza. E ora veniamo al "Sogno" di <strong>Liam Scarlett</strong>, su musiche di <strong>Felix Mendelssohn</strong> con aggiunte appropriate di altre musiche per poter coprire la storia dell'intera opera, scelte da <strong>Nigel Gaynor</strong>.<br />Intanto, dobbiamo anticipare chi è il giovane coreografo <strong>Scarlett</strong>, per capire meglio l'operazione che ha fatto sul "Sogno".<br /><strong>Scarlett</strong> è giovane, ha appena 29 anni, ed è considerato il coreografo più promettente di questa generazione e viene chiamato dai principali teatri nel mondo.<br /><strong>Scarlett</strong> ha chiesto alla scenografa costumista <strong>Tracy Grant Lord</strong> di creare un ambiente metafisico, che potesse alludere ad una foresta da esplorare, dove il regno di Oberon, re degli Elfi, e del suo universo di fate fosse accompagnato da una moltitudine di "bulbi" con stelo fluorescenti, di luce variabile (a seconda degli umori di Oberon, su uno sfondo popolato da un gigantesco cerchio simbolo della luna, e sullo sfondo nero, buio, una miriadi di stelline) a simboleggiare i fiori.<br />La produzione è stata commissionata da <strong>Ethan Stiefel</strong> quando ricopriva il ruolo di Direttore della Royal New Zealand Ballet e realizzata in co-produzione con la Queensland Ballet.<br />Bene ha fatto <strong>Li Cunxin</strong> a confermare il coreografo <strong>Scarlett</strong> perché allestisse per la Queensland Ballet questo "Sogno", messo in scena con una compagnia composta da circa 36 ballerini di etnie diverse, ma tutti con grandi capacità interpretative, tanto da formare quattro cast, per coprire le 17 repliche in calendario, già tutte esaurite.<br /><strong>Scarlett</strong> ha dato la possibilità a tutti i ballerini di giocare in più ruoli, dai protagonisti ai ruoli secondari, perché il volere del direttore e del coreografo era quello di consegnare esperienze d'interpretazione diverse, sia per la crescita di ciascuno di loro, sia per mettere in atto una competizione utile ai risultati dello spettacolo. Infatti, ogni cast si contrappone all'altro migliorando la partecipazione con maggiore energia di interpretazione.<br />Una compagnia tutta giovane ma tutti già agguerriti per affermarsi all'interno di essa.<br />E con questi ballerini, <strong>Scarlett</strong> ha ottenuto momenti creativi necessari al buon andamento delle sequenze dello spettacolo, perché, infatti, la struttura drammaturgica dell'opera prevede il succedersi di sequenze romantiche, poetiche, sentimentali, sequenze ludiche, con gag da commedia dell'arte; soprattutto nelle scene dove per magia di Puck, si invertono gli innamoramenti: la regina Tatiana per magia s'innamora di Bottom trasformato in asino, i due innamorati, Demetrio e Lisandro, invertono i ruoli, corteggiando chi prima aveva respinto, fino a che il voler di Oberon obbliga Puck a ripristinare l'ordine.<br />Ma il merito va anche a chi, in assenza del coreografo <strong>Scarlett</strong>, è stato delegato al montaggio dell'intero spettacolo, e cioè a <strong>Gillian Whittingham</strong>.<br />Uno spettacolo che ha incantato il pubblico dall'inizio alla fine, offrendo a tutti i ballerini il dovuto riconoscimento di applausi.</p> <p style="text-align: justify;"><em><strong>A Midsummer Night's Dream</strong></em><br /><strong>Choreographer Liam Scarlett</strong><br /><strong>Composer Felix Mendelssohn</strong><br /><strong>With Queensland Symphony Orchestra</strong><br /><strong>Conductor Nigel Gaynor</strong><br /><strong>Arrangement and Additional Orchestration Nigel Gaynor</strong><br /><strong>Costume and Set Designer Tracy Grant Lord</strong><br /><strong>Lighting Designer Kendall Smith</strong><br /><strong>A co-production with the Royal New Zealand Ballet</strong><br /><strong>Titania - Laura Hidalgo</strong><br /><strong>Oberon - Victor Estévez</strong><br /><strong>Puck - Camilo Ramos</strong><br /><strong>Hermia - Yanela Pinera</strong><br /><strong>Lysander - Shane Wuerthner</strong><br /><strong>Helena - Clare Morehen</strong><br /><strong>Demetrius - Vito Bernasconi</strong><br /><strong>Bottom - Rian Thompson</strong><br /><strong>Moth - Tara Schaufuss</strong><br /><strong>Cobweb - Lina Kim</strong><br /><strong>Mustard Seed - Teri Crilly</strong><br /><strong>Peaseblossom - Tamara Hanton</strong><br /><strong>Changeling - Charlie Dunn</strong><br /><strong>Fairies - Mia Heathcote, Neneka Yoshida, Sophie Zoricic, Harley Campbell, Georgia Swan, Eleanor Freeman</strong><br /><strong>Rustics - D'Arcy Brazier, Alexander Idaszak, Jack Lister, Joel Woellner, Zuquan Kou, David Power, Liam Geck</strong><br /><strong>1 April — 16 April, 2016 Playhouse, QPAC, Brisbane</strong></p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/f8f17be5d834cc31993bb67bcf55fa42_S.jpg" alt="Laura Hidalgo e Victor Estevez, Queensland Ballet, "A Midsummer Night’s Dream", coreografia Liam Scarlett. Foto David Kelly" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Queensland Ballet</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>Il <em>Sogno</em> di Scarlett conquista</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>il numeroso pubblico di Brisbane</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Giochiamo con l'amore, come ha fatto <strong>William Shakespeare</strong>, con il <em><strong>Sogno di una notte di mezz'estate</strong></em>, quando ci racconta la storia di innamorati, di magie, di scambi di ruolo e poi con finale risolutivo.<br />Mai il Bardo avrebbe immaginato di essere fonte di tanti balletti. Soprattutto di quelli che parlano di amori.<br />È stato ispiratore di grandi coreografi che hanno cavalcato le trame che egli offriva. Cosa avrebbero fatto senza il suo lavoro? Ma la domanda d'obbligo è: sono nati prima i progetti coreografici, oppure le composizioni musicali? O contemporaneamente, visto che sono interdipendenti? Insomma, l'autore ha dato ispirazione a due creativi, i quali senza un corpo di ballo, senza gli orchestrali, non potrebbero determinare l'evento. Tutto questo, per dire mille grazie a Shakespeare che ci ha consentito di portarci dentro alle sue trame, al suo "sogno" di comunicare, al suo "dare", pur non essendo consapevole di questo fenomeno che una disciplina fatta di parole, potesse diventare musica, gestualità, pantomima, insomma danza.<br />Abbiamo voluto fare questa considerazione, poiché non sempre il pubblico si domanda da dove nasce l'input di partenza. E ora veniamo al "Sogno" di <strong>Liam Scarlett</strong>, su musiche di <strong>Felix Mendelssohn</strong> con aggiunte appropriate di altre musiche per poter coprire la storia dell'intera opera, scelte da <strong>Nigel Gaynor</strong>.<br />Intanto, dobbiamo anticipare chi è il giovane coreografo <strong>Scarlett</strong>, per capire meglio l'operazione che ha fatto sul "Sogno".<br /><strong>Scarlett</strong> è giovane, ha appena 29 anni, ed è considerato il coreografo più promettente di questa generazione e viene chiamato dai principali teatri nel mondo.<br /><strong>Scarlett</strong> ha chiesto alla scenografa costumista <strong>Tracy Grant Lord</strong> di creare un ambiente metafisico, che potesse alludere ad una foresta da esplorare, dove il regno di Oberon, re degli Elfi, e del suo universo di fate fosse accompagnato da una moltitudine di "bulbi" con stelo fluorescenti, di luce variabile (a seconda degli umori di Oberon, su uno sfondo popolato da un gigantesco cerchio simbolo della luna, e sullo sfondo nero, buio, una miriadi di stelline) a simboleggiare i fiori.<br />La produzione è stata commissionata da <strong>Ethan Stiefel</strong> quando ricopriva il ruolo di Direttore della Royal New Zealand Ballet e realizzata in co-produzione con la Queensland Ballet.<br />Bene ha fatto <strong>Li Cunxin</strong> a confermare il coreografo <strong>Scarlett</strong> perché allestisse per la Queensland Ballet questo "Sogno", messo in scena con una compagnia composta da circa 36 ballerini di etnie diverse, ma tutti con grandi capacità interpretative, tanto da formare quattro cast, per coprire le 17 repliche in calendario, già tutte esaurite.<br /><strong>Scarlett</strong> ha dato la possibilità a tutti i ballerini di giocare in più ruoli, dai protagonisti ai ruoli secondari, perché il volere del direttore e del coreografo era quello di consegnare esperienze d'interpretazione diverse, sia per la crescita di ciascuno di loro, sia per mettere in atto una competizione utile ai risultati dello spettacolo. Infatti, ogni cast si contrappone all'altro migliorando la partecipazione con maggiore energia di interpretazione.<br />Una compagnia tutta giovane ma tutti già agguerriti per affermarsi all'interno di essa.<br />E con questi ballerini, <strong>Scarlett</strong> ha ottenuto momenti creativi necessari al buon andamento delle sequenze dello spettacolo, perché, infatti, la struttura drammaturgica dell'opera prevede il succedersi di sequenze romantiche, poetiche, sentimentali, sequenze ludiche, con gag da commedia dell'arte; soprattutto nelle scene dove per magia di Puck, si invertono gli innamoramenti: la regina Tatiana per magia s'innamora di Bottom trasformato in asino, i due innamorati, Demetrio e Lisandro, invertono i ruoli, corteggiando chi prima aveva respinto, fino a che il voler di Oberon obbliga Puck a ripristinare l'ordine.<br />Ma il merito va anche a chi, in assenza del coreografo <strong>Scarlett</strong>, è stato delegato al montaggio dell'intero spettacolo, e cioè a <strong>Gillian Whittingham</strong>.<br />Uno spettacolo che ha incantato il pubblico dall'inizio alla fine, offrendo a tutti i ballerini il dovuto riconoscimento di applausi.</p> <p style="text-align: justify;"><em><strong>A Midsummer Night's Dream</strong></em><br /><strong>Choreographer Liam Scarlett</strong><br /><strong>Composer Felix Mendelssohn</strong><br /><strong>With Queensland Symphony Orchestra</strong><br /><strong>Conductor Nigel Gaynor</strong><br /><strong>Arrangement and Additional Orchestration Nigel Gaynor</strong><br /><strong>Costume and Set Designer Tracy Grant Lord</strong><br /><strong>Lighting Designer Kendall Smith</strong><br /><strong>A co-production with the Royal New Zealand Ballet</strong><br /><strong>Titania - Laura Hidalgo</strong><br /><strong>Oberon - Victor Estévez</strong><br /><strong>Puck - Camilo Ramos</strong><br /><strong>Hermia - Yanela Pinera</strong><br /><strong>Lysander - Shane Wuerthner</strong><br /><strong>Helena - Clare Morehen</strong><br /><strong>Demetrius - Vito Bernasconi</strong><br /><strong>Bottom - Rian Thompson</strong><br /><strong>Moth - Tara Schaufuss</strong><br /><strong>Cobweb - Lina Kim</strong><br /><strong>Mustard Seed - Teri Crilly</strong><br /><strong>Peaseblossom - Tamara Hanton</strong><br /><strong>Changeling - Charlie Dunn</strong><br /><strong>Fairies - Mia Heathcote, Neneka Yoshida, Sophie Zoricic, Harley Campbell, Georgia Swan, Eleanor Freeman</strong><br /><strong>Rustics - D'Arcy Brazier, Alexander Idaszak, Jack Lister, Joel Woellner, Zuquan Kou, David Power, Liam Geck</strong><br /><strong>1 April — 16 April, 2016 Playhouse, QPAC, Brisbane</strong></p></div>Solo i mecenati della città possono salvare l'attività teatrale2016-06-17T09:17:14+02:002016-06-17T09:17:14+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10059-solo-i-mecenati-della-citta-possono-salvare-l-attivita-teatrale.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/6379644203f6cd3d5f65df5d7c5ee10a_S.jpg" alt="Festa per gli “Amici” della Queensland Ballet Company nella sala prova dei ballerini" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Solo i mecenati della città</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>possono salvare l'attività teatrale</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Un tema che merita di essere affrontato: sappiamo che le arti dello spettacolo in Italia reggono sui contributi pubblici: statali, regionali, comunali. Questa dipendenza, ora mostra la corda, soprattutto per i tagli di uno Stato indebitato con le Banche.<br />Mentre per i lavoratori dello spettacolo lo stipendio, o <em>cachet</em>, deve essere concreto, consegnato nei tempi brevi, umani, gli organismi di produzione pubblici e privati, non ricevendo nei tempi giusti i finanziamenti pubblici, non sono in grado di assolvere ai loro impegni sia con artisti, sia con dipendenti che con i fornitori. Questa discrasia, questa anomalia, crea solo disagi esistenziali a chi lavora per lo spettacolo dal vivo. Genera sfiducia, crisi, disoccupazione, poiché gli interventi pubblici non garantiscono la sopravvivenza degli organismi produttivi, sia in Italia che in altre parti del mondo. Allora, quali sono i rimedi? In Italia si ricorre agli <em>sponsor</em> di marchi prestigiosi, il cui sostegno può essere garantito di stagione in stagione e quando lo <em>sponsor</em> ha un ritorno d'immagine dall'organismo che sostiene. E all'estero che cosa avviene?<br />Pur ricorrendo al grande <em>sponsor</em>, viene praticata un'altra strategia. E vi raccontiamo quella che abbiamo scoperto qui a Brisbane, dove ci troviamo.<br />Il direttore della Queensland Ballet, <strong>Li Cunxin</strong> ci ha invitato alla consueta cena, che tiene una volta all'anno, nella sala prove dello studio, per i suoi sostenitori: non <em>sponsor</em>, bensì mecenati della città: liberi professionisti, commercianti, funzionari, ricchi e attempati signori. Sono loro che con contributi volontari reggono principalmente le sorti della compagnia. È vero che qui i loro contributi possono essere scaricati dalle tasse, ma è anche vero che il loro rapporto con il soggetto scelto da sostenere perdura nel tempo, creando un rapporto affettivo, di fiducia.<br />L'abilità è del direttore della compagnia, che oltre ad occuparsi della programmazione, della scelta degli artisti da coinvolgere, si occupa anche, e in maniera predominante, della sua comunità di mecenati. A tal fine organizza una festa nella sala prova dei ballerini ed accoglie i settanta invitati con tavole adornate di <em>bouquets</em> floreali. Dispone gli ospiti in maniera che si potessero conoscere, dialogare tra di loro, mostrando il lavoro che sta preparando: una fila di manichini con i costumi di scena, un pianoforte dove il direttore d'orchestra, <strong>Nigel Gaynor</strong>, dopo aver spiegato la trama dell'opera (in questo caso <em>Sogno di una notte di mezza estate</em> di <strong>William Shakespeare</strong>), esegue brani musicali tra una portata e l'altra, in modo che gli ospiti siano resi partecipi di quello che vedranno nel corso dello spettacolo. Qui che scatta la professionalità del direttore: dopo aver accolto con affabilità una per una le persone invitate, tiene un discorso di ringraziamento, d'amore, di stima, gratificandoli, perché consapevole che è grazie a questa comunità di mecenati che la città vive e può crescere dal momento che l'apporto economico di 70 sostenitori produce una cifra cospicua. Ma in Italia quando mai si è visto un direttore di compagnia fare una cosa simile? Forse è arrivato il momento di cambiare rotta, e i direttori di compagnia si devono organizzare con uno staff di collaboratori in grado di fare appello alla generosità dei cittadini, più che contare sui soldi dei grandi <em>sponsor</em>, degli Enti pubblici. Non vi sembra?</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/6379644203f6cd3d5f65df5d7c5ee10a_S.jpg" alt="Festa per gli “Amici” della Queensland Ballet Company nella sala prova dei ballerini" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Solo i mecenati della città</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>possono salvare l'attività teatrale</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Un tema che merita di essere affrontato: sappiamo che le arti dello spettacolo in Italia reggono sui contributi pubblici: statali, regionali, comunali. Questa dipendenza, ora mostra la corda, soprattutto per i tagli di uno Stato indebitato con le Banche.<br />Mentre per i lavoratori dello spettacolo lo stipendio, o <em>cachet</em>, deve essere concreto, consegnato nei tempi brevi, umani, gli organismi di produzione pubblici e privati, non ricevendo nei tempi giusti i finanziamenti pubblici, non sono in grado di assolvere ai loro impegni sia con artisti, sia con dipendenti che con i fornitori. Questa discrasia, questa anomalia, crea solo disagi esistenziali a chi lavora per lo spettacolo dal vivo. Genera sfiducia, crisi, disoccupazione, poiché gli interventi pubblici non garantiscono la sopravvivenza degli organismi produttivi, sia in Italia che in altre parti del mondo. Allora, quali sono i rimedi? In Italia si ricorre agli <em>sponsor</em> di marchi prestigiosi, il cui sostegno può essere garantito di stagione in stagione e quando lo <em>sponsor</em> ha un ritorno d'immagine dall'organismo che sostiene. E all'estero che cosa avviene?<br />Pur ricorrendo al grande <em>sponsor</em>, viene praticata un'altra strategia. E vi raccontiamo quella che abbiamo scoperto qui a Brisbane, dove ci troviamo.<br />Il direttore della Queensland Ballet, <strong>Li Cunxin</strong> ci ha invitato alla consueta cena, che tiene una volta all'anno, nella sala prove dello studio, per i suoi sostenitori: non <em>sponsor</em>, bensì mecenati della città: liberi professionisti, commercianti, funzionari, ricchi e attempati signori. Sono loro che con contributi volontari reggono principalmente le sorti della compagnia. È vero che qui i loro contributi possono essere scaricati dalle tasse, ma è anche vero che il loro rapporto con il soggetto scelto da sostenere perdura nel tempo, creando un rapporto affettivo, di fiducia.<br />L'abilità è del direttore della compagnia, che oltre ad occuparsi della programmazione, della scelta degli artisti da coinvolgere, si occupa anche, e in maniera predominante, della sua comunità di mecenati. A tal fine organizza una festa nella sala prova dei ballerini ed accoglie i settanta invitati con tavole adornate di <em>bouquets</em> floreali. Dispone gli ospiti in maniera che si potessero conoscere, dialogare tra di loro, mostrando il lavoro che sta preparando: una fila di manichini con i costumi di scena, un pianoforte dove il direttore d'orchestra, <strong>Nigel Gaynor</strong>, dopo aver spiegato la trama dell'opera (in questo caso <em>Sogno di una notte di mezza estate</em> di <strong>William Shakespeare</strong>), esegue brani musicali tra una portata e l'altra, in modo che gli ospiti siano resi partecipi di quello che vedranno nel corso dello spettacolo. Qui che scatta la professionalità del direttore: dopo aver accolto con affabilità una per una le persone invitate, tiene un discorso di ringraziamento, d'amore, di stima, gratificandoli, perché consapevole che è grazie a questa comunità di mecenati che la città vive e può crescere dal momento che l'apporto economico di 70 sostenitori produce una cifra cospicua. Ma in Italia quando mai si è visto un direttore di compagnia fare una cosa simile? Forse è arrivato il momento di cambiare rotta, e i direttori di compagnia si devono organizzare con uno staff di collaboratori in grado di fare appello alla generosità dei cittadini, più che contare sui soldi dei grandi <em>sponsor</em>, degli Enti pubblici. Non vi sembra?</p></div>Come invogliare i giovani a conoscere l'arte coreutica2016-06-17T09:14:07+02:002016-06-17T09:14:07+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10058-come-invogliare-i-giovani-a-conoscere-l-arte-coreutica.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/65e012200c7690547496898ecaa41308_S.jpg" alt="The Queensland Performing Arts Centre (QPAC), South Bank, Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Come invogliare i giovani</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>a conoscere l'arte coreutica</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">La politica di <strong>Lì Cunxin</strong> è vincente: direttore da cinque anni della Queensland Ballet, ha capito che la sopravvivenza di un'arte particolare, come il balletto, può essere sostenuta solo con una politica di coinvolgimento del pubblico e dei mecenati, piccoli o grandi che siano, più che con i contributi pubblici, che nella migliore delle ipotesi coprono un terzo dei costi di gestione dei dipendenti fissi, dei <em>cachet</em> degli artisti ballerini, dei creativi: costumisti, scenografi, coreografi, <em>designer</em> luci, musicisti, direttori di orchestra.<br />Allora, occorre ricorrere al pubblico e ai sostenitori privati. Ma come coinvolgerli? Degli <em>sponsor</em> si è già detto, in un precedente articolo. Ora ci occupiamo dei giovani, il pubblico di domani, poiché il <em>parterre</em> degli anziani ballettomani si riduce notevolmente.<br />Occorre, quindi, creare rapporti con le scuole e fare in modo che partecipino agli eventi, non solo assistendo alle rappresentazioni ma coinvolgendole nei meccanismi produttivi: insomma, portare gli studenti in palcoscenico a contatto con i tecnici, con la scenografia, con le luci, in modo da far capire loro il lungo e prezioso lavoro che si svolge fra le quinte, prima, durante e dopo. Allora, ecco che vengono invitate scolaresche ad assistere alle prove: ed ognuno spiega il proprio lavoro: da chi tiene il palcoscenico sempre pulito, al macchinista che spiega un trucco, un effetto. Si mostra il soffitto dove scendono e salgono scene, si parla di luci colorate sotto controllo dei computer, si mostra un costume. E poi, in fila indiana tutti in platea ad assistere alla prova. Per loro è una vera lezione di teatro, per la compagnia saranno i "passa parola" per altri spettatori. È così che si possono avere 17 repliche esaurite innanzi tempo in un teatro di oltre 800 posti, quale è il Playhouse QPAC. Meditate, meditate sovrintendenti italiani.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/65e012200c7690547496898ecaa41308_S.jpg" alt="The Queensland Performing Arts Centre (QPAC), South Bank, Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Come invogliare i giovani</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>a conoscere l'arte coreutica</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">La politica di <strong>Lì Cunxin</strong> è vincente: direttore da cinque anni della Queensland Ballet, ha capito che la sopravvivenza di un'arte particolare, come il balletto, può essere sostenuta solo con una politica di coinvolgimento del pubblico e dei mecenati, piccoli o grandi che siano, più che con i contributi pubblici, che nella migliore delle ipotesi coprono un terzo dei costi di gestione dei dipendenti fissi, dei <em>cachet</em> degli artisti ballerini, dei creativi: costumisti, scenografi, coreografi, <em>designer</em> luci, musicisti, direttori di orchestra.<br />Allora, occorre ricorrere al pubblico e ai sostenitori privati. Ma come coinvolgerli? Degli <em>sponsor</em> si è già detto, in un precedente articolo. Ora ci occupiamo dei giovani, il pubblico di domani, poiché il <em>parterre</em> degli anziani ballettomani si riduce notevolmente.<br />Occorre, quindi, creare rapporti con le scuole e fare in modo che partecipino agli eventi, non solo assistendo alle rappresentazioni ma coinvolgendole nei meccanismi produttivi: insomma, portare gli studenti in palcoscenico a contatto con i tecnici, con la scenografia, con le luci, in modo da far capire loro il lungo e prezioso lavoro che si svolge fra le quinte, prima, durante e dopo. Allora, ecco che vengono invitate scolaresche ad assistere alle prove: ed ognuno spiega il proprio lavoro: da chi tiene il palcoscenico sempre pulito, al macchinista che spiega un trucco, un effetto. Si mostra il soffitto dove scendono e salgono scene, si parla di luci colorate sotto controllo dei computer, si mostra un costume. E poi, in fila indiana tutti in platea ad assistere alla prova. Per loro è una vera lezione di teatro, per la compagnia saranno i "passa parola" per altri spettatori. È così che si possono avere 17 repliche esaurite innanzi tempo in un teatro di oltre 800 posti, quale è il Playhouse QPAC. Meditate, meditate sovrintendenti italiani.</p></div>Un numeroso pubblico eterogeneo per recitare i tanti ruoli della vita2016-06-17T09:10:51+02:002016-06-17T09:10:51+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10057-un-numeroso-pubblico-eterogeneo-per-recitare-i-tanti-ruoli-della-vita.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/7604d4faa278cdfa3366ff963adebcde_S.jpg" alt="Un immarginato e il suo compagno che fa la guardia" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Un numeroso pubblico eterogeneo</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>per recitare i tanti ruoli della vita</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">E ora, parliamo del pubblico: di quello che frequenta gli spettacoli, di quello che incroci per strada, di quello che incontri al supermercato e di quello che si è emarginato. Quest'ultimo non è quello dei <em>clochard</em>. Non chiedono elemosina. Sono dei diversi che vivono la città "diversamente": c'è chi si è sistemato su una panchina e quella rimane sua per giorni e giorni; c'è chi si è sistemato sugli scalini all'angolo di un edificio e lì è la sua casa dove puoi trovare di tutto: zaino ricolmo di varie cose, ciotole, coperte e il cane come compagno inseparabile; e puoi trovare anche quelli che si gettano sui marciapiedi, seduti, o sdraiati, e lì restano per tutta la giornata e guardano passare gli altri con un sorriso di ghigno.<br />Quelli che incontri al supermercato sono presi a leggere le etichette dei prodotti e neppure ti sorridono. Indifferenti i clienti, ma non le commesse, che vedendoci smarriti e con l'aria tipica dell'italiano, cercano di capire il motivo per il quale ci troviamo nel loro paese e quando scoprono che ci occupiamo di teatro, "apriti cielo", ti riempiono di domande vivendoti come un avvenimento raro, da conoscere; quelli che incroci per strada sono un'altra specie: corrono da una parte all'altra, con il cibo in mano che mangiano in piedi o seduti sui sedili per <em>single</em>, probabilmente giunti al centro dalla periferia per motivi di lavoro. Tutte le etnie s'incrociano, come spole impazzite, in queste vie del centro: indiani, cinesi, coreani, giapponesi, e ovviamente australiani.<br />Esiste, infine, il pubblico dei benestanti che spende minimo 100 dollari per un biglietto e questo è già un modo che evidenzia differenze di classe: vestiti elegantemente, quasi alla vecchia maniera, di gusto pessimo; e sono tanti visti i <em>sold out</em> che si registrano a teatro.<br />Insomma, a Brisbane esiste un pubblico vario che vive nel rispetto reciproco ma che, comunque, non stimola la nostra curiosità. Ci sembra più una società di forti consumatori, attori accaniti a giocare il ruolo degli acquirenti, a giudicare da come frequentano i numerosi negozi lussuosi che si affacciano sulle strade della Queen Street.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/7604d4faa278cdfa3366ff963adebcde_S.jpg" alt="Un immarginato e il suo compagno che fa la guardia" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Un numeroso pubblico eterogeneo</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>per recitare i tanti ruoli della vita</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">E ora, parliamo del pubblico: di quello che frequenta gli spettacoli, di quello che incroci per strada, di quello che incontri al supermercato e di quello che si è emarginato. Quest'ultimo non è quello dei <em>clochard</em>. Non chiedono elemosina. Sono dei diversi che vivono la città "diversamente": c'è chi si è sistemato su una panchina e quella rimane sua per giorni e giorni; c'è chi si è sistemato sugli scalini all'angolo di un edificio e lì è la sua casa dove puoi trovare di tutto: zaino ricolmo di varie cose, ciotole, coperte e il cane come compagno inseparabile; e puoi trovare anche quelli che si gettano sui marciapiedi, seduti, o sdraiati, e lì restano per tutta la giornata e guardano passare gli altri con un sorriso di ghigno.<br />Quelli che incontri al supermercato sono presi a leggere le etichette dei prodotti e neppure ti sorridono. Indifferenti i clienti, ma non le commesse, che vedendoci smarriti e con l'aria tipica dell'italiano, cercano di capire il motivo per il quale ci troviamo nel loro paese e quando scoprono che ci occupiamo di teatro, "apriti cielo", ti riempiono di domande vivendoti come un avvenimento raro, da conoscere; quelli che incroci per strada sono un'altra specie: corrono da una parte all'altra, con il cibo in mano che mangiano in piedi o seduti sui sedili per <em>single</em>, probabilmente giunti al centro dalla periferia per motivi di lavoro. Tutte le etnie s'incrociano, come spole impazzite, in queste vie del centro: indiani, cinesi, coreani, giapponesi, e ovviamente australiani.<br />Esiste, infine, il pubblico dei benestanti che spende minimo 100 dollari per un biglietto e questo è già un modo che evidenzia differenze di classe: vestiti elegantemente, quasi alla vecchia maniera, di gusto pessimo; e sono tanti visti i <em>sold out</em> che si registrano a teatro.<br />Insomma, a Brisbane esiste un pubblico vario che vive nel rispetto reciproco ma che, comunque, non stimola la nostra curiosità. Ci sembra più una società di forti consumatori, attori accaniti a giocare il ruolo degli acquirenti, a giudicare da come frequentano i numerosi negozi lussuosi che si affacciano sulle strade della Queen Street.</p></div>Strumenti di gioco per unire i diversi2016-06-17T09:08:39+02:002016-06-17T09:08:39+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10056-strumenti-di-gioco-per-unire-i-diversi.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/93c3249482c48e4686c772107439f9a1_S.jpg" alt="Parco giochi nella South Bank, Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Strumenti di gioco per unire i diversi</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Siamo ancora in questa "oasi"- palcoscenico della città, che si affaccia sul fiume Brisbane e costeggia i principali teatri.<br />Vedere bambini con i genitori al parco è cosa alquanto normale. Ma quello che vediamo qui va segnalato, perché qui trovi tutta la filosofia necessaria quando più etnie devono convivere, crescere, giocare insieme: se vogliamo evitare tensioni sociali, atti terroristici di rivalsa, tragedie, che conosciamo bene.<br />È giusto parlare di cultura, di educazione sociale, come fanno alcuni politici del governo italiano, ma poi dobbiamo trovare gli "strumenti" che consentono quello che a voce sostengono. Ecco, qui a Brisbane, li tocchi con mano, li vedi con i tuoi occhi. Con questo voglio dire che ho visto giocare bambini su un marchingegno fantastico, enorme, fatto di reti, tubi, scivoli, cilindri rotanti, ponti, corde; insomma un guazzabuglio di soluzioni che consentono ai bambini di etnie diverse di giocare insieme, confrontarsi, stringere amicizie; e far stringere intese tra i genitori. Questa è la differenza tra i bambini che giocano nei nostri parchi e quello che accade qui. Un sistema di integrazione, di socializzazione, che parte da lontano, che fa perno soprattutto sul gioco collettivo, elemento non solo creativo, non solo di azione per la salute fisica, ma soprattutto d'integrazione, di unione, di convivenza, d'intesa. E fanno teatro per i grandi che assistono.<br />Questo volevamo dire, e lo abbiamo detto. Esempi che contano.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/93c3249482c48e4686c772107439f9a1_S.jpg" alt="Parco giochi nella South Bank, Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Strumenti di gioco per unire i diversi</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Siamo ancora in questa "oasi"- palcoscenico della città, che si affaccia sul fiume Brisbane e costeggia i principali teatri.<br />Vedere bambini con i genitori al parco è cosa alquanto normale. Ma quello che vediamo qui va segnalato, perché qui trovi tutta la filosofia necessaria quando più etnie devono convivere, crescere, giocare insieme: se vogliamo evitare tensioni sociali, atti terroristici di rivalsa, tragedie, che conosciamo bene.<br />È giusto parlare di cultura, di educazione sociale, come fanno alcuni politici del governo italiano, ma poi dobbiamo trovare gli "strumenti" che consentono quello che a voce sostengono. Ecco, qui a Brisbane, li tocchi con mano, li vedi con i tuoi occhi. Con questo voglio dire che ho visto giocare bambini su un marchingegno fantastico, enorme, fatto di reti, tubi, scivoli, cilindri rotanti, ponti, corde; insomma un guazzabuglio di soluzioni che consentono ai bambini di etnie diverse di giocare insieme, confrontarsi, stringere amicizie; e far stringere intese tra i genitori. Questa è la differenza tra i bambini che giocano nei nostri parchi e quello che accade qui. Un sistema di integrazione, di socializzazione, che parte da lontano, che fa perno soprattutto sul gioco collettivo, elemento non solo creativo, non solo di azione per la salute fisica, ma soprattutto d'integrazione, di unione, di convivenza, d'intesa. E fanno teatro per i grandi che assistono.<br />Questo volevamo dire, e lo abbiamo detto. Esempi che contano.</p></div>In strada, la gente diventa attori di atti per offrirli al pubblico2016-06-17T09:04:10+02:002016-06-17T09:04:10+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10055-in-strada-la-gente-diventa-attori-di-atti-per-offrirli-al-pubblico.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/4bd9792286a7ba602fd9a83692b280ac_S.jpg" alt="La vita animata nelle strade di Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>In strada, la gente diventa attori</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>di atti per offrirli al pubblico</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Cosa c'è di più teatrale che vedere il pubblico divenire attore di se stesso, interprete del proprio atto. È quello che ci è capitato qui a Brisbane, durante il nostro giro d'ispezione alla scoperta della "teatralità" che la città offre.<br />Siamo sempre nella Queen Street, ormai strada principale, nonché "palcoscenico" di molti eventi teatrali che chiamano in causa il pubblico. Sono azioni di animazione, potrebbe qualcuno obiettare. Sì è vero, ma non sono azioni proposte per superare, ingannare un tempo morto, per puro divertimento, bensì sono azioni di pubblica utilità, educative, creative. Insomma, servono al "buon vivere" del cittadino, alla sua crescita, a sentirsi parte attiva della sua comunità, al suo sapere. Ad esempio vedere che s'insegna a giocare a scacchi in mezzo alla strada su una scacchiera gigantesca o ad altri giochi d'intelligenza dove due personaggi si sfidano di fronte al pubblico, oppure vedere un gruppo di persone che, guidato da una istruttrice, apprende passi di danza per scoprire l'alfabeto della danza, vedere un'esperta di hula-hoop insegnare a dei bambini l'uso del cerchio, oppure a giocare con le palle che passano da una mano all'altra. Giochi, azioni, movimenti per il bene del pubblico. Non è forse teatro? Ma chi propone questi eventi di partecipazione se non la municipalità? Ed è questo che ci sorprende, il Comune invita, coinvolge sulla strada, nella piazza i propri cittadini a fare teatro, ad agire da protagonisti, e ovviamente a mostrarsi agli altri che giocano a fare gli spettatori. È come se il Comune dicesse: "tu devi essere l'attore, l'interprete, il giocatore per i tuoi stessi cittadini. Devi essere tu il celebrante, non occorrono attori professionisti, poiché voi tutti siete attori". E dopo un'ora di "teatro del pubblico", non manca il premio finale: su di una grande bancarella c'è frutta, tanta frutta di ogni tipo: arance, mele, pesche, banane, dove attori e spettatori possono servirsi per rifocillarsi dalle fatiche.<br />E questo lo troviamo meraviglioso. Esempi da copiare.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/4bd9792286a7ba602fd9a83692b280ac_S.jpg" alt="La vita animata nelle strade di Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>In strada, la gente diventa attori</strong></span><br /><span style="font-size: medium;"><strong>di atti per offrirli al pubblico</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Cosa c'è di più teatrale che vedere il pubblico divenire attore di se stesso, interprete del proprio atto. È quello che ci è capitato qui a Brisbane, durante il nostro giro d'ispezione alla scoperta della "teatralità" che la città offre.<br />Siamo sempre nella Queen Street, ormai strada principale, nonché "palcoscenico" di molti eventi teatrali che chiamano in causa il pubblico. Sono azioni di animazione, potrebbe qualcuno obiettare. Sì è vero, ma non sono azioni proposte per superare, ingannare un tempo morto, per puro divertimento, bensì sono azioni di pubblica utilità, educative, creative. Insomma, servono al "buon vivere" del cittadino, alla sua crescita, a sentirsi parte attiva della sua comunità, al suo sapere. Ad esempio vedere che s'insegna a giocare a scacchi in mezzo alla strada su una scacchiera gigantesca o ad altri giochi d'intelligenza dove due personaggi si sfidano di fronte al pubblico, oppure vedere un gruppo di persone che, guidato da una istruttrice, apprende passi di danza per scoprire l'alfabeto della danza, vedere un'esperta di hula-hoop insegnare a dei bambini l'uso del cerchio, oppure a giocare con le palle che passano da una mano all'altra. Giochi, azioni, movimenti per il bene del pubblico. Non è forse teatro? Ma chi propone questi eventi di partecipazione se non la municipalità? Ed è questo che ci sorprende, il Comune invita, coinvolge sulla strada, nella piazza i propri cittadini a fare teatro, ad agire da protagonisti, e ovviamente a mostrarsi agli altri che giocano a fare gli spettatori. È come se il Comune dicesse: "tu devi essere l'attore, l'interprete, il giocatore per i tuoi stessi cittadini. Devi essere tu il celebrante, non occorrono attori professionisti, poiché voi tutti siete attori". E dopo un'ora di "teatro del pubblico", non manca il premio finale: su di una grande bancarella c'è frutta, tanta frutta di ogni tipo: arance, mele, pesche, banane, dove attori e spettatori possono servirsi per rifocillarsi dalle fatiche.<br />E questo lo troviamo meraviglioso. Esempi da copiare.</p></div>Fare teatro in mezzo al mare2016-06-17T08:59:44+02:002016-06-17T08:59:44+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/10054-fare-teatro-in-mezzo-al-mare.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/df932bd1e6743980ff75a2be93e6dc0a_S.jpg" alt="Bleach Festival 2016 nella baia di Palm Beach, Queensland" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>FARE TEATRO IN MEZZO AL MARE</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Se è vero che il mondo è un palcoscenico, per dirla con <strong>William Shakespeare</strong>; se è vero che città che vai, teatro che trovi: nelle piazze, nelle strade, nei luoghi deputati come i teatri; se è vero tutto questo non deve sorprendere trovare teatro nel mare: quando il mare offre una sua singolare scenografia, come una insenatura, protetta dai venti, dalle onde, circondata da sabbia morbida e sottile, incorniciata da alberi di alto fusto. È quello che abbiamo trovato nella Conca d'Oro, luogo di villeggiatura che si affaccia sull'Oceano Pacifico dove da tempo si organizza il Bleach Festival, o Festival della sabbia, e dove accorrono migliaia di persone, soprattutto famiglie che possono conciliare la vacanza con l'evento, che si replica per soli due giorni consecutivi, sabato e domenica del 12 e 13 marzo.<br />La "Conca d'Oro" dista un'ora da Brisbane, e il suo contesto è popolato di piccole e basse villette, molte di legno, ma non manca il solito grattacielo che fa da "residence" per i molti turisti che arrivano a Brisbane.<br />La spiaggia infinita ospita soprattutto i "selfisti" che arrivano da ogni angolo dell'Australia, mentre i villeggianti si riversano su questa insenatura che a vederla sembra più un lago che una fetta di mare.<br />Cosa offre questo festival? Su una piattaforma poco lontano dalla riva, mostra un teatro che spazia dalla danza, offerta dalla Queensland Ballet, (una bella coreografia di <strong>Amy Hollingsworth</strong> su musica, guarda un po', dell'italiano <strong>Ezio Bosso</strong>, il pianista e musicista disabile che gli italiani hanno scoperto e amato durante il festival di San Remo), a esibizioni acrobatiche, ginniche, numeri pantomimici stile circo. Giochi fra grandi e piccoli con gag, atleti che remano in piedi su pattini di legno, una barca di rematori che naviga veloce intorno alla pedana-palcoscenico a ritmo segnato da un uomo che batte il tempo. A seguire il passaggio di un gruppo di aborigeni che arriva da lontano munito di torce accese per dare fuoco ad alcuni contenitori posizionati a bordo riva che hanno la funzione di illuminare il perimetro della spiaggia dove centinaia di ragazzini danzano, fanno capriole, girotondi, al ritmo di una musica molto amplificata che parte da una postazione di terra pronta anche ad accendere un potente riflettore, quando il sole sta per tramontare. Lo spettacolo infatti viene programmato al tramonto, e dà occupazione a un centinaio di persone tra ballerini, ginnasti e tecnici; ma prima dell'evento non manca il buffet di rito, rinserrato in un angolo della spiaggia, dove è concesso bere anche alcolici, ma fuori dal suo recinto è proibito con pene severe. Inutile dire che il pubblico esce entusiasta dalla manifestazione, che applaude lungamente e poi saluta gli artisti, atleti, giocolieri, che sono tornati alla base, sulla terra ferma.<br />Insomma, qui, "fare teatro" sembra una condizione di vita per dare senso alle ore libere.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/df932bd1e6743980ff75a2be93e6dc0a_S.jpg" alt="Bleach Festival 2016 nella baia di Palm Beach, Queensland" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>FARE TEATRO IN MEZZO AL MARE</strong></span></p> <p style="text-align: justify;">Se è vero che il mondo è un palcoscenico, per dirla con <strong>William Shakespeare</strong>; se è vero che città che vai, teatro che trovi: nelle piazze, nelle strade, nei luoghi deputati come i teatri; se è vero tutto questo non deve sorprendere trovare teatro nel mare: quando il mare offre una sua singolare scenografia, come una insenatura, protetta dai venti, dalle onde, circondata da sabbia morbida e sottile, incorniciata da alberi di alto fusto. È quello che abbiamo trovato nella Conca d'Oro, luogo di villeggiatura che si affaccia sull'Oceano Pacifico dove da tempo si organizza il Bleach Festival, o Festival della sabbia, e dove accorrono migliaia di persone, soprattutto famiglie che possono conciliare la vacanza con l'evento, che si replica per soli due giorni consecutivi, sabato e domenica del 12 e 13 marzo.<br />La "Conca d'Oro" dista un'ora da Brisbane, e il suo contesto è popolato di piccole e basse villette, molte di legno, ma non manca il solito grattacielo che fa da "residence" per i molti turisti che arrivano a Brisbane.<br />La spiaggia infinita ospita soprattutto i "selfisti" che arrivano da ogni angolo dell'Australia, mentre i villeggianti si riversano su questa insenatura che a vederla sembra più un lago che una fetta di mare.<br />Cosa offre questo festival? Su una piattaforma poco lontano dalla riva, mostra un teatro che spazia dalla danza, offerta dalla Queensland Ballet, (una bella coreografia di <strong>Amy Hollingsworth</strong> su musica, guarda un po', dell'italiano <strong>Ezio Bosso</strong>, il pianista e musicista disabile che gli italiani hanno scoperto e amato durante il festival di San Remo), a esibizioni acrobatiche, ginniche, numeri pantomimici stile circo. Giochi fra grandi e piccoli con gag, atleti che remano in piedi su pattini di legno, una barca di rematori che naviga veloce intorno alla pedana-palcoscenico a ritmo segnato da un uomo che batte il tempo. A seguire il passaggio di un gruppo di aborigeni che arriva da lontano munito di torce accese per dare fuoco ad alcuni contenitori posizionati a bordo riva che hanno la funzione di illuminare il perimetro della spiaggia dove centinaia di ragazzini danzano, fanno capriole, girotondi, al ritmo di una musica molto amplificata che parte da una postazione di terra pronta anche ad accendere un potente riflettore, quando il sole sta per tramontare. Lo spettacolo infatti viene programmato al tramonto, e dà occupazione a un centinaio di persone tra ballerini, ginnasti e tecnici; ma prima dell'evento non manca il buffet di rito, rinserrato in un angolo della spiaggia, dove è concesso bere anche alcolici, ma fuori dal suo recinto è proibito con pene severe. Inutile dire che il pubblico esce entusiasta dalla manifestazione, che applaude lungamente e poi saluta gli artisti, atleti, giocolieri, che sono tornati alla base, sulla terra ferma.<br />Insomma, qui, "fare teatro" sembra una condizione di vita per dare senso alle ore libere.</p></div>Australia - "Rabbits", spettacolo fantastico, che tutti dovrebbero conoscere2016-03-29T03:55:40+02:002016-03-29T03:55:40+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/9880-australia-rabbits-spettacolo-fantastico-che-tutti-dovrebbero-conoscere.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/f6f3840fc9d3ccb936e57a01b635bf30_S.jpg" alt=""Rabbits", regia John Sheedy " /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Australia</strong></span><br /><strong>"Rabbits", spettacolo fantastico,</strong><br /><strong>che tutti dovrebbero conoscere</strong></p> <p style="text-align: justify;">Serata eccezionale. Spettacolo eccellente. Da raccontare e, speriamo, da portare in tournée nel mondo. Si tratta di <em>The Rabbits, I Conigli</em>, commedia musicale, iperpremiata, ispirata al romanzo di <strong>John Marsden</strong>, illustrato da <strong>Shaun Tan</strong>; romanzo che all'apparenza sembra essere scritto per ragazzi, a tal punto da essere proposto nelle scuole australiane, ma che, invece, a nostro parere, è riservato più ad un pubblico di adulti, e solo per adulti, per i significati che all'interno di questa favola si possono individuare rendendosi conto della necessità di ricorrere alla favola, alla metafora dove la fantasia può galoppare e farci capire l'importanza a cui assurge. E non solo.<br />È stata messa in scena al Playhouse QPAC di Brisbane da una compagnia formata da interpreti della città di Sydney e altri di Brisbane, una compagnia guidata magistralmente da <strong>John Sheedy</strong> che ha unito cantanti rock con cantanti lirici, ma sopratutto attori ironici, bravi, divertenti, affidando scena e costumi, meravigliosi, a <strong>Gabriela Tylesova</strong>, con musiche composte dalla principale interprete <strong>Kate Miller-Heidke</strong> e le luci, splendide, a <strong>Trent Suidgeest</strong>.</p> <p style="text-align: justify;"><img src="https://www.sipario.it/images/Foto_15_16/rabbits02.jpg" width="350" height="274" alt="rabbits02" title="Frontespizio del libro "The Rabbits"::di John Marsden e Shaun Tan." class="jcetooltip" /></p> <p style="text-align: justify;">Ma che cosa racconta questo spettacolo allegorico che ci ha sorpreso e incantato? Dentro la favola, l'autore ha inserito una storia di colonizzatori, le sopraffazioni che essi compiono sugli aborigeni del posto; è ricorso all'allegoria perché l'opera vuol essere un messaggio universale, anche se in realtà i riferimenti alla storia degli aborigeni australiani, invasi dai britannici, sembra palese. Ma cerchiamo di rendere lo spettacolo visibile ai lettori. Il boccascena del teatro è inquadrato da una cornice d'oro, molto <em>naïf</em>, per indicare che ci troviamo all'interno di un evento immaginifico; all'aprirsi del sipario appare una montagnola al centro del palcoscenico, coperta da un leggero telo color azzurro che invade lo stesso, per sparire poi tra le quinte agitato come un mare in tempesta. Un luogo in mezzo all'acqua, nascosto, primitivo, ancora da scoprire, e dal cocuzzolo della montagnola, appare un personaggio, che funge da narratore, detto "Uccello", piumato di bianco candido, che cerca di richiamare con un canto melodico altri uccelli; canta divinamente, e al suo canto il mare si ritira e ci consegna la montagnola come l'immagine della Torre di Babele, simbolo di incomunicabilità, in mezzo ad un deserto di color ambra, giallastro, dal cui vertice scendono cinque conigli, con figli in braccio. Sono conigli primitivi, che vivono in questa landa desolata; sono felici, cantano la loro serenità, accompagnati da orchestrali semi-nascosti sul fondo, quando arrivano altri due conigli, all'aspetto scienziati, impegnati in ricerche e, non parlando la stessa lingua, i due vengono scacciati malamente dalla tribù dei conigli aborigeni e prima di uscire di scena dichiarano minacciosamente: "Ci rivedremo presto!" Infatti, nel quadro successivo appare una gigantesca prua, sagoma di un piroscafo, da cui scendono strani personaggi che insegnano alla tribù i loro modi di mangiare, i loro modi di giocare; e tutto fila liscio, fino a quando arriva un gruppo di conigli: gerarchi, militari, armati, con bandiere simili a quelle della Bretagna, e impiantano sul suolo desertico i primi segni della loro civiltà, della loro invasione: camini che fumano, sparsi ovunque. La tribù dei conigli aborigeni si ribella ma, purtroppo, dovrà soccombere ai militari che sottraggono loro i figli; e questa scena commovente riporta a eventi di violenze già vissuti dagli aborigeni australiani, i quali vengono fatti sparire in alto, verso quella civiltà che poi si concretizza con tanti pannelli raffiguranti grattacieli che invadono tutto lo spazio del palcoscenico. È la civiltà degli invasori, di un altro Stato, ma comunque sempre conigli. La tribù dei conigli primitivi, piano piano, si scompone, scompare e rimane in scena un solo coniglio, femmina, in ginocchio, piangente, ma in quel momento finale arriva un nuovo personaggio che consegna il figlio sottratto a colei che piange. Segno di una speranza riconciliatrice. Messaggio per il futuro di tutti noi. Abbiamo scelto di presentare lo spettacolo, rischiando forse la banalità, partendo da segni semplici, elementari, di facile comprensione, per dire quanto sarebbe auspicabile che uno spettacolo così ricco di contenuti, di fantasia, di canti, perfetto nell'esecuzione, composto da pochi personaggi (i quali agiscono in una scena unica, per poco più di un'ora), cinque per la tribù aborigena, cinque per gli invasori inglesi, cinque gli orchestrali vestiti con abiti da sera e cilindro in testa che sembrano in verità dei clown e un "Uccello" narrante, potesse approdare in Italia. Sarebbe uno spettacolo-lezione di canto, di regia, di effetti d'illuminotecnica, di costumistica, di originalità musicale, ma soprattutto di civiltà. Sarebbe bello. Ma non accadrà.</p> <p style="text-align: justify;"><strong><em>THE RABBITS</em><br />regia John Sheedy <br />Based on the book written by John Marsden and illustrated by Shaun Tan</strong><br /><strong>Composed by Kate Miller-Heidke</strong><br /><strong>Libretto by Lally Katz</strong><br /><strong>Adapted and Directed by John Sheedy</strong><br /><strong>Musical Supervision, Musical Arrangements and Additional Music by Iain Grandage</strong><br /><strong>Designed by Gabriela Tylesova</strong><br /><strong>Lighting Design by Trent Suidgeest</strong><br /><strong>Sound Design by Michael Waters</strong><br /><strong>Indigenous Consultant: Rachael Maza</strong><br /><strong>Characters</strong><br /><strong>Bird Kate Miller-Heidke</strong><br /><strong>Marsupials</strong><br /><strong>Coda Hollie, Andrew Flinch, Jessica Hitchcock, Roxie Lisa Maza</strong><br /><strong>2 Stripe Marcus Corowa 3 Stripe David Leha</strong><br /><strong>Rabbits</strong><br /><strong>A Scientist Kanen Breen</strong><br /><strong>A Society Rabbit Nicholas Jones A Convict Christopher Hillier</strong><br /><strong>A Lieutenant Simon Meadows The Captain Robert Mitchell</strong><br /><strong>Band</strong><br /><strong>Piano, Cello and Piano Accordion Isaac Hayward Trumpet Rob Mattessi</strong><br /><strong>Guitar and Electronics Keir Nuttall</strong><br /><strong>Violin Stephanie Zarka</strong><br /><strong>Bass and Tuba Andrew Johnson</strong><br /><strong>Brisbane, Queensland Performing Arts Centre from 16 to 20 march 2016</strong></p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/f6f3840fc9d3ccb936e57a01b635bf30_S.jpg" alt=""Rabbits", regia John Sheedy " /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Australia</strong></span><br /><strong>"Rabbits", spettacolo fantastico,</strong><br /><strong>che tutti dovrebbero conoscere</strong></p> <p style="text-align: justify;">Serata eccezionale. Spettacolo eccellente. Da raccontare e, speriamo, da portare in tournée nel mondo. Si tratta di <em>The Rabbits, I Conigli</em>, commedia musicale, iperpremiata, ispirata al romanzo di <strong>John Marsden</strong>, illustrato da <strong>Shaun Tan</strong>; romanzo che all'apparenza sembra essere scritto per ragazzi, a tal punto da essere proposto nelle scuole australiane, ma che, invece, a nostro parere, è riservato più ad un pubblico di adulti, e solo per adulti, per i significati che all'interno di questa favola si possono individuare rendendosi conto della necessità di ricorrere alla favola, alla metafora dove la fantasia può galoppare e farci capire l'importanza a cui assurge. E non solo.<br />È stata messa in scena al Playhouse QPAC di Brisbane da una compagnia formata da interpreti della città di Sydney e altri di Brisbane, una compagnia guidata magistralmente da <strong>John Sheedy</strong> che ha unito cantanti rock con cantanti lirici, ma sopratutto attori ironici, bravi, divertenti, affidando scena e costumi, meravigliosi, a <strong>Gabriela Tylesova</strong>, con musiche composte dalla principale interprete <strong>Kate Miller-Heidke</strong> e le luci, splendide, a <strong>Trent Suidgeest</strong>.</p> <p style="text-align: justify;"><img src="https://www.sipario.it/images/Foto_15_16/rabbits02.jpg" width="350" height="274" alt="rabbits02" title="Frontespizio del libro "The Rabbits"::di John Marsden e Shaun Tan." class="jcetooltip" /></p> <p style="text-align: justify;">Ma che cosa racconta questo spettacolo allegorico che ci ha sorpreso e incantato? Dentro la favola, l'autore ha inserito una storia di colonizzatori, le sopraffazioni che essi compiono sugli aborigeni del posto; è ricorso all'allegoria perché l'opera vuol essere un messaggio universale, anche se in realtà i riferimenti alla storia degli aborigeni australiani, invasi dai britannici, sembra palese. Ma cerchiamo di rendere lo spettacolo visibile ai lettori. Il boccascena del teatro è inquadrato da una cornice d'oro, molto <em>naïf</em>, per indicare che ci troviamo all'interno di un evento immaginifico; all'aprirsi del sipario appare una montagnola al centro del palcoscenico, coperta da un leggero telo color azzurro che invade lo stesso, per sparire poi tra le quinte agitato come un mare in tempesta. Un luogo in mezzo all'acqua, nascosto, primitivo, ancora da scoprire, e dal cocuzzolo della montagnola, appare un personaggio, che funge da narratore, detto "Uccello", piumato di bianco candido, che cerca di richiamare con un canto melodico altri uccelli; canta divinamente, e al suo canto il mare si ritira e ci consegna la montagnola come l'immagine della Torre di Babele, simbolo di incomunicabilità, in mezzo ad un deserto di color ambra, giallastro, dal cui vertice scendono cinque conigli, con figli in braccio. Sono conigli primitivi, che vivono in questa landa desolata; sono felici, cantano la loro serenità, accompagnati da orchestrali semi-nascosti sul fondo, quando arrivano altri due conigli, all'aspetto scienziati, impegnati in ricerche e, non parlando la stessa lingua, i due vengono scacciati malamente dalla tribù dei conigli aborigeni e prima di uscire di scena dichiarano minacciosamente: "Ci rivedremo presto!" Infatti, nel quadro successivo appare una gigantesca prua, sagoma di un piroscafo, da cui scendono strani personaggi che insegnano alla tribù i loro modi di mangiare, i loro modi di giocare; e tutto fila liscio, fino a quando arriva un gruppo di conigli: gerarchi, militari, armati, con bandiere simili a quelle della Bretagna, e impiantano sul suolo desertico i primi segni della loro civiltà, della loro invasione: camini che fumano, sparsi ovunque. La tribù dei conigli aborigeni si ribella ma, purtroppo, dovrà soccombere ai militari che sottraggono loro i figli; e questa scena commovente riporta a eventi di violenze già vissuti dagli aborigeni australiani, i quali vengono fatti sparire in alto, verso quella civiltà che poi si concretizza con tanti pannelli raffiguranti grattacieli che invadono tutto lo spazio del palcoscenico. È la civiltà degli invasori, di un altro Stato, ma comunque sempre conigli. La tribù dei conigli primitivi, piano piano, si scompone, scompare e rimane in scena un solo coniglio, femmina, in ginocchio, piangente, ma in quel momento finale arriva un nuovo personaggio che consegna il figlio sottratto a colei che piange. Segno di una speranza riconciliatrice. Messaggio per il futuro di tutti noi. Abbiamo scelto di presentare lo spettacolo, rischiando forse la banalità, partendo da segni semplici, elementari, di facile comprensione, per dire quanto sarebbe auspicabile che uno spettacolo così ricco di contenuti, di fantasia, di canti, perfetto nell'esecuzione, composto da pochi personaggi (i quali agiscono in una scena unica, per poco più di un'ora), cinque per la tribù aborigena, cinque per gli invasori inglesi, cinque gli orchestrali vestiti con abiti da sera e cilindro in testa che sembrano in verità dei clown e un "Uccello" narrante, potesse approdare in Italia. Sarebbe uno spettacolo-lezione di canto, di regia, di effetti d'illuminotecnica, di costumistica, di originalità musicale, ma soprattutto di civiltà. Sarebbe bello. Ma non accadrà.</p> <p style="text-align: justify;"><strong><em>THE RABBITS</em><br />regia John Sheedy <br />Based on the book written by John Marsden and illustrated by Shaun Tan</strong><br /><strong>Composed by Kate Miller-Heidke</strong><br /><strong>Libretto by Lally Katz</strong><br /><strong>Adapted and Directed by John Sheedy</strong><br /><strong>Musical Supervision, Musical Arrangements and Additional Music by Iain Grandage</strong><br /><strong>Designed by Gabriela Tylesova</strong><br /><strong>Lighting Design by Trent Suidgeest</strong><br /><strong>Sound Design by Michael Waters</strong><br /><strong>Indigenous Consultant: Rachael Maza</strong><br /><strong>Characters</strong><br /><strong>Bird Kate Miller-Heidke</strong><br /><strong>Marsupials</strong><br /><strong>Coda Hollie, Andrew Flinch, Jessica Hitchcock, Roxie Lisa Maza</strong><br /><strong>2 Stripe Marcus Corowa 3 Stripe David Leha</strong><br /><strong>Rabbits</strong><br /><strong>A Scientist Kanen Breen</strong><br /><strong>A Society Rabbit Nicholas Jones A Convict Christopher Hillier</strong><br /><strong>A Lieutenant Simon Meadows The Captain Robert Mitchell</strong><br /><strong>Band</strong><br /><strong>Piano, Cello and Piano Accordion Isaac Hayward Trumpet Rob Mattessi</strong><br /><strong>Guitar and Electronics Keir Nuttall</strong><br /><strong>Violin Stephanie Zarka</strong><br /><strong>Bass and Tuba Andrew Johnson</strong><br /><strong>Brisbane, Queensland Performing Arts Centre from 16 to 20 march 2016</strong></p></div>Australia - Un "teatro di vita urbana" al servizio del cittadino2016-03-29T03:48:39+02:002016-03-29T03:48:39+02:00https://www.sipario.it/attualita/dal-mondo/brisbane/item/9879-australia-un-teatro-di-vita-urbana-al-servizio-del-cittadino.htmlMario Mattia Giorgetti<div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a1e04d26480ffc152f717f2270be9b2c_S.jpg" alt="South Bank Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Australia</strong></span><br /><strong>Un "teatro di vita urbana"</strong><br /><strong>al servizio del cittadino</strong></p> <p style="text-align: justify;">Ancora una sorpresa. Da una strada palcoscenico, ad una "isola di vita" particolare, che si affaccia sul fiume Brisbane. Immaginate di vedere vasche d'acqua, contornate da sabbia fine, separate tra loro, dove gli abitanti della città, famiglie e cittadini di tutte le età, si riversano per tutto il giorno per recitare il "teatro della vita". Immaginate di camminare lungo queste vasche e d'imbattervi in una sorta di mini foresta, aggrovigliata di piante di ogni tipo, meravigliose, ruscelli che terminano in bozzi d'acqua e cosa vedete? Piccoli coccodrilli che tranquilli boccheggiano su pietre borraccinose; sono lì per chi vuol fare una passeggiata insolita; e poi imbattervi in una pagoda per fermarvi a meditare; e poi immaginate tante strutture attorcigliate tra loro dove bambini di tutte le etnie si affannano a compiere spericolati esercizi; e, per finire, immaginate filari e filari di capanne dove gli artigiani locali, specializzati in ogni sorta di chincaglieria, espongono le loro merci, offrendole a prezzi modici. Abbiamo elencato tante cose, ma chi fa da protagonista è una gigantesca ruota, con tante cabine agganciate, su cui si può salire e godere il panorama a trecentosessanta gradi. Descritta in questo modo, può sembrare una delle tante installazioni sparse anche nei parchi italiani, ma qua c'è qualcosa che rende il pubblico da spettatore ad attore degli eventi che incontra; qua c'è la consapevolezza del dare servizi sociali utili a tutti, grandi e piccini, senza nulla pretendere, come ad esempio, le imbarcazioni numerose che percorrono il fiume e ti trasportano da un sito all'altro senza nulla<br />pretendere. E altri servizi ancora: punti d'informazione ad ogni angolo sia per i locali che per i turisti stranieri. E non solo: magari ci si imbatte in una bancarella che offre gratuitamente ortaggi: cipolle, pomodori, cetrioli, ed altro; oppure un'installazione che offre bottiglie di latte; non è elemosina ma partecipazione, sostegno per il cittadino che ha bisogno in quel particolare momento.<br />Ecco, è questo modo di fare "teatro della vita" che ci ha stupiti; e pertanto non ci meraviglia se incontriamo una giovane romana, venuta per turismo, che ci dice: "...mi sono fermata qui perché mi sento protetta, per il lavoro, per la salute, per l'accoglienza; ci sono da otto anni e penso di restarci per tutto il resto della vita".<br />È questo che volevamo far sapere ai nostri lettori, e, speriamo, anche a qualche politico.<br />Accogliere, sostenere con umanità.</p></div><div class="K2FeedImage"><img src="https://www.sipario.it/media/k2/items/cache/a1e04d26480ffc152f717f2270be9b2c_S.jpg" alt="South Bank Brisbane" /></div><div class="K2FeedIntroText"></div><div class="K2FeedFullText"> <p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><strong>Australia</strong></span><br /><strong>Un "teatro di vita urbana"</strong><br /><strong>al servizio del cittadino</strong></p> <p style="text-align: justify;">Ancora una sorpresa. Da una strada palcoscenico, ad una "isola di vita" particolare, che si affaccia sul fiume Brisbane. Immaginate di vedere vasche d'acqua, contornate da sabbia fine, separate tra loro, dove gli abitanti della città, famiglie e cittadini di tutte le età, si riversano per tutto il giorno per recitare il "teatro della vita". Immaginate di camminare lungo queste vasche e d'imbattervi in una sorta di mini foresta, aggrovigliata di piante di ogni tipo, meravigliose, ruscelli che terminano in bozzi d'acqua e cosa vedete? Piccoli coccodrilli che tranquilli boccheggiano su pietre borraccinose; sono lì per chi vuol fare una passeggiata insolita; e poi imbattervi in una pagoda per fermarvi a meditare; e poi immaginate tante strutture attorcigliate tra loro dove bambini di tutte le etnie si affannano a compiere spericolati esercizi; e, per finire, immaginate filari e filari di capanne dove gli artigiani locali, specializzati in ogni sorta di chincaglieria, espongono le loro merci, offrendole a prezzi modici. Abbiamo elencato tante cose, ma chi fa da protagonista è una gigantesca ruota, con tante cabine agganciate, su cui si può salire e godere il panorama a trecentosessanta gradi. Descritta in questo modo, può sembrare una delle tante installazioni sparse anche nei parchi italiani, ma qua c'è qualcosa che rende il pubblico da spettatore ad attore degli eventi che incontra; qua c'è la consapevolezza del dare servizi sociali utili a tutti, grandi e piccini, senza nulla pretendere, come ad esempio, le imbarcazioni numerose che percorrono il fiume e ti trasportano da un sito all'altro senza nulla<br />pretendere. E altri servizi ancora: punti d'informazione ad ogni angolo sia per i locali che per i turisti stranieri. E non solo: magari ci si imbatte in una bancarella che offre gratuitamente ortaggi: cipolle, pomodori, cetrioli, ed altro; oppure un'installazione che offre bottiglie di latte; non è elemosina ma partecipazione, sostegno per il cittadino che ha bisogno in quel particolare momento.<br />Ecco, è questo modo di fare "teatro della vita" che ci ha stupiti; e pertanto non ci meraviglia se incontriamo una giovane romana, venuta per turismo, che ci dice: "...mi sono fermata qui perché mi sento protetta, per il lavoro, per la salute, per l'accoglienza; ci sono da otto anni e penso di restarci per tutto il resto della vita".<br />È questo che volevamo far sapere ai nostri lettori, e, speriamo, anche a qualche politico.<br />Accogliere, sostenere con umanità.</p></div>